Un viaggio del 1957

Da 20th Century Vox (inedito)

Quell’anno aveva l’ala degli dei.

Partivi, bambino, sull’onda della radio

coi suoni immersi in fondo all’anima

salvo dai primi incontri col mondo.

Beato te, Cupido tra i desideri

puri dell’età solare! Felice,

tu che appena sapevi l’abc

e cantavi come allegra cincia

sull’albero più alto del tuo cielo.

Solo la voce tenera degli anni

la caldarrosta stretta nella mano

la brezza lieve di una bianca Cùrzola…

Ti teneva certo il soffio vago di Venere

e una stella guidava la tua via.

 

Caro specchio, dimmi, quale elettrico

lampo illuminò la scena,

quale dio infuse vita a quegli occhi

che si aprirono grandi e stupiti

sul mare pacificato del dopoguerra?

 

Ritorni tu, mamma, a darmi l’antico pane

spalmato di zucchero e d’olio

nelle bolle infuocate della controra,

e tu, babbo, assorto nei tuoi pennelli

scampati all’acqua ragia e tuffati

in altro colore, gatti pigrissimi

e cani fedeli, chiese al fresco

di ruscelli alpini, copie amorose

di Raffaello. Gli stessi resinosi

odori della pineta Marzini

con l’azzurro trafitto da milioni di aghi.