Fonte Nuova (130 m slm – 28.286 abitanti detti fontenovesi – 20,15 Kmq). Fonte Nuova, costituitosi il 15 ottobre 2001 per effetto della L.R. 25/1999, mediante il distacco della frazione di Tor Lupara di Mentana e Santa Lucia di Mentana dal comune di Mentana e della frazione di Tor Lupara di Guidonia Montecelio dal comune di Guidonia Montecelio. Frazioni: Quarto Conca, Santa Lucia, Selva dei Cavalieri, Selvotta, Tor Lupara. Comuni confinanti: Guidonia Montecelio, Mentana, Monterotondo, Roma, Sant’Angelo Romano.
Due libri per capire meglio Fonte Nuova
Sono costati ben otto anni di lavoro e un notevole esborso di denaro ai due autori, gli storici Daniela De Luca e Michele Dell’Orso, per completare la loro monumentale opera autoprodotta sul passato, sulle radici, sulla storia di Tor Lupara, Tor Lupara, Il tesoro nascosto Monterotondo, 2004 e presentato il 30 maggio dello stesso anno, presso il salone parrocchiale della chiesa Gesù Maestro, in via Nomentana 580.
Salvatore G. Vicario in una recensione negli Annali dell’Associazione Nomentana (ora in: www.associazionenomentana. com/annali_2004/197-210.pdf) da pieno merito all’opera degli autori che, fra una intervista e una ricerca d’archivio e con dura fatica sono riusciti a condurre in porto un insostituibile e prezioso documento. “Lo scopo del viaggio è stato quello di fermarci ad ascoltare chiunque abbia avuto qualcosa da raccontarci” è detto semplicemente ed efficacemente in epigrafe alla storia infatti che, scrive Vicario, è tutta un racconto degli avvenimenti, piccoli e grandi, di tutti i giorni; fatta dagli intrighi, dalle aspirazioni, dalle voglie, dalle passioni, dagli scontri fra piccoli e grandi interessi: dagli amori e dagli odi, dagli entusiasmi e dalle neghittosità, dagli eroismi e dai tradimenti. Scorrendo le tante pagine, tutti questi sentimenti balzano qua e là, imprevisti, inimmaginabili a volte: per scoprirli è sufficiente soffermarsi sulle narrazioni, semplici, spontanee, senza malizia né infingimenti, sentimenti, questi, che difficilmente albergano negli animi semplici, come quelli che si incontrano, racconto dopo racconto, in tutto il corposo testo. Presentando l’opera, Lia Oleastro ha evidenziato come essa non sia la “Storia di…” ed ha centrato l’obiettivo degli autori con questa sola battuta. Qui, infatti, non si è voluto fare storia, ma “narrazione”, “inchiesta” se si vuole: ma sarà da queste pagine che si avrà la “storia” di una comunità nata alla spicciolata, a far data dal primo paesano insediato, Ettore Guidarelli, classe 1875, e giunto a Tor Lupara nel 1918, nella veste di “guardiano di Monte Gentile”.
All’inizio del secolo le tenute del principe Borghese facevano gola ai cittadini di Mentana, tanto che nel 1906 misero in atto una occupazione delle terre che non portò loro bene; in molti conobbero il sole a scacchi per molti mesi mentre solo un lungo procedimento legale, dopo un altro ventennio, consentì di giungere ad una soluzione. Venuto in possesso, il comune, del patrimonio terriero, fu possibile una gratuita distribuzione ai cittadini che avevano fatto la “guera”: Tor Lupara fu suddivisa e assegnata in due tempi. E tuttavia solo pochi vennero ad abitarvi, gli altri preferirono scegliere, dopo pochi anni, di monetizzare la donazione, stante la lontananza dal centro storico.
