Ulisside

compagni di giuoco all’appressarsi di un tempo di


saccheggio di sterpi di case vuote di sassi di


valve su spiagge squallide e di te che


descritti nei sogni e imparziale il futuro rapporti al re


neghittoso e nel volo di 12 destri colombi sul colle


dove un carteggio di insorti asfodeli transeunti il


luminoso lievitare dei seni Sono eventi che favole sveli


alla vampa del mio focolare io di me cercando la


chiave ti dico la chiave perdio che mai chi non sogna trova


distorto in un giuoco di insetti fra il muro la trave e l’ordito


di chiglie e di antenne del porto che dal futuro mi attende un


giuoco che un gesto scompiglia e di nuovo immutato riprende


salendo essi e schiamazzando animali senza nessi


nel sonno e nel vino pestando papaveri erbe cortecce radici


e discesi impazziti di odori e di amori in tessuti di rami


di gusci di sassi d’antiche mani sfiorate nel


diagramma capovolto della pioggia come nell’ossuto


radore del tuo ventre erompe la mia febbre


fino al trasalimento nei crocicchi dei nervi


tumulati in una carne prigioniera di una camera


infiorata di cuscini tappeti giornali pantofole


calze reggiseni preservativi resti di ostriche polvere di


cantaride fruste punteruoli parrucche barattoli


di talco profumo di muschio e più che selva


odorosa del tuo


violento e corporale odore dai gomiti pendente


Lascia che ti ricordi Sparsi in te la mia passione


umida come nelle vie degli alberi sale fisicamente


ogni linfa terrena e di tutto un monile una


traccia di pallore l’orologio lasciato nel cassetto e


testimone la vena straripata nella fronte Dunque


è così


e dopo un minuto di sapienza immemore


solo di nuovo


 


(da Tecnica di settembre)