Il gusto della vita in Ppi-mmia fussi di Umberto Migliorisi

La raccolta poetica è stata coedita da Ed. Cofine e Centro studi Feliciano Rossitto
…cci pigghiài gustu a-ccampari
(ho preso gusto a vivere)
Umberto Migliorisi
 
Ragusa, Piazza San Giovanni: c’è la cattedrale e ci sono tanti uomini seduti in cerchio a parlare e ad osservare il via vai della gente. C’è il sapore di una Sicilia di altri tempi nella bella fotografia in bianco e nero di Giuseppe Leone che il poeta Umberto Migliorisi ha scelto come immagine di copertina per la silloge in dialetto ragusano Ppi-mmia fussi (Se fosse per me), pubblicata in coedizione dalle Edizioni Cofine e dal Centro Studi Feliciano Rossitto di Ragusa.
 
E sullo sfondo della piazza, a lettere rosse, un periodo ipotetico con l’ellissi dell’apodosi: Ppi-mmia fussi (Se fosse per me). Già questi dettagli immettono il lettore nell’atmosfera della raccolta. Una raccolta breve – in tutto diciotto liriche – capaci, tuttavia, di declinare la riflessione esistenziale, quella metapoetica, quella della memoria personale, storica e civile in un’intensa varietà di suoni e di moti dell’animo.
 
Nella prima poesia eponima si svela l’ellissi del titolo: …ppi-mmia fussi / nun murissi mai… nun nascissi mai (se fosse per me / non morirei mai… non nascerei mai). La lirica è un’intensa lettera al figlio, in cui la dignitosa constatazione dell’impotenza dell’uomo a penetrare gli inesplicabili meccanismi del nascere, del morire, del vivere, non approda a una visione nichilista, anzi è occasione per un canto pieno di passione per quel gusto che – nonostante tutto – si ha per la vita, non solo nei momenti di gioia, ma anche nel dolore. Perché siamo come anfore sopra la testa e tinièmu vacazziannu (teniamo in piedi barcollando) e si camina atthuppicanno (si cammina incespicando); e sono proprio le cadute o la morte vista con gli occhi a esprimere con più forza la condizione in cui si manifesta intenso il sapore della vita, quello per cui  …cci pigghiài gustu a-ccampari  (…ho preso gusto a vivere), anche quando lo scirocco ti scilocca (ti scirocca) e a-ccuorpi e ttimpulati ti sthrapazza (con botte e con schiaffi ti strapazza).
 
Il racconto di una Sicilia che non c’è più, contenuto nella fotografia di copertina, sembra trovare la sua didascalia nella lirica Rausa ri na vota (Ragusa di una volta), in cui l’autore, con rapide pennellate, racconta la storia di un paese che si è fatto città, una storia in cui la condivisione ha lasciato il posto alla solitudine: i Rrausani s’assittunu inthr’e màchini / e sprisciunu all’istanti, / lassannu un gran zilenziu / ri sthrati vacanti (i Ragusani si siedono dentro le loro auto / e spariscono all’istante, / lasciando un gran silenzio / di strade vuote).
 
Migliorisi volge il suo sguardo al passato traendone ricordi colmi di lirica intensità, come quelli di un’infanzia ormai lontana, ricca di esperienze e di fremiti (Acqua surgiva), o come quelli dell’amore che è-ffrevi ca nu’-llori (è febbre che non duole). Dalle esperienze vissute l’Autore attinge anche la saggezza di chi ha imparato che si deve continuare a credere negli altri, nell’amicizia, pur sapendo che ci sono amici ppi-ccumminiènza o ppi-cciàru ri luna (per opportunismo o per chiaro di luna) e che la frugalità francescana non è di questo mondo. Un mondo, tuttavia, in cui ci sono storie che aprono fessure di speranza, quando qualcuno è capace di uscire dalle convenzioni, dagli stereotipi, quando si superano pregiudizi sociali, come nella poesia Sciut’e parìa (Uscita dal rango), quando un padre per proteggere  il proprio figlio è certo di poter rompere la catena omertosa del Nenti sacciu (Non so niente) e la storia di Gesù e i picciriddi,  ripresa dal Vangelo di San Matteo, è un canto pieno di speranza, una luce che si apre sull’ipocrisia, sull’emarginazione, sul conformismo.
 
Qualche bozzetto rivela la capacità dell’Autore di caratterizzare tipi umani, ma non fine a se stessa; è il caso di Gghiufà (Giufà),  lo stupido che dispensa sintenze e nzignamenti / babbi ma ntilliggenti (sentenze e insegnamenti / stupidi ma intelligenti) che non hanno niente a che fare con l’acqua ro baccalà (l’acqua di baccalà) di tanti che salgono sulla cattedra della stupidità, della menzogna e della malvagità.
 
Leggerezza e ironia caratterizzano la poesia di Umberto Migliorisi, che nella sua raccolta alterna momenti di lirico abbandono a versi di denuncia, sempre lontani da enfatici proclami, da toni accesi e proprio per questo più veri e penetranti.
 
 
Ombretta Ciurnelli
 
Umberto Migliorisi, Ppi-mmia fussi (Se fosse per me), Edizioni Cofine, Roma e Centro Studi Feliciano Rossitto di Ragusa, 2012, euro 10.
 
21 settembre 2012