In quello stesso anno 1918 si insediò pure Nicola Bonafede nella vicina tenuta di Tor S. Antonio e conquistò il primato della prima nascita in quello che diventerà il centro abitato di Tor Lupara. (…) E anche Antonio Evangelista e la moglie Celeste con i loro dodici figli, sette maschi e cinque femmine: ne è venuta una dinastia che ha fatto la sua buona parte nel popolamento del territorio, specie quello posto sul lato destro della via Nomentana per chi esce da Roma. Un racconto dopo l’altro, nello spazio di oltre settecento pagine, vi è davvero di che leggere e capire il come e il perché da quel primo insediamento e sino agli anni Cinquanta un nucleo di pionieri ebbe la volontà di piantare qui le tende. Dell’Orso e De Luca fermano a metà secolo la ricerca sistematica, limitandosi poi a intervistare i personaggi più incisivi del periodo dello sviluppo della borgata e riportando pure aneddoti e singoli episodi.
Prezioso e puntuale è anche l’altro volume di Salvatore G. Vicario Fonte Nuova entra nella storia, con il saggio “Tra Nomentum e Ficulea. Il territorio archeologico di Fonte Nuova” di Eugenio Moscetti e Alessandro La Porta, edito anch’esso nel 2004, sia per le sintetiche notizie che per la riproduzione del censimento del 1951 che ha fatto il punto sulla linea di partenza del lo sviluppo edilizio della borgata.
Il libro, edito per i tipi dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato nella Collana “Italia Minore”, sotto l’egida dell’Associazione Nomentana di Storia e Archeologia, accompagna la nascita del nuovo comune di Fonte Nuova (RM), formalizzata il 15 ottobre 2001 in seguito ad un referendum.
Allora gli abitanti del territorio decisero la separazione di Tor Lupara e di Santa Lucia dal Comune di Mentana, mentre quello di Guidonia Montecelio venne privato dei terreni di Tor Lupara posti sulla destra della Nomentana. Il nuovo comune trae il nome dal fontanile nella Macchia di Fonte Nuova, sita proprio al centro del nuovo territorio comunale; l’immagine sulla copertina fa riferimento ad esso.
Vicario precisa subito che, se da un lato gli attuali limiti comunali non corrispondono a nessuna realtà storica precedente, dall’altro fa capire che il comune di Fonte Nuova “non nasce dal nulla”.
Iefke Van Kampen, in un recensione reperibile sul sito prima citato, afferma:
Nel volume si narra appunto la sua storia, quella recente (raccontata essenzialmente nella prima parte, curata da Vicario) e quella di carattere archeologico (la seconda, a cura di Moscetti e La Porta). La prima sezione, dedicata alla storia recente (e meno recente) del territorio è suddivisa nei capitoli “4 aprile 1953: cominciò così” (pp. 11-18; il racconto di carattere personale dell’incontro dell’A. con il territorio), “Le tenute sulle quali insiste il centro abitato” (pp. 19-29; un piccolo saggio sul perimetro comunale e le tenute storiche in esso contenute), “Le vie d’accesso al nuovo comune” (pp. 31-35; una disquisizione sulle vie Nomentana, Palombarese, Tevere e Aniene), “Nascita e sviluppo di Santa Lucia” (pp. 37-60; la storia dal primo dopoguerra fino ad oggi, raccontata anche in base ad un diario ecclesiastico), “Nascita e sviluppo di Tor Lupara” (pp. 61-95; la storia recente di Tor Lupara, fin dagli anni ’30 del Novecento), “Fonte Nuova entra nella storia” (pp. 97-136; il resoconto della nascita del comune, una trattazione sui limiti comunali, ed infine una recensione delle realtà ecclesiastiche, lavorative e associazionistiche presenti nel territorio).
La lettura di questi racconti, in particolare per chi abita il territorio non da tanto tempo, riserva non poche sorprese. Le diverse vicissitudini capitate agli abitanti della zona fanno comprendere il perché del “voto di secessione”, ma soprattutto ammirare la costanza e la pazienza di chi ha lottato per i servizi essenziali da troppo tempo attesi, quali un ufficio postale in loco, linee di trasporto pubblico adeguate, l’acqua potabile.
(…) La parte finale contiene una trattazione sui limiti attuali del Comune di Fonte Nuova, contestati dall’A., una proposta alternativa per il nome del Comune (“Monte Gentile”) ed alcune riflessioni sulle future opportunità e occasioni di sviluppo.
