Poesia dialettale nella provincia di Roma

Civitavecchia, Periferia urbana, Monti Lucretili

(marzo 2005) Poesia dialettale nella provincia di Roma (Civitavecchia, Periferia urbana, Monti Lucretili), di Cosma Siani, Ed. Cofine, Roma, pp. 80, euro 10,00.
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IL LIBRO propone un viaggio in aree periferiche della poesia dialettale in provincia di Roma; aree malnote, non reputate (a ragione o a torto), o non esplorate.
L’itinerario, dialettologicamente, non coincide col solo romanesco, di cui si prende in esame sia quello periferico urbano che quello di Civitavecchia, ma si spinge in una zona dialettale differenziata da questo, quella del Parco dei Monti Lucretili.
Il volume contiene pure un’interessante antologia poetica ed una guida storica e ambientale delle zone comprese nella ricerca.
Poesia dialettale nella provincia di Roma è il quarto quaderno del Centro di documentazione di poesia dialettale "Vincenzo Scarpellino".
E’ un’opera che fa parte di un progetto di ricerca finanziato dalla Provincia di Roma, Assessorato alla Cultura.
Il libro è stato presentato il 21 marzo  2005 alla Biblioteca G. Rodari a Tor Tre Teste, Roma. Leggi il resoconto

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L’AUTORE                    

COSMA SIANI insegna Lingua e traduzione inglese all’Università di Cassino. Ha scritto testi e saggi di glottodidattica (Zanichelli, La Nuova Italia). Collabora all’Indice dei libri del mese. È autore di una raccolta di recensioni letterarie Libri all’Indice e altri (Manni, 2001).
Per le Edizioni Cofine ha pubblicato Poesia dialettale del Gargano. Antologia minima (1996), L’io diviso. Joseph Tusiani fra emigrazione e letteratura (1999), In 4 lingue. Antologia di Joseph Tusiani (2001), Dialetto e poesia nel Gargano (2002), Achille Serrao poeta e narratore. Antologia della critica e biobibliografia (2004), Le lingue dell’altrove. Storia testi e bibliografia di J. Tusiani (2004)

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DAL LIBRO                  

Il viaggio in aree periferiche della poesia dialettale è vocazione originaria della collana in cui compare questo volume.
A panoramiche regionali acquisite (come quella sui poeti abruzzesi, o le altre, prossime, sui romaneschi e sui napoletani), nella collana troviamo infatti indagini che ancora mancavano (sull’area dialettale garganica), o esplorazioni ancora malnote o mal investigate (i dialettali tradotti in inglese).L’itinerario lungo i margini della poesia dialettale – territori trascurati o non entrati ancora nell’ottica letteraria o addirittura non dissodati – prosegue con questo volume, che scandaglia alcune zone della provincia di Roma corrispondenti all’area di Civitavecchia e al Parco dei Monti Lucretili.Non sono che primi scandagli. Siamo d’accordo con quanti, a lettura compiuta, riterranno che la ricognizione non si può considerare esaurita, e va estesa.
Lo faremo noi o lo faranno altri (e avremo almeno avuto il merito dell’abbrivo all’azione, ci si vorrà riconoscere). Così l’area civitavecchiese, le cui voci non non hanno finora trovato ascolto e attenzione oltre la cerchia municipale.E così il territorio dei Monti Lucretili, dove ancora è da portare alla luce, se c’è, una voce all’altezza delle espressioni dialettali del Lazio, romanesche e non.

Ciò che il lettore troverà in relazione a quest’ultima zona, in effetti, attiene a quella fascia di confine (che è raccordo più che separazione) nella quale la poesia dialettale colta o “riflessa”, come si suol dire dopo Croce – e come privilegiato in questa ricerca – si riallaccia alla poesia dialettale popolare, e quindi all’antropologico prima ancora che al letterario e a valori estetici. In questo senso, la ricognizione nell’area dei Lucretili, pur sorvolata come può qui sembrare, presenta il fascino dell’osservazione dei fenomeni sul loro nascere. In questa luce qui offriamo un primo approccio alla zona e ai testi che in essa si possono rinvenire.

È marginale, e in tal senso periferica, anche quella vasta area della capitale non emersa a riconoscimenti, ma fervida, talora disordinatamente, talora carente in autocritica, oggi estesa nel continente Internet, senza freni o controllo, è vero, ma spirante una vitalità, un’inventiva e un fervore che non possono non attirare l’attenzione. La nostra indagine si spinge anche in quest’area del sommerso urbano, con scoperte di voci che ci appaiono niente affatto indegne di considerazione.Così la ricerca concretizzata in questo volume si offre al lettore e si propone all’attenzione degli addetti. Non senza gratitudine verso chi, come la Provinci di Roma, ne ha consentito la pubblicazione, e verso coloro che l’hanno facilitata, inviando materiali e fornendo informazioni. Qui vorremmo ringraziare intanto i comuni e gli operatori dei Centri-Visita del Parco del Monti Lucretili che hanno risposto alla nostra richiesta di sostegno informativo, e in particolare la Federazione Volontari Radio Soccorso di San Polo dei Cavalieri, auspicando che la ricerca qui condotta costituisca un primo riscontro alla loro opera svolta, e un inizio di approfondimento.

Un ringraziamento particolare va inoltre al curatore dell’opera prof. Cosma Siani ed alla Edizioni Cofine.

Vincenzo Luciani
(direttore Centro di documentazione della poesia dialettale
“V. Scarpellino” – Ass. culturale Periferie)


Dalla parte antologica del libro:

UGO MARZI (Civitavecchia) da Gaimoni

Sogno

Riecco er giorno che ristura er tempo.
La notte già s’è data e va pe’ fratte
cor guardiano der sonno che rameggia,
zompanno su li tetti de la storia.
L’arba smarita infrocia contro er muro
Cor primo razzo p’asciuttà la guazza
Che lagrima sur sogno sverminito.
Eppuro su ne l’aria quant’ucelli
tra li sogni che voleno a fatica
e quante guje de la cattedrale
appuntelleno ’r cèlo p’un respiro.

Er tempo

Er temp’er temp’er temp’er temp’er tempo
chissà ’ndo’ passa er tempo e ’ndo s’addorme,
’ndo’ rumica li giorni co’ la notte,
’ndo’ vammoriammazzato quanno l’omo
lo vo’ ammazzà perché nun sa che facce,
’ndo’ annerà a riparalle da la pioggia
l’ale liggere peggio d’un gaimone,
’ndo’ tiè la rota, er fuso, l’arcolaro
pe’ filacce la lana e sforbicialla,
’ndo’ le zanne pe’ mozzicà la vita,
’ndo’ va ’sto galantomo che smemoria
li pensieri e le cricche de jerlantro,
chissà come se perde e ’ndo’ se trova.
Forze starà a giocà a nisconnarello
pe’ cojonà chi vo sapenne troppo
e seccallo co’ un razzo de saetta
da riccoje le cenere da l’ossa.