Lorenzo Poggi, La nauseatudine

Recensione e scelta di poesie di Maurizio Rossi

 

La poesia letta in silenzio e quella recitata da attori, genera spesso difformi comprensioni e le più diverse emozioni; ancor più se a recitarla è l’autore stesso. Ho ascoltato recentemente Lorenzo Poggi leggere alcune sue significative poesie da questa raccolta e, ritornandovi per conto mio,  ho provato invece le stesse sensazioni date dalla sua voce semplice e intensa, leggermente roca, ad esprimere il suo personalissimo stile garbato, sincero e originale nelle immagini e nelle metafore.

Non inganni il titolo, che può apparire ricercato o altezzoso; al contrario, le sezioni della raccolta esprimono un itinerario netto, che traduce completamente il neologismo del titolo – l’abitudine alla nausea: Fermarsi a pensare, Aspettando la luna, Quando il vento si fessura d’argento, Provare a vivere, La nauseatudine. Non solo capitoli, ma una frase, o addirittura una poesia.

“E’ una melma che t’afferra/ quando senti sirene cantare/ in pozze di fango/ lunghe un mare di parole/ che servono solo al rumore che fanno. (la Nauseatudine). Melma, sirene, fango, parole che fanno rumore e basta: ci si vive immersi, dice Poggi, ma ormai si è fatta l’abitudine a questa realtà oscura, a non indignarsi più per la melma, per le parole che producono soltanto rumore, neanche suono, piuttosto un fastidio.

Per questo, in Fermarsi a pensare l’Autore confessa: “Ho perso la voglia/ di scrivere un fiore/ o di scendere in strada.” cioè, di provare e descrivere le emozioni, osservare, stare per strada“…in mezzo ai sampietrini/ di questa fabbrica perenne/ di sconforto rinnovato,/ di passi sempre uguali”; ma resta convinto che “Non si scappa dal forte in attesa/ d’un nemico senza finestre/ né dai cortili dove prendere aria”. L’uomo resta uomo con il suo carattere; il poeta rimane poeta con la sua “onestà”.

In Aspettando la luna, Lorenzo Poggi fa emergere insieme memorie, ricordi, nostalgie, ma anche un tempo ripreso alla vita traditrice, “rianimare…con un bacio bocca a bocca” estati di passione e leggerezza senza dolore; la luna è magica e, aspettandola per ricevere da lei nuova linfa, l’Autore si guarda intorno e si guarda dentro, in un’attesa operosa e feconda, tanto da rivivere come per incanto -della luna appunto – la memoria del tempo prima dell’esistenza ”Quando giocavamo con la clessidra/ che non sapeva il mestiere/ e la storia scorreva/ come un fiume di fianco…”

“Quando il vento si fessura d’argento” alterna paesaggi d’ogni età in un eterno presente che solo la poesia sa evocare, a moti di ribellione che incidono fessure nel vento di consuetudini e di abitudini “Un’onda di tenda/ dai filamenti ambrati/ di sole e di mosche/ s’agita nella noia/ d’un pomeriggio d’estate.” e ancora “Si spendono invano parole di fumo/ dietro la tenda delle apparenze.”Due “tende” come quinte di una vita uggiosa e finta; ma “quando il vento si fessura d’argento…è come un sogno che torna…” Allora, anche in paesaggi piatti o tristi di città, il poeta può lasciarsi andare “Riprendo il mio volo su un raggio di sole/ seguendo la traccia dei solchi d’aratro,/ delle voci dei fiumi, dei profili dei monti” per arrivare “alla costa dei sogni/ dove appaiono/ i monti innevati/nel riflesso del mare”.

La raccolta è densa di immagini nette, di assoluta semplicità, che traghettano un mondo dall’io al noi, dal poeta al lettore, riprendendo  le strade lasciate per una vita migliore spesso solo in apparenza, piena di immagini e suoni che appannano gli occhi  di “certezze virtuali”, e nuove solitudini “La solitudine è/ un automobilista senza  parcheggio.”

Lorenzo Poggi ci regala quadri che rapiscono mentre trasportano nella Romagna in inverno laddove “L’acqua ha gli occhi freddi,/ il cielo promette burrasca”; in una “prateria che t’aspetta/ in questa notte di venti/ cavalcanti al luna”; o altrove quando “il muschio del nord/ parla gaelico/sul tronco del cedro”; oppure sul sentiero del lutto “Non ci sono tracce ad aspettarti/ lungo il fosso dei crisantemi, /solo poltiglia di terra e lacrime/e stropiccio di pensieri sgualciti”.

