Da 20th Century Vox (inedito)
Quell’anno aveva l’ala degli dei.
Partivi, bambino, sull’onda della radio
coi suoni immersi in fondo all’anima
salvo dai primi incontri col mondo.
Beato te, Cupido tra i desideri
puri dell’età solare! Felice,
tu che appena sapevi l’abc
e cantavi come allegra cincia
sull’albero più alto del tuo cielo.
Solo la voce tenera degli anni
la caldarrosta stretta nella mano
la brezza lieve di una bianca Cùrzola…
Ti teneva certo il soffio vago di Venere
e una stella guidava la tua via.
Caro specchio, dimmi, quale elettrico
lampo illuminò la scena,
quale dio infuse vita a quegli occhi
che si aprirono grandi e stupiti
sul mare pacificato del dopoguerra?
Ritorni tu, mamma, a darmi l’antico pane
spalmato di zucchero e d’olio
nelle bolle infuocate della controra,
e tu, babbo, assorto nei tuoi pennelli
scampati all’acqua ragia e tuffati
in altro colore, gatti pigrissimi
e cani fedeli, chiese al fresco
di ruscelli alpini, copie amorose
di Raffaello. Gli stessi resinosi
odori della pineta Marzini
con l’azzurro trafitto da milioni di aghi.