Scoppio di sole. Vento di libeccio. La poesia di Carlo De Paolis

[LUGLIO 2015] Scoppio di sole. Vento di libeccio. La poesia di Carlo De Paolis, a cura di Cosma Siani, nota dialettologica di Claudio Porena, pp. 64, euro 10,00

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IL LIBRO                             

Il libro è un’antologia che intende far emergere la fisionomia di poeta, in dialetto e in italiano, di Carlo De Paolis. Qualità della sua poesia in dialetto sono il controllato trasporto con cui si esprime, in versi e forme di fattura regolare, dal registro colloquiale e nel contempo duttilmente adattato alla metrica; l’esuberanza dell’invenzione, che ce lo mostra animato da un forte gusto del dialetto, unito alla capacità di tenerne sotto controllo gli aspetti scontati; l’originalità di pensieri e immagini; la varietà e vitalità del lessico.
Nelle poesie in italiano lo vediamo meno portato a forme metriche fisse quali il sonetto, e incline a versi sciolti o liberi, a cui affida la propria originalità – anche in questo caso – nell’architettura del pensiero e nell’uso di immagini che si imprimono.
De Paolis si rivela autore pienamente consapevole sia dei mezzi usati per la propria scrittura, sia del proprio inevitabile, irrinunciabile radicamento nel mondo locale. Su questo suo humus egli riflette, in esso scava, e poi riesce ad astrarsene e generalizzarlo, rendendolo accessibile e convincente per chi a quel mondo non appartiene.

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IL POETA                           

 

Carlo De Paolis è nato e vive a Civitavecchia. Ha pubblicato le raccolte di versi Còre citavecchiese (1996. 2a ed. 2000); I sogni incompiuti (2008), Barlumi (2013). Nel 2012 ha vinto a Roma il Premio di poesia nei dialetti del Lazio “Vincenzo Scarpellino”.
Autore dall’attività multiforme (inclusa la pittura), ha scritto anche un gran numero di studi storici nei quali esplora il proprio territorio. Tra questi Le 82 giornate di Civitavecchia. Un manoscritto inedito sull’insurrezione antifrancese del 1798-99 (2002, rist. 2008), contenente la prima edizione del poema antico attribuito ad Arcangelo Nicolao Di Giovanni, L’assedio di Civitavecchia. Di quest’opera De Paolis ha anche realizzato, in collaborazione con il regista Pino Quartullo, un omonimo dramma, rappresentato nel porto storico di Civitavecchia nel 2008.
Un elenco esaustivo dei suoi numerosi scritti creativi e saggistici si trova nella raccolta Barlumi, insieme a un’ampia rassegna di interventi critici sulla sua opera.

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NEL LIBRO                     

Scoppio de sole*

Su ’no scojo ricamato de sale
le papéngole dormono a solina;
ner silenzio e nell’afa la marina
pare sfuggita ar monno der reale.

* All’amico Giovanni Massaccesi, pittore.

Scoppio de sole: l’intensa canicola che si manifesta nella zona di Civitavecchia durante l’estate nel periodo più caldo della giornata: la spiaggia si spopola; scojo ricamato de sale: la bianca filigrana della salsedine che si forma con l’evaporazione dell’acqua di mare. Sugli scogli restano, gli unici esseri che riescono a sopportare lo “scoppio di sole”, ed anzi ne approfittano per appisolarsi sugli scogli nel silenzio assoluto, sono le papéngole (nome popolare dei piccoli granchi neri e lucidi della specie Macropipus, che abbondano negli scogli e avanzano in diagonale); a solina: luogo esposto totalmente al sole.

 

Pomeriggio a corso Centocelle

                                      A Civitavecchia

Vanno e vengono, fanno a inguattarella,
li chiaroscuri a corso Centocelle
er Sole se calómba a coppetèlla
p’annasse a pèrde in mezzo all’artre stelle.
Trasmutano li gialli de limone,
albo, alabastro, malva, cinerino,
avorio, ardesia, lacca der Giappone,
aranciati velati de turchino,
riflessi ambrati, sbaffi de carbone.
Annunci de ’n tramonto tormentato,
penombra, oscurità, cielo smaltato,
sprazzi de Luna nòva, luci accese,
machine incolonnate a serpentone
ell’aria che diventa manganese
tra nizze de semafori e perzone!

Civitavecchia, primavera 2003.

Se calómba a coppetella: si getta a capofitto; a coppetella dal gergo calcistico per indicare la traiettoria che compie il pallone quando, colpito ad effetto, sale quasi verticalmente per ricadere alle spalle del portiere; tra nizze de semafori e perzone: a Civitavecchia l’espressione fa’ la nizza definisce il comportamento di chi, avendo raggiunto un risultato schernisce e motteggia gli altri per suscitarne la gelosia. Nel caso specifico, il semaforo sembra canzonare le persone restando verde per un tempo insufficiente e loro rispondono attraversando ugualmente col rosso.

Profumo de nonna

Sbuffa come ’n’ antica vaporiera
la caffettiera e sfuma dar cammino
er profumo der vecchio macinino
de la mi’ nonna… e pare ’na preghiera!

Civitavecchia, estate 2011

 

Io sono un pittore mancato

Non chiamatemi storico e poeta,
io sono un pittore mancato
che voleva percorrere a ritroso
le tappe dell’idea figurativa
di quel dio parallelo ed imperfetto
che era l’io di Altamira e di Lascaux.
Scomparirò
senza aver rivissuto fino in fondo
l’iniziale scintilla di intelletto
(esperienza vitale e primordiale
carica di certezze e di incertezze)
che guidava la mano al primo segno
del disegno del sogno del non-io.