La rubrica Boschi lupi luci. Poeti dalla Basilicata su www.poetarum silvae trae la prima parte del suo nome dal titolo di una raccolta di poesie di Felice Di Nubila e si pone l’obiettivo di presentare voci poetiche dalla terra lucana. La seconda puntata è dedicata alla poesia di Vito Santoliquido, nato a Forenza, in provincia di Potenza.
«Aver riguardo per quell’apocrifo / dolore»: sta in questa esortazione la chiave di accesso alla poesia di Vito Santoliquido; da qui scaturisce, allo stesso tempo, la sorgente che ne illumina l’impervia bellezza. Sì, impervia, come i tornanti interminabili che occorre affrontare nel percorrere le strade della sua regione d’origine, la Basilicata. Come accade lì, anche qui ci si imbatte di rado in rettilinei e può capitare che il coraggioso inerpicarsi sia all’improvviso schiaffeggiato da uno scarno cartello che, registrando una frana che si manifesta come ineluttabile, precluda la possibilità di raggiungere la meta, almeno per la strada che ci eravamo ‘pianamente’ e prosaicamente prefigurati. Anche qui, tuttavia, la sosta inattesa, spesso sul ciglio dell’orrido («Un estremo passo giù dalla scogliera»), dinanzi ai «funebri / barlumi», e il conseguente cambio obbligato di percorso possono riservare, e riservano, aperture altrimenti inaccessibili, visuali su colori nitidi, come forse conoscevamo soltanto dall’immaginario, dal sogno, da un’intuizione mescolata di slancio in avanti e nostalgia di un’era perduta. Sehnsucht, dunque, e il richiamo al fulcro del romanticismo tedesco e, in particolare, a Novalis che ne è suo sommo interprete non è casuale da parte mia: nei testi qui proposti anche la prosa, come inFossili, si illumina, trascolora e trasfigura per passare alla vita autentica, che si manifesta con la chiarezza e il nitore che le ‘usate cose’ hanno da tempo perduto. «Aver riguardo» vuol dire non solo porgere l’orecchio alla musica, semplice e ardua, palese e misteriosa, delle cose e dei luoghi («pollini d’argentini / arpeggi, d’intorno»; «lingue di lupo, rose-spine del / rovo»), ma anche ripercorrere, con la sollecitudine che sgorga da una familiarità scelta consapevolmente, forme, generi e voci di una tradizione poetica che parte da lontano e arriva fino ai tempi nostri, come evidenziano alcuni titoli – Madrigale privato, Ottetto – e i tributi a poeti e poetiche, vivi e partecipati, manifesti, come per Montale e Bertolucci, ovvero intessuti nei versi, in un gioco di rimandi a figure, armonie e citazioni rivisitate e rinnovate. Chi legge e ascolta, sa che l’esplorazione del nascosto, la ricerca nell’apocrifo daranno frutti.
a misurare l’estate, a battere
le pulsazioni del cuore – gli alluvioni
il vento la cocciniglia quel
cerchio di fuoco
nel vespro
ad anello del mare – persiane
d’ombra le tue
dita. Non
un’orma
sulla fanghiglia dei cento
autunni fa. Eppure tu
sei qui (e l’anima mi si stilla in gocce di nubi
grigio-azzurre, che
me le bevo
con le pupille). Schiudi lente le labbra: il corpo si svela
– sembra smaltato
alabastro
acquaforte (vedi le macchie, le luci-colori calcate
sulla pelle
assiderata, dalla gabbietta d’ossa vedi
che tralucono le lanterne
crepuscolari: le
lucciole). Osservo intanto
questo corpo
questo corpo mio assopito
tronco che lo sfogliano
i licheni nevosamente sfacendosi di funghi
e rugiada se ne sta
disteso in un campo d’ondeggianti ricci nocciola e
pietre
di cielo.