Interessante risulta anche la documentazione sulla sorte della torre medioevale eponimo di Tor Lupara, restaurata nel 1976 (pp. 64-67 con nota 4): l’A. giustamente critica un intervento insoddisfacente da più di
un punto di vista: la torre infatti non fu né semplicemente consolidata né restaurata in modo da renderla di
nuovo utilizzabile, ma trattata in modo da sembrare un edificio moderno, per di più malridotto: un’occasione
mancata.
(…) Il grande pregio del libro sta nelle molte foto che documentano la storia recente del comune, dall’inizio del ’900 ai suoi anni ’80.
IL DIALETTO
Il dialetto che si parla in questo comune dipende dalla collocazione territoriale di origine delle sue frazioni.
1. I vocabolari e le grammatiche
2. I proverbi e i modi di dire
3. I toponimi e i soprannomi
Su https:////rionicomunefontenuova.blogspot.com Vito Lo Russo fornisce preziose notizie toponomastiche sui rioni del comune di Fonte Nuova: eccole, in sintesi.
Rione la Torre. In via della Torre si trova la costruzione che dà il nome alla località di Tor Lupara. Si tratta di una torre semaforica, per l’avvistamento e a scopo difensivo, restaurata negli anni settanta.
Rione Monte Gentile. Il castello sorto in epoca medioevale, contava all’epoca circa 800 abitanti, tanti quanto il castello di Mentana. Poco più giù sorgeva un tempo la chiesa di santa Maria dell’Arco, risalente all’anno 1000, che fu per molto tempo meta prediletta dei vescovi della diocesi Sabina. Il castello lasciato per secoli all’incuria del tempo alla fine crollò; rimasero in piedi soltanto la torre e i resti delle mura perimetrali, sopra i quali fu poi costruito un casale, dove si stabilì nel 1918 una delle prime famiglie con la loro azienda agricola.
Rione Fonte di Papa. L’attuale via Monte Circeo, che i nativi del luogo chiamano “strada romana” per via dei basoli che l’hanno ricoperta fino a tutto l’’800, avrebbe costituito un tratto dell’antica via Nomentana. Purtroppo una serie di deviazioni ne hanno modificato, nel corso dei secoli, il percorso originario, un tempo molto meno tortuoso. L’antico tracciato che, trovandosi all’interno di una valletta acquitrinosa, era spesso reso impraticabile dalle piogge, sarebbe stato abbandonato nell’alto medioevo (476-1000 circa) a favore di quello che è l’attuale percorso della Nomentana all’interno dell’abitato di Tor Lupara (dal km 17.400 al km 18.200). Nel basso medioevo (1000 circa-1492), invece, in seguito alla costruzione del “castrum” di Monte Gentile, si sarebbe tornati al percorso “romano” (via Monte Circeo), che tra l’altro assicurava tempi di percorrenza minori
Rione Sant’Antonio. Castello fortificato che risale all’anno 1200. Prende il nome dal monastero di S. Antonio che ne entrò in possesso nel XVII secolo. Intorno al 1939 furono trovati importanti reperti archeologici a poca distanza dal casale.
Rione Santa Margherita. Fontanile già presente in epoca medioevale. Della passata chiesa di Santa Margherita e del casale San Giovanni oggi non rimane più traccia.
Rione Fonte Lacrimosa. Fino al 1958 l’acqua sgorgava lungo la parete di tufo, gocciolava dalla parete e veniva utilizzata una bagnarola che veniva accostata al muro; in questo modo si raccoglieva l’acqua e per questo era chiamata Fonte Lagrimosa. Dopo questa data la Provincia di Roma costruì l’odierno fontanile che venne utilizzato come lavatoio. Nello storico bar sito al diciottesimo chilometro della via Nomentana usavano ritrovarsi i primi sparuti abitanti di Tor Lupara, per scambiarsi opinioni, per cercare e offrire lavoro, per concludere transazioni o per giocare a carte davanti ad un buon bicchiere di vino.
Rione Doganella. È uno dei primi nuclei abitativi della nascente frazione di Tor Lupara nel settembre 1930. Ed è proprio in uno di questi primi insediamenti che si scavò una grotta con pala e piccone; grotta ancora oggi esistente. Si narra inoltre che a via Monte Circeo passò la marcia su Roma nel 1922.
