Mademoiselle, di Enrico Fraccacreta

La recensione della nuova silloge poetica a cura di Francesco Giuliani
E’ stata da poco pubblicata la nuova silloge poetica di Enrico Fraccacreta, intitolata Mademoiselle (Ellerani, San Vito al Tagliamento, 2012, pp. 70, euro 14). Un ritorno dopo 6 anni, per questo apprezzato autore, nato a San Severo nel 1955, che nel 1995 ha vinto il Premio Montale per l’inedito e che da allora si è fatto apprezzare a livello nazionale.
 
Mademoiselle è un ispirato e delicato canzoniere d’amore, ricco di echi e di ascendenze illustri, un omaggio ad una donna che si carica di molteplici significati, creatura reale e, insieme, simbolo di una felicità che illumina i giorni, che abbellisce il cammino dell’esistenza.
 
Nella breve introduzione, Fraccacreta ricorda che Mademoiselle è il titolo di una rivista della cultura underground statunitense degli anni Cinquanta, ma è soprattutto un diretto richiamo alla donna della sua vita, la moglie, la presenza fedele e costante che lo accompagna da circa un trentennio e che gli ha dato due figli, ai quali non a caso è dedicato il libro.
 
Non è facile scrivere d’amore sfuggendo alla banalità, da una parte, o alla fredda complicazione intellettualistica, dall’altra. Il sentimento è sempre quello, uguale a se stesso, nella sua essenza, ma Fraccacreta è riuscito ad innestare il canto amoroso sul tronco vitale della sua vena più profonda, immergendo l’immagine femminile nel suo mondo natale, dai vasti orizzonti, sensibile al fascino della natura e del passato, nel quale tutto ritrova un suo profondo significato. L’immagine muliebre, insomma, diventa tutt’uno con i luoghi cari alla sua poesia, illuminandoli e approfondendoli. La donna cantata appartiene, per certi versi, alla stessa famiglia delle donne angelicate del passato, ma, com’è giusto che sia, è anche immersa nella materia, nella realtà, e di qui l’emergere di particolari che emergono dal fondo dei ricordi e delle impressioni, di richiami alla quotidianità che completano il ritratto di una tersa immagine poetica.
 
La silloge è divisa in tre parti, la prima e più ampia ha lo stesso titolo del libro, sia pure con l’iniziale minuscola, mademoiselle, mentre le altre due si intitolano geografica e mistica.
 
Ovunque, Fraccacreta riprende il suo tipico gusto della concentrazione espressiva, quel suo amore per il verso intenso e condensato, che però non rinuncia mai alla narrazione, alla rappresentazione. I suoi versi liberi si accendono, fino a trasportare il lettore in una maglia di nessi analogici mai gratuiti e sempre vitali. Forse in questa silloge l’esigenza comunicativa si esprime in modo più diretto, ma i caratteri peculiari della sua ispirazione si ritrovano tutti.
 
Tra l’altro, un’ottima chiave di lettura al libro viene fornita dalla prefatrice Marina Moretti, che è anche la direttrice della collana “Poesia sin pureza”, giunta con l’opera di Fraccacreta al suo quarto titolo. La Moretti, nella sua introduzione, sottolinea tra l’altro il ruolo della Puglia, che “dilaga, nella linee del paesaggio, nei colori delle stagioni, sottesa ai gesti del quotidiano, centro pulsante di amore, studio, sapienza, coltivata attraverso un linguaggio che conosce la precisione di un’esperienza diretta con la terra”, cogliendo con acume le varie sfaccettature di questa mademoiselle insieme moderna ed antica.
 
La prima sezione contiene una serie di liriche di grande efficacia, a partire da quella iniziale, in cui i volti della donna angelo s’impastano originalmente di materia. Il prodigio della sua apparizione (“non c’era brillante che potesse incantarti/ né tela intessuta da nessun ragno”) si apre, così, subito dopo, all’emergere di un più quotidiano flash del passato (“dovevano passare trent’anni/ per stupirti ad Urbania/ con due tappetini da bagno”).

 

29 marzo 2012