Nella scrittura poetica di Francesco Balsamo visione e realtà si sovrappongono o si scambiano di posto e nessuna delle due misure di conoscenza è subordinata all’altra, entrambe sono strade sopraffine che portano a una ricerca dell’ineffabile esplicitata in espressioni decisamente fuori dal comune. Siamo di fronte a un registro linguistico in apparenza decifrabile di primo acchito, di un discorrere in versi limpidissimo, lineare che tuttavia declina una intrinseca complessità interpretativa.
L’àmbito in cui si muovono i temi scelti a titolo del suo ultimo libro Vetro veglia casa tintinnio (Edizioni MC, 2023), sono la casa-dimora e i suoi rumori e turbamenti, il tintinnio del vetro che sorprende la veglia o il dormiveglia, territorio misterioso colmo di sonorità e trasalimenti, ovvero realtà trasfigurata in visione da un intreccio che da lontano o da vicino/solo la luce stana. Che sia una lampada accesa e spenta/ sembra il dormiveglia di un faro/puntata verso la notte/anche se niente chiama, o che si tratti di luce flebile d’una candela capace di scavare una roccia/senza fatica, sgocciolando cera, marcatempo a segnare il distacco /della stagione//(…) un tratto/ di viaggio autunnale del corpo fisico-psichico prossimo a una sorta di vigile pre-letargia, di sonno controllato dai sensi che recepiscono, sorvegliano quanto accade dentro, intorno e fuori: fruscio di foglie, di vento, suono della parola e quello, impercettibile, prodotto da improvvise presenze, apparizioni, accostamenti tra cosa e cosa, incontri tra natura e persona, e tra persona e persona.
Muoversi intorno a questo mondo reale e onirico allo stesso tempo, è vivere una suggestione che non sostituisce la concretezza del reale, anzi la ravviva per quel senso di magico che proviene (ed è nascosto) dalla realtà, e di questa travalica l’angusto limite grazie alla poesia che nasce per mostrare e toccare altri mondi possibili: Da qui/si vede un bosco// (…) / al centro del bosco/ anche il buio ha una corteccia//la matita cammina dietro l’autunno// ma solo in certi mattini di legno// chiamarsi da lontano/ e dire bosco con le dita// poi da vicino / toccare albero per albero.
Mondi disegnati, intagliati in strofe incisive, segno netto e purissimo di un’anima-matita delicata che crea, fa esistere dal nulla ciò che prima non c’era, rinnova quel che è. A Francesco Balsamo, poeta e artista, dunque ben si addice il seguente assunto: egli scrive quando disegna, e disegna quando scrive. Ma torniamo al poeta e a questo libro, alla lanterna parola/scheletro matita per uscire dall’abituale dimora esistenziale: il corpo è altrove// (…) si allunga dentro una galleria/attraversa montagne// come un treno/ addenta case alberi e fiumi// e se ne vanno con lui/tutti i paesaggi. Si rimane colmi di stupore di fronte a tanto delicata e originale e luminosa poesia: essa stessa, luce che si addentra e squarcia silenzio e buio della notte, di un tempo autunnale per stare a guardare dal vetro/ e vedere l’infelicità accasciarsi.
Maria Gabriella Canfarelli
Nota biobibliografica
Francesco Balsamo (Catania, 1969) ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Brera e Catania e alla Facoltà di Lettere dell’Università di Catania. Ha pubblicato: Appendere l’ombra a un chiodo (in : 7 Poeti del Premio Montale, Crocetti 2002); Discorso dell’albero alle sue foglie (premio Sandro Penna per l’inedito 2002, Stamperia dell’Arancio 2003); Ortografia della neve (Incerti editori 2010, vincitore del premio Maria Marino 2011); Tre bei modi di sfruttare l’aria (Forme Libere 2013); Cresce a mazzetti il quadrifoglio (Ponte del Sale 2015); la plaquette A una scarpa solitaria (FUOCOfuochino, 2019). Tre i suoi libri di disegni: Non copiare dagli occhi (incerti Editori 2012); Album dei passaggi e dei culmini (Galleria Lo Magno 2017), Come (Officina delle immagini, 2019); ha partecipato a diverse mostre personali, collettive e a fiere di settore, l’ultima delle quali Artissima 2022 (Torino).