Rione Selva dei Cavalieri / Quartaccio. Selva dei Cavalieri è la località dell’attuale macchia Trentani, fino al fontanile della Conca. Era fino a metà del XVIII secolo macchia mediterranea, e il riferimento ai cavalieri è dovuto al fatto che fosse attraversata da uomini a cavallo. Quartaccio comprende tutta la zona a ridosso del castello di Mentana, fino all’attuale fosso di via della Quercia, che delimita il confine con la Cerquetta, a sua volta confinante con spallette di Santa Margherita.
Rione Salvatoretto. Prende il nome dal sovrastante Monte San Salvatore. Nel 1937, all’angolo con via Nomentana, fu costruita la prima casa della zona, ad opera di Giuseppe Finardi detto Guido. Nel giardino della sua villa fu posta una cappella, adattata all’interno di un rudere romano, probabili resti di una torretta. Nel 1950 la villa con il terreno venne acquistata dalle suore francesi, le quali vi aprirono un asilo. Poco più avanti si trova una torre medioevale.
Rione Francesina. Letizia Quarantin, meglio nota come “la Francesina”, era nata in Francia alla fine dell’’800. Le terre erano comprese tra via Quattro e via Due Giugno ed erano coltivate a orti e alberi da frutto dai primi abitanti della borgata. Nel 1948 in via quattro Novembre, angolo via Nomentata, venne realizzato il primo molino per la macinatura del grano.
Rione San Gabriele. Creato per opera di Filiberto Alivernini (1931), postino di Tor Lupara dal 1957 al 1972, che per distinguere i nomi delle vie nominò l’attuale via Monte Gran Sasso, via San Gabriele in quanto era cattolico e per onorare le famiglie abruzzesi che vi abitavano, quasi tutte devote a San Gabriele. Don Alessandro Pascansi, il primo prete stabilitosi a Tor Lupara nell’ottobre del ’52, narra che il paese era il fondovalle del comune di Mentana e che dopo la guerra del 1915-18 venne diviso tra i cittadini più bisognosi e meno abbienti.
Rione Valle dell’Intruglio. Via Dante Alighieri è il cuore della vecchia Valle dell’Intruglio, che deve il suo nome al suo terreno fangoso che un tempo “intrugliava” (insozzava) uomini ed animali. Nella stessa via, come segno del passato, campeggiano ancora sopra i nomi delle case, i cognomi delle famiglie storiche del rione.
Rione Valle dei Corsi. Strada che delimita la campagna sabina, dov’è Fonte Nuova, dalla campagna romana che è territorio del V Municipio di Roma (tenuta della Cesarina). Tutte le chiese esterne a via Valle dei Corsi, compresa la chiesa Gesù Maestro di Tor Lupara, appartengono alla diocesi di Poggio Mirteto in Sabina. Via Valle dei Corsi è il confine storico tra Roma e la Sabina.
Rione Valle Cavallara. È l’odierna via Monte Bianco; una strada che fino a pochi decenni fa era un sentiero che collegava la via Nomentana con la via Palombarese, all’altezza di quella che fu l’osteria delle Molette, attraversando una macchia che ora è rimasta soltanto su di un lato della strada. L’interno del perimetro del comune di Fonte Nuova, lungo la via delle Molette, comprende una parte del Monte del Soldato, che è passata alla storia per essere stata teatro, il 3 novembre del 1867, di una cruenta battaglia tra le forze garibaldine e quelle franco-papaline.
Rione Santa Lucia. Subito dopo la fine della guerra, nel 1945, il comune di Mentana divise le terre di Santa Lucia in lotti di 6.000 metri quadrati lungo la via Palombarese, sul lato est, a ridosso del Monte Carnale. La prima casa fu costruita lungo la via Palombarese all’angolo con via di S. Lucia, con il successivo bar aperto nel 1947. L’attuale via di S. Lucia, che collega la via Palombarese alla via Nomentana, fu terminata agli inizi degli anni ’70; prima di quella data gli abitanti di Santa Lucia per raggiungere Tor Lupara dovevano fare il giro attraverso il bivio della Palombarese, alla confluenza nel 14° chilometro della via Nomentana (L’odierno Capobianco).
