Acuto osservatore, dentro e fuori di sé, Lijoi bussa, prima di entrare con la sua poesia; così come nella vita, rispettoso ed educato anche nel tono, in poesia non “si intromette” con versi gridati, schiaffeggianti, sublimi. Si propone con una scrittura chiara, immediata, a volte scarna, pur padroneggiando le parole, senza che il suo pensiero e il messaggio che comunica perdano di efficacia e sostanza “Parlami di te/ come un tempo/ alla mensa:/ho una sete/ impellente/ da appagare.” c’è attitudine all’ascolto e tutto il desiderio discreto (“Se tu vuoi”) – di riprendere un’amicizia, un rapporto.
Eppure il poeta non rinuncia a messaggi diretti nel raccontare la stanchezza di un sistema di vita “Siamo stanchi/ di file disciplinate/ come tanti soldatini/ e di attese telefoniche/ per non perdere la precedenza” che può portare qualcuno “rannicchiato su sé stesso/…a deflagrare/ in attimi di follia”. Non vediamo attorno a noi reazioni esagerate, a volte folli, per una precedenza in auto, un posteggio, una sciocchezza qualsiasi? E così accade che “Ci si nasconde/ cercando senza bussola/ un posto dove parcheggiare/ l’ombra di sé stessi/ mentre la mente è altrove”
L’Autore poggia il verso proprio al punto di rottura tra mente – processi logici, comprensione, comunicazione – e il sé – la consapevolezza dell’essere, dei propri limiti, desideri, paure – di cui siamo solo l’ombra, l’impronta mutevole e labile. E così ancora si tenta “Si cerca l’ago/ nel pagliaio/ per cucire/ ma l’ombra svanisce/ quando il sole si nasconde…Si cercano/ residui d’umanità/ nelle parole/ per tentare/ di ricucire/ i rapporti…” si tenta di riparare la stoffa strappata, la rete che lega la mente e la coscienza; ma non si hanno più punti cardinali e il sapere è sempre più supposto, dice Bruno Lijoi.
Resta una possibilità, un ritorno all’infanzia, ai ricordi, alla campagna e alla terra di Calabria, riproponendo “l’accoglienza della terra” oppure “la colonia/ che s’apriva/ ai legami/ e tacitava/ le prolungate assenze.” Ecco la poesia che fa leva su mente e cuore, e Lijoi lo sa bene, ma con molta umiltà e verità confessa “Non mi preoccupo,/sai,/ di poter interferire/ su altri e alti sentimenti, in fondo non sono/ che un agricoltore/ che semina parole…” E sa altrettanto bene che le tracce di un percorso di ripresa possono svaporare, che “…lo scrosciare/ del tempo/ smemora il passato” anche se “la voce s’attarda/ ad esplorare le sfumature” : due passaggi molto poetici, come altri nella poesia di Lijoi, che narrano la sua sensibilità e il suo “mestiere di vivere”.
Ultima annotazione: i versi brevi sono lo stile dell’Autore, compiuti ognuno in sé e legati l’uno all’altro. Nella continuità della lettura per seguire il pensiero e l’immagine, si è invitati a soffermarsi, a non avere fretta, ad assorbire quel che viene offerto.
Oltre la linea
Oltre la linea,
la mia linea,
c’è un campo inesplorato,
mai calpestato.
Dentro la linea,
la mia linea,
fermentano progetti,
galoppano fantasie.
Non so, ora,
se le due linee parallele
le mie possibili linee,
nate sotto lo stesso sole
e coltivate sotto la stessa luna,
navigando a vista,
troveranno un punto d’incontro.
Nel frattempo, mi disamoro.
Segugio
Mi ritrovo,
ancora,
a battere una pista
persa in gioventù.
Come un segugio
torno sui miei passi
quando penso
di averla bruciata
nell’attimo stesso
del suo ritrovamento.
Mi ritrovo
su tracce che svaporano
come schiuma di mare
e in questo solfeggio
di movenze
mi riconosco ippocampo.
Il viale
Ci si porta
lungo il viale
in attesa
di un fortuito riscontro
a discreti segnali
lasciati cadere
tra un sorriso
e un battito di ciglia.
Quante suole,
risuolate,
sull’unica strada viva
e quante dicerie
alimentate ad arte
scandiscono le ore.
Si cammina
lungo il viale,
ennesima capriola,
in punta di piedi
facendo affidamento
sulle lancette
che, avanzando,
danno respiro
alle notti insonni
per poi spogliarle
una ad una
delle attese riposte.
Bruno Lijoi, Osservo e…busso alla tua porta, Europa Ed. Roma, 2022
Bruno Lijoi nasce nel 1951 a Sant’Andrea Apostolo dello Jonio (CZ). Dopo aver vissuto da piccolo a Gaeta, si trasferisce a Roma nel 1960. Dopo gli studi classici, si laurea in Scienze Politiche, per poi impiegarsi in un Ministero romano. Ha ricevuto il titolo di Cavaliere per meriti di Lavoro. Ha pubblicato undici libri di Poesia, Narrativa, Fiabe. Riconoscimenti gli sono stati attribuiti da “Il Telescopio”, per Male-dettamente Roma; da “Books for peace 2017” per il libro di favole Il lago dei sette sospiri; dal “Michelangelo Buonarroti 2021” per Scintille (I racconti del focolare). Nel marzo del 2018 ha pubblicato la raccolta L’albero della vita, Prefazione di Anna Maria Curci, N. 12 della Collana Aperilibri di Edizioni Cofine.