Poeta anche nella più aspra denuncia lirica, Lorenzo Poggi non si lascia  andare “Non ho voglia d’appassire/ come foglia che abbandona l’appoggio…/Né  urlare sconsolate solitudini/…”perché i suoi versi, dal sapore di terra, di muffe odorose, di cattivi sapori, di mani sporcate, di speranze finite, di schiene curvate… non cerca gli applausi, né va per salotti…ma vorrebbe soltanto togliere bende a chi non sa di averne. Bende sul corpo piagato, bende sul cuore ferito; ma anche bende sugli occhi per non vedere e restare nella Nauseatudine.

 

 

La gran madre pagina

 

Di fronte alla gran madre pagina vuota

si sciolgono le nevi del desiderio

e filamenti di radici si intravedono

come ragnatele di pensieri

da scavare con l’inchiostro simpatico.

 

In effetti è già tutto dietro la pagina,

ma non rovesciarla per carpirne i segreti,

tornerà a far la carta morta.

 

Dovrai coccolarla e scaldarla,

asciugarla della retorica,

spurgarla di ovvietà,

annusarla e stenderti sopra,

farti riconoscere come visitatore frequente.

 

Dovrai fare pulizia nei tuoi pensieri,

stendere una mano per calmare l’impazienza,

umiliarti di modesta e attendere la voce

che di dice: ecc, siamo pronti, puoi entrare.

 

 

Mediterraneo

 

Quando il vento si fessura d’argento

sussurrando tra gli ulivi

e a volte traspare il mare,

quando la terra è un drappo rossastro

tra pietre di antichi sedimenti,

è come un sogno che torna

indossando calzari di antiche civiltà.

 

 

Alla guerra

 

Andrò alla guerra

con la mia pistola ad acqua

caricata a salve.

 

Passerò sul mio cadavere

come croce di Sant’Andrea

per passaggi a livello incustoditi.

 

Non tralascerò niente

della mia vita passata

e non chiederò scusa.

 

Mi vestirò di scuri sorrisi

e di bandiere stracciate

sul pennone più alto.

 

Mostrerò il petto

in attesa che spunti

una medaglia al valore.

 

 

Lorenzo Poggi, La nauseatudine, Ed La Vita Felice, Milano, 2019

 

 

Lorenzo Poggi è un “giovane” poeta romano (ma tanto vecchio d’anni) esploso come un vulcano da troppo tempo dormiente. Laureato in Scienze politiche, è stato per oltre venti anni capo redattore e responsabile di produzione della “Guida delle regioni d’Italia”, l’annuario di informazioni anagrafiche sulle principali strutture regionali in tre volumi e oltre 4000 pagine. Successivamente, per dieci anni, è stato direttore responsabile della “Guida ai governi Locali” incentrata sugli organigrammi politici e amministrativi di Regioni, Province e Comuni. Dismessa questa attività, è tornato alla sua vecchia passione: la poesia.  L’attività poetica è iniziata (o ripresa) nel dicembre del 2009 e si è concretizzata nella produzione di oltre 2000 poesie pubblicate su vari siti (Poetare, Poetry & Literature, Cantiere poesia). Ha dato alle stampe quattro raccolte con le sue poesie più amate (“Sassi sparsi” nel 2010, “Sussurri e grida”, “Il cielo che aspetta”, nel 2011, “La luna nel pozzo” nel 2012). Ultimamente (giugno 2014) ha pubblicato “Mentre cammino” per le “Edizioni Tracce”, “Versi cor(ro)sivi” (aprile 2015) per le “Edizioni Progetto Cultura” e, ad aprile 2016, sempre per le “Edizioni progetto cultura”, “Quel ragazzo che provava a volare”. Nel 2017 ha pubblicato “Stretti Sentieri” (Haiku e Tanka); e nel 2018 “Se questo è canto”. Le sue poesie sono presenti in molte antologie sia elettroniche che cartacee, ed è stato segnalato con premi speciali della giuria in diversi concorsi letterari. Altre raccolte, come ad esempio “Roma nostra” (poesie romanesche), “Poesie d’amore”, “Aforismi” in formato e-book e in pieno “fai da te”, sono uscite in questi anni.