Rione San Giuseppe. Nel 1945 Bandiera Nicolai detto Cencio, a seguito della divisione delle terre di Mentana, ebbe assegnato un lotto di terra di 6.000 metri quadrati lungo la via Palombarese, là dove questa s’incrocia con via Liguria. Qui costruì la sua nuova casa e vi si stabilì il 2 gennaio del 1945. La stalla del suo casale venne messa a disposizione dell’autorità ecclesiastica, che la consacrò come chiesa, anche se funzionava autonomamente come scuola. Nel 1964 venne ceduta la proprietà alla curia che vi edificò nel 1972, la chiesa dedicata a San Giuseppe.
Rione Molette. Agli inizi degli anni ’50, il comune di Mentana, proprietario di un edificio posto all’incrocio di via Palombarese con via Delle Molette, affittò il locale ad uso locanda per i viandanti, che fu osteria fino alla metà degli anni ’60. Successivamente a questa data l’osteria si trasferì nell’edificio di fronte alla nuova costruzione. Fino a tutti gli anni ’50 le attuali via Monte Bianco e via delle Molette non esistevano in quanto erano dei semplici sentieri.
Fontanili, abbeveratoi e lavatoi sono numerosi nel territorio di Fonte Nuova a testimonianza della civiltà contadina. Tra i fontanili si segnalano: Fonte Nuova (tra la Torricella e il Quarto di Santa Lucia, su via di Fonte Nuova. Questo fontanile ha dato il nome al Comune), Fonte Sidella (nel Parco dei Trentani vicino alla via Nomentana); Selva dei cavalieri (all’incrocio tra la via Nomentana e via Selva dei Cavalieri), Fonte la Conca (nei pressi del Quarto della Conca, scendendo per via Selva dei Cavalieri), Fonte Capretta (in pieno bosco all’inizio della Macchia del Mancini), Fontanile del Carnale (da via Monte Bianco proseguendo su via Molise), Fonte Lacrimosa (sulla sinistra dell’omonima via), Fonte Santa Margherita (in via Salvatoretto nei pressi del campo sportivo di Tor Lupara), Colle Lungo (all’interno del Parco Trentani).
Anselmo De Santis (detto Ezio il Barbiere) è stato il primo barbiere di Tor Lupara, esercitando la professione per 40 anni dal 1949 al 1989, ed è la memoria storica di Mentana e di Tor Lupara. Si diletta anche di poesia. Nel libro Tor Lupara. Il tesoro nascosto è pubblicatauna sua poesia “Li soprannomi”, datata Mentana 1948 e contenente i principali soprannomi mentanesi. Eccola:
Si dà inizio alla storiella, / con Piccittu e Caramella, / Napoletano e Santatognittu, / Guardalamerda, Papata e Fischitto. // Culona e Pagnottella, / Scuccazzippi e Callinella, / lu Forcese, Cappuccè e Recchiò, / Doracacate, Girleppa e Burrò. // Peppebellu, Nannarella, / Barsillai co’ Baiocchella, / Bacarozzu, Pellenera, / lu Cinese, Mbè mbè e Carnera. // Lu Piranu e Cuccioletto, / Vancarà e Maumetto, / Guardancerqua, Culona e Forgiò, / Centocuierme, Sfreggia e Tentò. // Lu Cane, Maschietto, Cattubiscio e Nippa, / Baffidoro, Pizzillo, Stramaccia e Palippa, / Nellulutuntu, Cerchiaru e Cascittu, / Catenacciu, lu Porcu e Cuccamittu. // Raniero, Pitì e Mattachella, / Fermalopiove, Bracuia e Menichella, / Cinicchia, la Fata e Ciricipò / lu Scafu, Malloppetta e lu Cafù. // Crucchiupillu, Mammaffoco e lu Marittu, / Merluzzu, Stolobellu e lu Roscittu, / Scargino, lu Pelusu e Rosato, / Laucerna, Ninnananna e Martellò. // Ursubiancu, lu Scandriese e Ballaballa, / Cattamoscia e Cicciupalla, / Pappaggiara, Parissittu e Vecchietta, / Marcuccettu, li Burrini e Pacchetta. // Beccamortu, Spachetto e Pantanella, / lu Ciociaru, Pompapè e Paparella, / Pentolino, Pesciarolu e Pepparò, / Giannozzu, Mazzarella e lu Strampò. // Spacchittu, Cucuzzò e Giacomella, / Temperino, Luscò e Biastimella, / Moneta, la Romana e Pipparellu, / Peppebellu, Moschietto e Mutarellu. // Bacocco, Pippacciu, Ccù ccù e Palittu, / Peppe Stagninu, Caino, Giacomuccittu / Brillino, Focaccio con assieme chiudono le porte / Pellaccia, Pallelonghe e Mazzalamorte.
