Rendiconto di viaggi incompiuti

Poesie di Mario Melis

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[SETTEMBRE 2019] Rendiconto di viaggi incompiuti, di Mario Melis, Roma, Edizioni Cofine, ISBN 978-88-98370-52-8 pag. 88, euro 14,00

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IL LIBRO

Rendiconto di viaggi incompiuti va letto come un poemetto, diviso in vari testi.

Un riepilogo di luoghi, con i riflessi sull’io narrante, al centro una donna, o piuttosto il suo simulacro, che è poi noi stessi, irraggiungibile, nella dicotomia tra la cosiddetta realtà e la parola che siamo. Perciò una poesia d’Amore (con la maiuscola) nella sua ricerca, con il risultato di un fallimento, di cui ci si assolve per aver almeno compiuto il tentativo. Non sapremo mai quanto di noi ci sia nella nostra immaginazione dell’altro, nel tentativo di conoscerlo, per amarlo per lui stesso.

Dei luoghi prevalentemente la Grecia, che è il modello di noi Occidentali, sicché il protagonista si riconosce e non si riconosce in Ulisse e la donna è o non è Elena o Penelope.

E i luoghi sono anche i poeti del passato che hanno contribuito a formare il soggetto (senza l’intenzione di una supponenza letteraria) in particolare il colonnello, Ferdinando Falco, ai quali dobbiamo riconoscenza soprattutto sul piano umano.

Alla fine, proprio per la dicotomia di cui si è detto, anche il resoconto è falso, non solo nella parola, ma anche nella coincidenza che essa ha con noi. Per lo stesso motivo il volume si chiude con una sezione intitolata “Cronache”, quasi per contrapporre il rendiconto personale alla realtà dei fatti, ben sapendo che anche questa è soggetta alla falsificazione dell’io.

(M. M.)

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L’AUTORE

MARIO MELIS è nato a Roma nel 1942 e vive a Palestrina (RM). Ha insegnato lettere in un istituto statale della Capitale. Ha pubblicato ricerche di carattere storico-archeologico e i libri di poesie L’altro (Roma, Ed. Cofine, 2004) e Notizie dall’Isola (Roma, Ed. Cofine, 2014).

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RECENSIONE di Anna Maria Curci

 

NEL LIBRO

Le tue mani autunnali come foglie

Le tue mani autunnali come foglie
le parole pronunciate che discendono. Dove?
Tutte le parti di un dramma astrattamente tristi
Quelle supposte da un personaggio nell’altro (Orfeo – Euridice)
e perciò riflesse con un’assoluzione di lui stesso
tutte le parti dove il corpo manca
proteso nel vuoto in una confusione dei pronomi:
il soggetto e l’oggetto.
Fuori nel campo del desiderio
e fuori da quello delle norme
che accomunano
nella supposta eternità del fiume
l’attenzione (non) corrisponde
al saltello delle gambe ipostasi nell’aria
nel tunnel esterno dell’interno