Di Dario Villa (12 giugno 1953 – 4 marzo 1996), più che alle poche raccolte pubblicate in vita, rimando al volume complessivo di «Tutte le poesie 1971-1994». a cura di Katia Bagnoli (SeniorService Books, 2001), con una prefazione di Giovanni Raboni di cui riporto l’inizio:
«Credo che pochissimi poeti italiani, negli ultimi decenni del secolo appena trascorso, siano stati così costantemente, oserei dire così insistentemente frequentati dalla grazia come l’autore di questo libro: intendendo per grazia, qui, la capacità intrinsecamente tecnica e tuttavia parzialmente inspiegabile di combinare i modi dell’artificio e quelli della naturalezza sino a rendere l’artificio pressoché inavvertibile e la naturalezza esteticamente rilevante. Che Dario Villa sia morto a poco più di quarant’anni dopo una malattia atroce vissuta con una sorta di elegante, quasi dandistico, eroismo è un dato evidentemente esterno ma forse, chissà, non proprio estraneo alla toccante singolarità della sua vicenda espressiva: c’è qualcosa, nella sua voce, che le conferisce la freschezza d’una perenne, incantevole giovinezza ma una giovinezza, si badi, in qualche modo senza tempo, misteriosamente o forse solo ironicamente svincolata dalle contingenze e dai contesti storici, ambientali ecc. ai quali pure è senza dubbio legata o comunque riferibile. È come se fosse, la sua poesia, sempre un passo avanti, sempre un po’ altrove, un po’ oltre rispetto a sé stessa o, per essere più precisi, al sentimento – per altro ben accertabile e persino appassionato – della propria contemporaneità».