4. Canti – filastrocche-indovinelli – giochi- gastronomia- feste&sagre-altro
da https:////www.sagradellerose.it/index.html: In occasione della Sagra delle Rose la cittadina di Santa Lucia di Fonte Nuova viene distinta in rioni: La Brocca, Le Molette, Lo Sport, Santa Lucia, San Giuseppe, Monte Bianco. I carri allegorici che sfilano durante la Sagra delle Rose, rappresentano un momento importante e di tradizione. Per realizzare le imponenti creazioni di cartapesta, i volontari di ogni rione impiegano giorni di duro lavoro per numerosi mesi. Oltre alla cartapesta si modella anche la creta, si lavora il polistirolo e si utilizza il legno. Il tocco finale è rappresentato dalle rose, fiore a cui l’evento è ispirato. I carri che sfilano lungo l’arteria principale di Santa Lucia di Fonte Nuova, ovvero la via Palombarese, raffigurano argomenti di attualità con un pizzico di sarcasmo che non manca mai tra gli ideatori e soprattutto personaggi di fantasia per la gioia di tutti, soprattutto per i bambini.
4.1 Canti
4.2 Filastrocche, indovinelli, invocazioni, scongiuri
4.3 I giochi
4.4 la gastronomia
5. I testi in prosa: il teatro, i racconti
Alcune testimonianze raccolte in Tor Lupara. Il tesoro nascosto:
Il guardiano di Monte Gentile. (Ettore Guidarelli, 1875, anno d’arrivo a Tor Lupara: 1918)
Ma a Tor Lupara prima della divisione delle terre del 1918 non ci abbitava nessuno, non c’era proprio nessuno, c’era solo Guidarelli, Bracuja, che è stato il primo a andacce ad abbità, era mentanese ed è partito da Mentana: c’è voluto solo il coraggio suo pe annà a vive là. Bracuja faceva il guardiano alla tenuta de Monte Gentile che era de certi frati, ma era disabitata e viveva solo dentro il casale come in un tugurio… Poi conobbe Leonarda la Fata, e ce ssé fermato.
Come sono arrivati i Volpe (Domenico Volpe detto Miluzzo, 1862) a Tor Lupara lo racconta in dialetto mentanese Alberto De Luca (1921):
Io quando vennero i ‘Vorpi’ me lo ricordo bene, era il 1933, ciavevo 12 anni e mio padre (Giulio, 1885) si era da poco trasferito qui – ci troviamo nella sua casa in via della Torre – dove aveva comprato la terra. Li ‘Vorpi’, li fratelli, so’ venuti dar Cigolano cor somaro, hanno dormito pe’ ’na settimana qui a casa nostra. Li fece venì mi’ padre pe’ lavorà le vigne. Partivano a piedi da qui e arrivavano fino alla Mezzaluna de Mentana, se partiva de notte e se ritornava de notte. Hanno sofferto la fame: loro con un’aringa ce stavano bene pe’ tre giorni, però l’aringa non se la magnavano, bastava che la mettevano sopra il pane e ne sentivano l’odore. Ciavevano pure li fij da sfamà… Er pane glielo davamo noi, che lo faceva la pora mamma. Noi con una balla de fiore (un quintale di farina), ce facevamo tre fatte (infornate) de pane, certe pagnotte! Però nun se stancavano mai, erano lavoratori pe’ lavorà.