(Tu non sai di essere la densa
oscurità, quell’angelo con l’ali
di vetro, sulfureo smeriglio)
al vespero, che tu immagini
dal celeste in sfacelo
sgorghi resina e rubini, e
ci seppellisca, non prima che per un
improvviso incanto
inazzurrandoci, girasoli in altre
ebano, petrolio palpitante
sulle palpebre algenti
. − arido, qui
nel brumoso borro insonni
incarnazioni si sospira
in gotiche fissità e devastazioni
sbigottite anime, l’ascolti?
. Imperscrutabile
lucifero, aligero transiti
in spirali d’incenso
frusciandomi tuoi funebri
barlumi per le vene della notte,
aprendosi la cruna-
abisso e giù nel mestissimo
vuoto precipitandomi
la tua cura
. chimerica −
fosforico batticuore:
monotono scolo
d’allume, rame, bitume…)
purgatori, m’inghiottano
nei loro traumi di mesmerici
ronzii, di pullulanti
fuochi in novembre, e nevi, e
mentre ancora come nell’incubo
sprofondandomi già
luminosissime scaturigini dell’universo
vibrano impazzite
in pollini d’argentini
arpeggi, d’intorno
c’inondarono e fluide
teneramente mi rivestono
le polveri del giorno,
d’assopite nubecola
falene, così che cinereo
invanisco invisibile
bozzolo)
l’accartocciata reliquia di vita:
così nel petto la sanguinante
ruggine rosa abbuiandosi sgrana
delira, rosa nell’oro vermiglia
bocche in cui riposa un serafino
della tenebra oleosa
che la pelle va screpolando…)
amore e il nulla con la fioca
solitudine: la mia stralunata
ridevole masnada Hellequin.
sempre ti resta un po’
di vento fra i capelli.
fruga nella stanza. Sbucano masse illuminate: i nostri corpi,
foglie ardenti imperlate, tra bocche questo
appiccicarsi tremolii di ti-amo − fari d’auto, occhi
lucenti di civetta.
il morso – lingue di lupo, rose-spine del
rovo. Quest’affetto mai così vicino, questo me così da uccidere,
fare a pezzi, carbonizzare come
bronco).
− Per odio − O
per dolcezza di cadere
− Forse uno stridente stormo d’aligeri
demoni − La tua mano chiara
e cara − Mi recupera lesto dal gorgo − Lasciami
sul fondo…
attorto
di muscose catene e filamenti elegiaci di canti
sommersi − Magari riscopro −
Fumoso enigma d’un male mordace
− Anima
audace d’evanescente cetaceo.
àlido, sfogandosi fuoco
al confine − lontano
pandemonio (è un fruscìo
cinereo, come di falene…)
− fermo, assorto
in questo mio utero
d’oscurità
lucido nel sonno nero).
della pelle, così netto
affondo nel nero fino alla calda
pasta di tenebra, vedi che affiora
luminoso blunotte, che
nube di bitume s’aggruma e sotto
la brulla crosta di perlacei
baluginii lune
che i miei avidi occhi si mangiano come
le alghe la luce
di stagno, le ricopro d’un
sonno rotondo io
me l’arrotolo nella
lingua
un sogno d’ambra
che avvena le mani, di respirare in gola
al buio immobili sotto
alle coperte, questo paradiso
in letargo che sono le cose di qua dal velo,
le cose che nel nostro (malchiuso…)
guscio-galassia velluto
perdono la forma, dimenticano
il nome loro
vero (se mai ne hanno uno).
scure, come gli spettri…)
scura, proibita
scancellato, relitti viridescenti nell’abisso
di fluttuante
. vita
fiammante scrutiamo i silenzi
del cielo per trovarci soltanto
un’eternità dopo
l’altra.
