Nuovi sentieri di Lorenzo Poggi

di Paolo Carucci

Nella sua molteplice attività poetica, Lorenzo Poggi ha sempre una vocazione decisa all’essenzialità. Sentieri intrecciati di pensieri vengono gettati sulla carta, svelano un paesaggio di osservazioni fulminee: nasce insomma un cammino fatto di scorci di vita e natura. Descrizioni di stati d’animo con accesi cromatismi stagionali costellano i versi brevi del poeta romano.

 

Il gelo fodera i prati 

e scricchiola 

i tuoi passi nel verde.

Il muschio del nord 

parla gaelico 

sul tronco del cedro. 

Poggi ama i frammenti, i versi brevi, le forme aforistiche, sapide di mestizia, di cui compone anche poesie più articolate e complesse, come dimostra questo brano tratto da una silloge importante, La Nauseatudine (“Poesie”, prefazione di Plinio Perilli, La Vita Felice, 2019)   

Torno a parlare di pane e di vino

con la luna che taglia l’erba

e la stella a indicare la via.

O ancora

Ho lanciato frasi d’amore

nell’aria sferzata dal vento

parole scomposte sui tronchi d’olivo.

A chiudere questo florilegio da La Nausetudine, riportiamo questo componimento   

che esprime la forte volontà di rarefazione stilistica del Nostro. 

Ho steso le mani

per farne coppe amorose

in cui bere la vita. 

Emerge quindi il verseggiare di un dolce/amaro epigrafista di realtà, spesso anche in vernacolo romanesco. 

Proprio una tale abitudine alla nausea, un distacco dalla melma del reale, portano Poggi a ritrovarsi nella tradizione orientale dell’Haiku e dei suoi altri consimili schemi metrici chiusi, come appunto il Waka e il Tanka, o il folle e ironico, vorremmo dire satirico, uso del Senryu, un haiku più graffiante e meno descrittivo. 

Ecco ad esempio:

Povero clown

rappresenti la vita

dietro quel naso. 

Oppure

Un giorno grigio

s’affaccia alla finestra

senza entusiasmo.

Modelli più classici di haiku giapponese (strutturato nella forma chiusa del 5/7/5 e col kigo, stagionale espresso), si trovano però in questi Nuovi Sentieri, che riprendono e aggiornano il viaggio dell’autore nell’haiku di Stretti sentieri, (2017, sempre per Escamontage) .

Ma so d’autunno

di foglie che cadono 

senza rumore.

La primavera  

s’inginocchia all’altare  

del verde intenso.

Versi di un immobile vento pittorico, sulla scia del grande Basho, il maggiore autore di haiku giapponese, perché la forza dell’haiku è un respiro sospeso sul mondo, epifanizza un battito di ciglia che scopre nella natura; lo specchio di un lago il volo di una farfalla, la neve di un monte. In questo modello poetico c’è sì un descrittivismo apparentemente semplice e ingenuo, ma in realtà nella tradizione orientale dell’haiku, come pure nel tanka è sotteso un complesso e rastremato universo di emozioni, di pura essenzialità naturale ed esistenziale. Scintille di sguardi universali!

Ma in Poggi, i vari componimenti presentano spesso un’ombra di riflessione dolorosa sulla realtà, specie nei waka e nei tanka (articolati metricamente in schema di 5/7/5/7/7versi)

Lungo gli argini 

del tempo che fluisce

s’affastellano

ricordi come schegge

tra canne di passato.

Ecco che questi scatti in b/n, offrono forse i colori più intimi della visione incantata/disincantata di Lorenzo Poggi.

Lorenzo Poggi, Nuovi sentieri: Haiku, Senryu, Waka e Tanka, EscaMontage, Roma, 2023