Piccole esecuzioni di Ferdinando Falco

Recensione e scelta di poesie di Maurizio Rossi

 

Non ho incontrato personalmente l’Autore, ma solo attraverso le testimonianze e i ricordi di quanti l’hanno conosciuto e apprezzato sia come persona che come poeta. Queste Piccole esecuzioni – ritrovate dallo scrittore tra carte, fatture, pagelle e ricette, e da lui offerte agli amici – sono testimonianza di un labor poetico sostenuto, come lui dice “dalla passione per la parola precisa che mi ha afflitto per lungo periodo”: quel sostantivo, eventuale aggettivo e quel verbo frutto di una paziente ricerca e sostituzione, non certo solo per ossessione o semplice esercizio. Ecco l’onestà poetica, che non è affatto in contrasto con la finzione di cui parlava il poeta Pessoa.

Nel prezioso libretto (di 31 anni fa) sono offerte composizioni piccole, perché brevi, quasi tutte: anche la brevità è frutto della dedizione e del lavoro e forse dovrebbe essere una caratteristica- non certo indispensabile, ma consigliabile – della poesia. L’Autore sceglie la parola a volte per il suono, altre perché metafora, altre come adattamento di termini latini: nulla è per caso, nella sua poesia colta, raffinata, musicale e classica, cioè senza tempo e in continuum con i grandi autori dell’otto-novecento. Emerge, anche da queste poche scelte da me fatte, un poeta che sembra in dialogo, quasi osmosi, con la natura e le persone; il tempo, scandito dall’attesa e dai ricordi, fa parte del mondo e non fa paura.

 

Il pendolo

 

Nella risacca degli occhi

tremarono canneti

 

d’improvviso si tinsero

del battito del pendolo

nero

sulla parete delle scale.

 

 

Abbaco amaro

 

Ecco, la trama ordita

in antichissimi sismi

oggi dirozza.

Abbaco amaro appalesa

in luce c’avvoraggina

alberi e sole.

Nella distanza vanita

tra ombre e cose, sono

ciò che sarò e che già sono.

Flettono spasmi gli offesi

confini dell’essere

e quando l’abbaglio scompare

fuggono alzavole nella nube dello sparo.

 

 

Ricordi

 

M’intuo fra acacie. Annotta

per attimi tra noi distanza.

Presto parrà illusione,

grido che non si vede;

 

figura in sogno torna

spersa pietraia

da secoli di vento;

(anche per ciò

sorridi vagamente)

 

ed avrà queste sfere

polverose di sole

bosco di mia,

di tua memoria.

 

 

Amore. Un’ombra

 

In vespro che di sé cose colora

come per occhi amore m’indirizzi,

zittisce il mondo il cuore mi stormisce

e per poco dismemoro chi sono

finché solo ritorno,

uguale a tordo cauto

ch’elude in volo apparecchiati inganni.

 

S’acchiara una pausa ora

e un’ombra d’eroe riaffiora

a una riva, sonante d’asfodeli.

 

Ferdinando Falco, Piccole esecuzioni, in proprio, 1992 

Ferdinando Falco (Caivano 1936 – Roma 8 luglio 2016) ha pubblicato le raccolte poetiche: In lode della magia, Il Messaggio, Gela 1974, foglio n. 33; Tecnica di settembre, Il Libro, Roma 1974; La bardana del Greco. XX sonetti, Barbablù, Siena 1981; L’ampiezza a dimora, Messapo, Siena 1981; Sonetti in forma di poesia, Hetea, Alatri 1989; L’ombra, Poesia in Piego, Roma 1990; Piccole esecuzioni, edizione privata, Roma 1993; Trattatello dell’anima e dell’ombra, Accipiter, Roma 2012; i romanzi: Uneide, Edizioni Cofine, Roma 2002; Agiografie profane, Accipiter, Roma 2010; Triedro, Roma 2010; Resti umani, Roma 2011; Carte a perdere. Orme, tracce e piste, Roma 2012.
Dopo la sua morte, avvenuta nel giorno del suo ottantesimo compleanno, è stata curata da Mario Melis per le Edizioni Cofine (collana “Aperilibri” n. 7, Roma 2017)  Ferdinando Falco, antologia. Nel 2018 Edizioni Cofine ha pubblicato Della morte del caso del superfluo e altre poesie manoscritte, Prefazione di Paolo Memmo. Falco era anche appassionato di arte grafica: sue sono le immagine (‘Fabbrica di notte’, collage del 1989, e un ‘acquerello’ del 1988), pubblicate nella copertina di quest’ultimo libro.