Notizie dall’Isola

Poesie di Mario Melis

(Marzo 2014) Notizie dall’Isola, poesie in italiano di Mario Melis, Roma, Ed. Cofine, pp. 56, ISBN 978-88-98370-09-2, euro 10,00
ESAURITO

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IL LIBRO                         

Questo libro durissimo soprattutto nelle sue tenerezze, finisce con l’essere un poema unitario che va letto tutto di seguito: solo così la poesia centrale “Alla ragazza di Auschwitz” risulta davvero la chiave di volta per ottenere un senso che nulla concede a lirismi di maniera o a invettive moraleggianti (…).
Un poema insolito questo del sardo-navarrino Mario Melis al suo secondo e più importante lavoro a cui invito ad accostarci liberi da raffinatezze estetizzanti o da aridi formalismi di avanguardie consunte. Facciamoci invece prendere dalle sue parole petrose pronte a ferire svelando tutta intera la nostra vanità e forse potremo non perdere del tutto il senso della pietà.

Cristiano Franceschi

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L’AUTORE                    

MARIO MELIS è nato a Roma nel 1942 e vive a Palestrina (RM).
Ha insegnato lettere in un istituto statale della Capitale. Ha pubblicato ricerche di carattere storico-archeologico e il libro di poesie L’altro (Roma, Ed. Cofine, 2004).
Sue poesie sono presenti sul sito www.poetidelparco.it.

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NEL LIBRO                  

Suite (quasi un’introduzione)

I

Un altro anno svolta l’angolo
la sfera armillare:
distanzia e avvicina.
Alcuni ti conobbero
e di te conservano frammenti.

Un giorno forse vivremo il sogno del ritorno
o al tempo della cacciata s’è compiuto.
Lo portarono viandanti sulla terra
sebbene non ci pensino
quelli a cui pensiamo.
Dagli Iperborei del tempo dell’angelo
ove non raggiunge il ricordo.

Rifletto sul silenzio
come esistono le cose che non sono.
Lasciamo in minuscole biche
un segno della canzone mutilata:
i ricordi così smarriscono la strada
che fanno per diventare gli altri.

II

¿Porque piensas a la guerra de Troya?
Este perfil de la precariedad
sin embargo como si no vivieras
y yo no vivo
a oscuras que te pienso
a la raíz de la sangre
en la cadencia de las paradas
nocturnas de las estaciones
en la distancia lateral de la casa
donde no se llega nunca.
Una tarde y vuelve en el recuerdo
en el interior desvanecer
resistes a la negación de la historia
‘aquella niña no existe mas’
en el balanceo del barco
desatando en el ejercicio de los gestos
aceptas como Ulises morir.

II

Perché pensi ancora alla guerra di Troia?
Quest’ombra che sta davanti o dietro
la sagoma della precarietà
eppure come se tu non vivessi
e io non vivo ignara che ti penso
alla radice del sangue
alla cadenza delle fermate
notturne alla stazione
nella distanza laterale della casa
dove non si giunge mai.
Una sera e torna nel ricordo
nel vanire interiore
resisti alla negazione della storia
“quella bambina non esiste più”
nel dondolio della barca
scegliendo nel moto dei gesti
come Ulisse di morire.

*******
Piccole fosse davanti alla soglia
Quando l’ombra dell’anabasi dei passi
L’eredità di un nome conduce
La sera si può intraprendere
Lo scricchiolio che fa la strada
Nella biforcazione dei capelli.
Col ginocchio si scala la sponda del letto
Perché nei particolari si concentrano
Le morte azioni dei vivi
Della casa si lascia la sua assenza

Questo non accadere
È solo un altro accadere:
Dalla radice di un albero
Alla punta di un’agonia
Il passo oscuro di una voce corporea
Udita un giorno e certo moritura
Ritrovata nelle sottolineature di un libro
Della quale avremmo dovuto
Essere contemporanei
Ora nel viaggio del nostos
Nel nostro spazio interiore
E si rinuncia al sentiero che sbocca al mare oceano
Per ascoltare un nome

*****
Alla ragazza di Auschwitz

I

Leggo una notizia sul giornale,
misuri i passi fino alla finestra
e seguirai la lenta decadenza delle stelle
mi domando
Mai l’ora è la sua stessa ora.
O arretra: l’aria di un altro tempo,
l’immagine di un amante.
Era il fumo di un autistico sogno
esalato da una radura di alberi stranieri
o corre avanti nell’attesa
come le anime di una radiografia
o un orologio retrogrado sepolto
tra le vene del polso
una vecchia foto per domani
non quella della ragazza sul computer.
Occupa i possessivi dello spazio
quando vogliono toccare le parole.

II

E tu venivi per un ombroso vicolo.
Ti presto i miei pensieri della strada.
Sorprendi che possano abitare corpi umani
dentro il nome dell’isola
come solo l’amore senza ragione è eterno
contemplando la caducità di un paesaggio dal balcone.

Secondo la convenzione verrà anche l’inverno
all’isola tra intervalli di acque
e cadranno le foglie di una donna
in attesa di un frutto.
Il velo che copre il silenzio al fondo
perché le case recludono fuori
inciampando le tracce del cammino