Canti dell’ulivo di Grazia Stella Elia

La recensione di Ombretta Ciurnelli e una scelta di poesie

Vita de la mia vita,

tu mi somigli pallidetta oliva

(Torquato Tasso)

Nella ricca terra di Puglia, dalla Daunia al Salento, il paesaggio è segnato dai tronchi contorti e dalle chiome cangianti di olivi secolari. Ad essi Grazia Stella Elia dedica per intero la sua ultima raccolta di poesie, Canti dell’ulivo (Bari, FaLvision Editore, 2015), «un Canzoniere d’amore»  – come nota nella Prefazione Daniele Maria Pegorari – che, insieme al volume L’anima e l’ulivo edito nel 2011 (Bari, Levante editori), conferma il profondo legame della scrittrice con la sua terra di cui coglie l’anima più profonda.

La raccolta si compone di cento testi di cui è quasi sempre indicata la data di composizione, dimostrando una lunga e costante fedeltà d’affetto e di scrittura all’ulivo; la raccolta contiene, infatti,  poesie scritte tra il 2001 e il 2014. In Appendice sono inseriti un’intervista, il ricordo di un’alunna e alcune poesie tradotte in inglese dal poeta Joseph Tusiani.

Considerato già nell’antichità prima omnium arborum, protagonista di miti e leggende, cantato nei secoli da poeti e scrittori, raffigurato da grandi artisti in affreschi e dipinti, l’ulivo ha una profonda valenza simbolica ed estetica e su questi versanti Grazia Stella Elia declina il suo canto. Nei suoi testi gli ulivi sono di volta in volta patriarchi forti e gentili […], angeli verdi / tormentati
/ di sofferenza e di stagioni […], maestosi 
/ teneri di nidi / silenziosi docili gentili (p. 15), buoni, generosi (p. 30), amabili (p. 26), silenziosi giganti / attenti alle voci del vento (p. 15); l’ulivo è filigranato, cilestrino, / delicato e fortissimo (p. 35). E le chiome, armoniose (p. 84), argentee, ricce, frastagliate (p. 59), appoggiate sui tronchi torti, ritorti, contorti
 (p. 59), appaiono come una filigrana d’argento / tempestata d’ali (p. 18).

Mai paga di descriverli sia nei vari momenti della giornata sia nelle diverse stagioni dell’anno, l’Autrice coglie in essi i riflessi della sua profonda religiosità e della tensione emotiva del vivere. Ma gli ulivi sono anche testimoni di legami e nella loro maestosa grandezza sembrano trovare un punto di forza gli affetti e le amicizie, divenendo un crogiolo di memorie passate e di speranze.

Rafael Alberti ha detto in una sua poesia che  un olivo è un vecchio, vecchio, vecchio / ed è un bambino / con un ramo sulla fronte; proprio nei contrasti che lo caratterizzano (i tronchi contorti e fessurati accanto alle chiome cangianti e leggere) l’Autrice proietta stati d’animo, pensosità, riflessioni esistenziali, oltre la semplice descrizione ricca di notazioni e attenta ai più piccoli dettagli, quasi un doveroso omaggio a “creature” che hanno in sé i segni di una bellezza incomparabile e, insieme, di una profonda spiritualità.

Pur lontana da sperimentalismi e avanguardie, la Stella Elia ha scelto per i testi di questa raccolta una disposizione centrata, quasi a creare una ‘poesia visuale’ capace di suggerire attraverso elementi paratestuali la varietà delle forme e dei movimenti che caratterizzano gli ulivi. A questo proposito si dice nella Prefazione: «specie nei brani più lunghi, sembra che le poesie si snodino in esili conformazioni ramificate e contorte, poesia e albero insieme.»

Sullo stile e i contesti tematici di Canti d’ulivo e, più in generale, della ricca produzione dell’Autrice così nota nella Prefazione Daniele Maria Pegorari: Grazia Stella Elia «si è sempre mossa in un indirizzo classicistico, per la forma, e intimistico-religioso, per i contenuti, che, soprattutto nella Puglia centro-settentrionale, si è conservato vivo accanto alle altre tendenze, meritandosi il rispetto per la lunga e immutata fedeltà alla scrittura e per l’onestà della pronuncia.» Aggiunge, inoltre, che è «una calda e naturale religiosità cristiana il punto d’approdo di questo libro della Stella Elia e di tutta intera la sua carriera letteraria, attraversata dal conforto che alla sua pena sia sorella e amica la sofferenza dell’umanità, dei suoi nobili antieroi domestici e familiari.»

Pugliese di Trinitapoli, la Stella Elia ha insegnato per molti anni e si è impegnata sin da giovanissima nello studio del dialetto "casalino" parlato nel suo paese, dirigendo anche il gruppo folkloristico-teatrale di Trinitapoli e i corsi dell’Università della terza età. Attenta alle tradizioni locali, oltre al Dizionario del dialetto di Trinitapoli, (prefazione di Manlio Cortelazzo, Bari, Levante editori, 2004), ha scritto La sapienza popolare a Trinitapoli (prefazione di Vincenzo Valente, Fasano, Schena Editore, 1995), Il matrimonio e altre tradizioni popolari (prefazione di Manlio Cortelazzo, Bari, Levante editori, 2008),

Presente in molte antologie, ha pubblicato testi di narrativa folclorica e numerose raccolte poetiche in lingua e in dialetto: Nostalgia di mare (Foggia, Editrice Apulia, 1985), I racconti del focolare (Foggia, Leone Editrice, 1988), Le opere e i giorni della memoria (Bari, Editrice La Vallisa, 1996), Il cuore del paese (Foggia, Leone Editrice, 1991), Versi d’azzurro fuoco (Foggia, Bastogi, 1997); Paràule pèrse, raccolta di poesie in vernacolo casalino (Foggia, Bastogi, 1999), L’anima e l’ulivo. Poesie (Bari, Levante editori, 2011).

Ombretta Ciurnelli

 

GIOCANO COL VENTO

Giocano col vento

le foglie degli ulivi:

dondolio lieve

lenta danza

sotto gli sguardi

argentei


della luna.

Musica soave


il notturno fruscio.

 

 

 

Trinitapoli, 7 aprile 2012

 

 

 

CHIOMA D‘ULIVO

 

Chioma d’ulivo:

filigrana d’argento

tempestata d’ali.

 

UN ULIVO

 

C’è, tra gli ulivi,


un ulivo più degli altri

contorto,

dolorante di ferite


che il tempo gli ha inferto.

Ascolta, silenzioso,


il limìo di cicale

intente a cantare


la brevità della vita:

uno strano canto


di monotonia


che tanto sa di follia.

 

Trinitapoli, 11 agosto 2011