sonno sulle ciglia. Mi germoglia un nero arabesco sul collo: noir come
tutto oggi l’anima il cielo
gli uccelli, ma non Tu-amore, per quanto io cammini
l’universo cieco. (È il rumore dell’invisibile –
i capelli elettrici si divaricano, nella casa le cose si
spostano da sole – e la coclea è un
labirinto
che al
riverbero
si
dilata)
deserta; parlo con qualcosa che non mi capisce. (Si farnetica
come fuori dal mondo
o
in società)
campo, sedute compite, come
in chiesa, intente all’ascolto di non so che commediola
segreta – cose dell’altro
mondo, penso tra me… Poi una che
si alza, tutta barbuta, forse
una vecchia madre, mi regala
un pupazzetto portafortuna e verdi
guerrieri in miniatura coi
capelli di fuoco e alghe
viscose – oscure bambole vudù, forse,
non saprei… – Guarda
in alto! – Draghi cremisi fanno
il cerchio, le unghie sintetiche,
la fame scheletrica (una
cagna ringhiosa balza dal buio
e ammazza mio
fratello: ho implorato
– vile – fossi inghiottito, sparisse dal mio
costato anche la vita
tua vita, sangue tuo nelle mie vene. (Eugenio Montale)
ci fu il tempo di un voto,
cuor-di-smeriglio, a strapiombo sull’acqua
informe scura (ed erano i giorni
l’ore ceneri di futuro), non lo sai, forse.
e mercurio alla burrasca allora
un fiammifero, se ora
sul tuo petto poso − i tuoi occhi
nocciòla, dove annuvola
ascolto un tuo scosceso
battito, risuonandoti un cuore
di fauno (mai così tetra San
Marco, come stasera) a un canto: «Edelweiss»
fatto −— smarrito il sangue in un pànico,
breve).
come rimbombo di tempesta
. la città trasparente, il vento spazza
. strami d’oro-azzurro, gonfiandosi
. a est una plaga di magnesio
da aver riguardo per quell’apocrifo
dolore, quel germinale
grumo d’inquietudini-carni «Migra vai
piume scalze in Irlanda,
va’ a danzare
con furia per radure di ghiaccio,
fin che nel bosco
sfogliandosi la pelle
(madida, cerea)
in preziose
scaglie di serpente non sarai
selvatico in volto
dolce d’erba nel sole al suo calare
. − E i ricordi
i perduti (credi, ne avrà ogni volta
nostalgia la tua spoglia umana),
quelli
ti rimpolpano fanno interferenza
col presente, ti fiutano
con la devozione dei lupi al mattino,
falci di mantide (sono, forse,
tra i più sofisticati
demoni della noia, le facce-
licheni di Siberia mani
dure di betulla)», immagina, come
se trasalissi di spavento
nell’arnia molle della casa quando
fuori è nero e l’altre ombre
dormono; stralunato
languore
di un’upupa barocca,
poi che le radici
brune intorte non si staccano
dalla calce dei giorni
uguali
diorama d’orchi e fauni
spettrale wayang kulit dei tuoi lari.
E si dà la colpa al tempo. «Non puoi,
angelo, sempre salvarmi dal buio»
ancora, che
sei tu, sei tu la cellula
di luce il favo d’oro, e allora noi
terrestri, noi falene
di fuoco bruciamo e divorïamo le tenebre,
guardaci,
in preda a una gioia
. preistorici.
avverarsi senza resistenza il dominio
del nero (Attilio Bertolucci)
che indelebile una nube nera
si stampi sul tuo espero di miele
− indecifrabile zona annerata
selvatiche se s’avventurano
nel denso fumo − incarboniscono,
vedi nella luce incendïate elitre)
monti boschi dormienti
pance di sonno (oh!, la malia
del sonno, sogno poco:
fughe brevi, verdi esclamazioni
di vita…), più di tutto
sfiocano i volti (ma il tuo,
mia gioia di fuoco, perdura
luminosissimo); e m’oscuro
più non parlo la lingua
umana, così umanamente
bruma, bufera −
sogno ultravioletto
discanto.
. Sciamano
silfidi: è muschio che a scaglie
mi macula l’epidermide
cerea − aliena, fossile di serpente.
Alcune sue poesie sono uscite per Magi Editore, altre sono state accolte a suo tempo dalla stessa redazione di “Poetarum Silva”.
Cura la rubrica di poesia inedita per la rivista di libera cultura “deSidera”. Gestisce un blog personale, guidato dall’idea di associare liriche e immagini: lesommeilinterrompu.wordpress.com.