compagni di giuoco all’appressarsi di un tempo di
saccheggio di sterpi di case vuote di sassi di
valve su spiagge squallide e di te che
descritti nei sogni e imparziale il futuro rapporti al re
neghittoso e nel volo di 12 destri colombi sul colle
dove un carteggio di insorti asfodeli transeunti il
luminoso lievitare dei seni Sono eventi che favole sveli
alla vampa del mio focolare io di me cercando la
chiave ti dico la chiave perdio che mai chi non sogna trova
distorto in un giuoco di insetti fra il muro la trave e l’ordito
di chiglie e di antenne del porto che dal futuro mi attende un
giuoco che un gesto scompiglia e di nuovo immutato riprende
salendo essi e schiamazzando animali senza nessi
nel sonno e nel vino pestando papaveri erbe cortecce radici
e discesi impazziti di odori e di amori in tessuti di rami
di gusci di sassi d’antiche mani sfiorate nel
diagramma capovolto della pioggia come nell’ossuto
radore del tuo ventre erompe la mia febbre
fino al trasalimento nei crocicchi dei nervi
tumulati in una carne prigioniera di una camera
infiorata di cuscini tappeti giornali pantofole
calze reggiseni preservativi resti di ostriche polvere di
cantaride fruste punteruoli parrucche barattoli
di talco profumo di muschio e più che selva
odorosa del tuo
violento e corporale odore dai gomiti pendente
Lascia che ti ricordi Sparsi in te la mia passione
umida come nelle vie degli alberi sale fisicamente
ogni linfa terrena e di tutto un monile una
traccia di pallore l’orologio lasciato nel cassetto e
testimone la vena straripata nella fronte Dunque
è così
e dopo un minuto di sapienza immemore
solo di nuovo
(da Tecnica di settembre)