Antonio Fravili (Antoniuccio, 1899):
“Rosì nun piagne che io mica te porto a Santagnelo (Sant’Angelo Romano), io te porto a Tor Lupara che sta vicino Roma! Tor Lupara è Rometta (una piccola Roma)”.
Mario Grasselli (il Capitano, 1921):
Fino al 1930 eravamo quattro gatti, ci contavamo sulle dita di una mano. Nel 1935 vidi Tor Lupara improvvisamente riempirsi… Se dicevi Bandiera Nicolai non lo conosceva nessuno, ma come Cencio de’ Pepparò lo conoscevano tutti.
Anador Vespa (Nadoro, 1908):
Mò perché non posso beve più, ciò novant’anni sonati… comunque quanno m’encontro co’ l’amici, tre o quattro bicchieri me li faccio sempre. Io me bevevo sette litri al giorno. Ma mica c’ero solo io! Na vorta se bevevano i litri a garganella, se faceva la passatella, sennò che facevi? Nun c’era gnente! Un bevitore come me non ce n’è stato, però ringrazio Dio, perché io non ho mai avuto a che dire con una persona, anzi ero la pace dell’oste (…) Ndò stavo io, non succedeva mai na lite, mai gnente, avemo fatto le nottate a magnà e beve.
Sergio Sisti (1945):
Il Cicolano si mette sempre alla periferia, lo trovi sempre nell’ultima casa in fondo alla via, il marchigiano invece tende ad occupare il centro, il romano dove capita capita, gli abruzzesi, che sono la maggioranza, si prendono intere vie ed hanno una lingua propria. Comunque il Cicolano non somiglia a nessuno, rimane una razza a sé stante, anche fisicamente.
Iginia Paternesi Meloni (1931):
Perché siamo venuti a Tor Lupara? Perché eravamo poveri.
In Tor Lupara. Il tesoro nascosto c’è un racconto delizioso in dialetto mentanese ambientato nella Mentana degli anni Trenta di Anselmo De Santis (detto Ezio il Barbiere).
Due comari chiacchierone e impiccione
Concetta di buon mattino vede passare la sua comare Maria
“Bongiorno commare Marì, ndò si ita a quest’ora?”
“Bongiorno commare Concè, sò ita da la cognata mea Peppina così prestu come viti, sinnò se ne va e nun ce la trovavo”.
“Perché tutta sta fretta, commare Marì?”
“Eh, commare Concè: nù va mai pe’ damme li sòrdi de le giornate che maritimu ha fatte a la vigna sea”
“È proprio viro che quanno uno stà bè, se ne freca dell’atru, specialmente lu petocchiu refattu… È viro che ce te’ na bella casa, commare Marì?”
“Sci, sci, commare Concè! So’ tre cammere ndò dormu, natra ndò magnanu, una cucina e po’ du’ cessi”.
“Mamma mea, commare Marì, du’ cessi? Che ce fàu, che se cacanu lu frittu? O hàu trovatu quale cosa antica, o hàu rubatu, senza invidia, commare Marì, però eh”.
“Commare Concè, te voio tì natra cosa”:
“Che me vo tì, commare Marì?”
“È bella sai la casa, però lu lupu perde lu pilu, ma no lu viziu”.
“Perché, commare Marì me tici quesso?”
“Eh, commare Concè, la casa è bella sci, ma li pannecilli pellaria fau natru soffittu”.
“Aò! Nò, te ne tico natra io, tantu a nui, nun ce mborta gnente de gnisciunu. Na vota la so’ vista che se puleva lu nasu cò li titi… Ce ne sarianu tante da raccontanne, mah! Arriveterci, commare Concè, tantu a nui, come hai tittu tu prima, nun ce freca e nun cemporta gnente de gnisciunu. Ciavo, commare Concè”.
“Ciavo, commare Marì”.
Si lasciarono, ma fatalità volle che si incontrarono di nuovo e ripresero a chiacchierare finché si accorsero che si erano fatte le cinque di sera e quindi Maria preoccupata disse:
“Commare Concè, me ne vaio, che devo fa’ la cena a maritimu, sinnò quando revè me crocchia”.
