Una gioiosa adesione alla Natura, a tutto ciò che vive, pulsa e si trasforma, a testimoniare l’eterno divenire dove niente si perde, tutto ri-torna aprendo prospettive inattese, talora vertiginose.
Paesaggi di colori e fiori, splendide giornate di sole, voli e cieli azzurri nei luoghi della fanciullezza, il ricordo (umanissimo) dei propri cari, degli affetti che ci hanno abitato e segnato in modo indelebile
Percorsi e sentieri dell’esistenza, ed ecco apparire la giovane ragazza con il “vestito bianco con tante palline rosse”: una teofanìa? Silvia, forse? o la donzelletta col suo fascio dell’erba e
un mazzolin di rose e di viole? o invece la Primavera della vita che nutre sogni, spalanca orizzonti…
Sentimenti come la nostalgia, la malinconia o lo smarrimento emergono dai ricordi, ma l’Erebo della disperazione che cancella esuberanza e speranze non trova posto in questi versi: un indizio, un nuovo inizio si nasconde anche dietro le nubi più cupe, e la luce torna a splendere con forza
La consapevolezza della sera che ci è davanti non è mai rassegnazione, rappresenta piuttosto una sfida: accende desideri e passione, richiama voci amate, spinge a vivere i giorni nella pienezza accogliendo la realtà con fervore e stoicismo attivo
LA PREMAVERE
Me la recorde anchéure
quela viarelle de muntagne,
addò na vote t’ajje ’ncuntrate,
che la facce reschiarate
da ju sole che faciàive
a cucù tra i réme de le piante,
Purtéive nu sciucche bianche
che tante palléine rosce
i tenéive, ’mméne, nu mazze
de fiore de campagne.
Éive come la premavere
che cale da ju ciele pe’ repurtà
nu poche de contentezze
sopra ajju munne dope
le pàine de ju mmiérne.
I leste come la premavere
sci passate i da alléure
nen t’ajje chiù ’ncuntrate.
LA PRIMAVERA
Lo ricordo ancora quel sentiero di montagna dove ti ho incontrata una volta con il viso illuminato dal sole che giocava a rimpiattino tra i rami degli alberi. Portavi un vestito bianco con tante palline rosse e avevi in mano un mazzo di fiori di campagna. Eri come la primavera che scende dal cielo per restituire un po’ di gioia al mondo dopo le tristezze dell’inverno. E lesta come la primavera sei passata e da allora non ti ho più incontrata.
Pietro Civitareale, Préime che ve’ le schìure (Prima che venga il buio), Roma, Ed. Cofine, 2019
Maria Grazia Cabras
Pubblicato il 3 dicembre 2019