Al tempo del “sale sparso”, nel “presente/onnipresente”, il verso oltreverso di Doris Emilia Bragagnini rivendica diritto di parola, traghetta in direzione di sponde solitarie, contrasta “clangore” e “fragore”.
Gli ultimi cinque versi del componimento di Rilke La pantera, riportati in esergo nella splendida traduzione di Leone Traverso, non lasciano dubbi sull’impresa:
Solo, a volte, su l’arida pupilla,
tacito, un velo si solleva; e irrompe
una immagine in essa; e via balena
lungo il silenzio delle membra tese,
per smorzarsi, veloce, in fondo al cuore.
Le immagini che irrompono sfuggono a chi le vorrebbe immote. Ribellione, pesca di frodo, “lampo al volo”, provvista “per giorni muti” reprimono le urla e si esprimono con “soffiosibilo”, respiro, sussurro, incuranti di scuole e accademie, ma ben consapevoli del gelo da scontare per la diserzione.
Ha un colore dominante la gamma cromatica del sottrarsi a “canoni e tranelli”: è il rosso, che si manifesta nella sua versione ‘classica’ e nelle varietà “scarlatto” e “purpureo”; “non l’azzurro”, dunque, di un anelito che si conosce già come impraticabile – e il “cielo di cobalto” è l’altro da sé – ma terra dell’esilio e segno del quotidiano rischiare senza rete alcuna. Non è un caso che nel componimento centrale, dichiarazione di poetica, espressione di volontà, il colore ricorra nella versione “rosso” e “scarlatto”:
una immagine in essa; e via balena
lungo il silenzio delle membra tese,
per smorzarsi, veloce, in fondo al cuore.
Le immagini che irrompono sfuggono a chi le vorrebbe immote. Ribellione, pesca di frodo, “lampo al volo”, provvista “per giorni muti” reprimono le urla e si esprimono con “soffiosibilo”, respiro, sussurro, incuranti di scuole e accademie, ma ben consapevoli del gelo da scontare per la diserzione.
Ha un colore dominante la gamma cromatica del sottrarsi a “canoni e tranelli”: è il rosso, che si manifesta nella sua versione ‘classica’ e nelle varietà “scarlatto” e “purpureo”; “non l’azzurro”, dunque, di un anelito che si conosce già come impraticabile – e il “cielo di cobalto” è l’altro da sé – ma terra dell’esilio e segno del quotidiano rischiare senza rete alcuna. Non è un caso che nel componimento centrale, dichiarazione di poetica, espressione di volontà, il colore ricorra nella versione “rosso” e “scarlatto”:
In fondo al cerchio
voglio essere quell’attimo
in cui dico – sono il rosso –
in fondo al cerchio
è scarlatto che mi sale addosso
un istinto che precede
lo stupendo, inesplicato
uragano dentro agli occhi che
si specchiano a ritroso
mentre mordo questo labbro
a permettere il progetto
che – gattona – per la stanza
in cui dico – sono il rosso –
in fondo al cerchio
è scarlatto che mi sale addosso
un istinto che precede
lo stupendo, inesplicato
uragano dentro agli occhi che
si specchiano a ritroso
mentre mordo questo labbro
a permettere il progetto
che – gattona – per la stanza
La voce è, allo stesso tempo e come recitano i titoli di due testi nella raccolta, “impalpabile” e “implacabile”, la pluralità è associata ai
Presagi di lupi
Presagi di lupi
Presagi di pluralità
frammenti ossei
conficcano tormenti
frammenti ossei
conficcano tormenti
Desideri di mutazione
follia, sogno dilagante
nota dilatata di plenilunio
follia, sogno dilagante
nota dilatata di plenilunio
Infrangibile nucleo
di scissione temporale
d’irrealtà negata. Amata
di scissione temporale
d’irrealtà negata. Amata
* * *
Rimescolare voglia e agonia
promulgare parole
che incidono lo sterno
promulgare parole
che incidono lo sterno
la forma infierire dentro
martello di pensieri
giunge al cervello
martello di pensieri
giunge al cervello
Codici infranti
bottiglie della mente riaperte
salvavita disinnescati
bottiglie della mente riaperte
salvavita disinnescati
gemito e gocce arroventate
a serrare voleri
di molecole mutanti
a serrare voleri
di molecole mutanti
Offro la gola
vedo – sollevare di denti
ringhio sfugge alla caverna
vedo – sollevare di denti
ringhio sfugge alla caverna
La vittoria si fa sangue
e te ne vai ignaro
con l’antico passo obliquo.
e te ne vai ignaro
con l’antico passo obliquo.
Si sottrae al ritmo altrui, l’oltreverso, ma ha un suo passo sicuro:
Il passo
Se un galoppo
mi rosicchia il cuore
non è ferrando il passo
che mi salvi in corsa
mi rosicchia il cuore
non è ferrando il passo
che mi salvi in corsa
tutto è “compreso”
infilato all’inizio
scandito a riprese
che vinco e che perdo
infilato all’inizio
scandito a riprese
che vinco e che perdo
tra il male e l’agire
di questa grancassa
che ancora si osa
nel fare rumore
di questa grancassa
che ancora si osa
nel fare rumore
Rilke scriveva: “Solo, a volte…” e “a volte” capita che il passo sicuro, la voce consapevole della propria esiliata diversità, accedano alla libertà e la mostrino in una bellezza ignota ai più, “l’attigua”:
L’attigua
mi rimane a volte libera – l’attigua
per sola clemenza, indulgenza o sorpasso
che scorre, come suono di latta
bidone/rimbombo, percossa
da quanto nemmeno fraintendo
per sola clemenza, indulgenza o sorpasso
che scorre, come suono di latta
bidone/rimbombo, percossa
da quanto nemmeno fraintendo
– insaputo –
non ho memoria di me, galleggia
nella mente una figura orizzontale
vedo i suoi capelli, morti
m’inabisso a testa emersa
nella mente una figura orizzontale
vedo i suoi capelli, morti
m’inabisso a testa emersa
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Doris Emilia Bragagnini, Oltreverso. Il latte sulla porta. Introduzione di Augusto Benemeglio, Zona editore, 2012
25/04/2013