“Vàcce pianu co’ so mena’, commare Marì… Fa’ quello che te tico: quanno io nun faccio attempu pe faje da magnà, mbè, prima de tuttu lu giorno me faccio li maccaruni e se la sera nun faccio attempu pe maritimu, me faccio trova’ moscia moscia e lui appena me vete preoccupato me tice: c’ha fattu? E io responno, che ne saccio! Sto coscì da oggi, forse tenerò un po’ de freve, po’ je tico: Mò te faccio la cena e me ne vaio subitu a lettu e spetto quello che me tice issu, defatti tuttu preoccupatu me tice: Macari pocu, ma quale cosa devi magnà. Faccio finta di accontentarlu e remagno, po’ faccio finta dazzarme e issu me pia sottobraccio e maccompagna a lettu. Faccio finta pe coprimme e issu tira su lenzolu e coperta; io sotto fresca fresca e sazia, mentre crete che sto’ male! Tè a marìtimu, facento le corna con li titi; e poi sveiate, commare Marì che la guerra 15-18 è finita.
La comare Maria fece proprio così. Il giorno dopo, orgogliosa della buona riuscita, raccontò tutto alla comare Concetta e ne risero assieme, e beffarono i loro mariti che, dopo una giornata di faticoso lavoro, tornavano stanchissimi dalla campagna, del tutto ignari dei tiri che giocavano le loro mogli. Ma un ragazzo che stava giocando vicino loro intese tutto il loro ragionamento e ne conservò memoria. Infatti una volta sposato, gli capitò che un giorno, di ritorno dal lavoro, sentì dire dalla moglie: “Senti Antonio: oggi non sono stata bene, mo cerco di ranciatte la cena, po’ me ne vaio a lettu”. Il marito, ricordandosi del dialogo delle due comari, rispose: “Fa’ la cena, io voio magnà”. Lei, piangendo, disse che si sentiva male, ma lui replicò: “Io non ce creto, fa’ da magnà, sennò so’ botte. Nun crete mica che io sia lu maritu de Concetta e de Maria, no, no, voio da magnà e basta”.
Così la povera moglie, che si sentiva male per davvero, dovette subire, a causa di quelle furbe comari.
6. I testi di poesia
Tratta a sua volta dal libro “La campagna romana” in Tor Lupara… riprendiamo la poesia intitolata “Tor Lupara”, dedicata all’omonima torre:
Tor Lupara, de notte, fa spavento; / intorno a lei d’inverno / pare che se scatenino cor vento, / le furie dell’inferno. / ’Gni furmine che scrocchia / je spezzetta le mura / le sgrana e le sconocchia; / però sta in piedi e dura. / Li lupi intorno urleno / urleno tutti in coro. / Da lontano se vedono / tanti ppunti de fòco: l’occhi loro. / Solo, de notte, a trovasse quaggiù, / ciai come l’impressione / che nun ritorni più. / Posto tetro e severo / e sta torre lupara, / nera sur celo nero, / rissomija a ’na bara!
Antologia
Cenni biobibliografici
Bibliografia
Dell’Orso, Michele – De Luca, Daniela, Tor Lupara, Il tesoro nascosto, Monterotondo, 2004, s.i.p.
Vicario, Salvatore G., Fonte Nuova entra nella storia, con il saggio “Tra Nomentum e Ficulea. Il territorio archeologico di Fonte Nuova” di Eugenio Moscetti e Alessandro La Porta, Roma, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, 2004 (pp. 199 con ill. b/n e a colori) C’era una volta Tor Lupara: notizie storiche e ricordi nella testimonianza del dott. Salvatore Vicario, autore di diversi libri tra cui Fonte Nuova entra nella storia. (Attraverso i ricordi di uno storico locale si indagano le origini di Fonte Nuova)
webgrafia
https:////it.wikipedia.org/wiki/Fonte_Nuova
https:////www.fonte-nuova.it
https:////www.comuni-italiani.it/058/122/
https:////www.prolocofontenuova.com/
www.associazionenomentana.com
ultimo aggiornamento 19-11-2011