“Il direttore della compagnia di navigazione ribadisce il concetto con il quieto sprezzo di chi sa che può calpestare impunemente nel nome di un progresso che in realtà è saccheggio”.
Partiamo da questo assunto estrapolato dalla brillante e colta analisi in forma di prefazione di Anna Maria Curci a La teoria del transatlantico di Carlo Tosetti (Cofine 2022, collana Aperilibri), per immergerci nei versi icastici e severi di un libro articolato in sette parti, frutto di studio e ricerca sui giganti irremovibili del mare, quei condominii mobili sulle acque ospitanti una umanità in transito e di differente estrazione sociale, passeggeri per diletto o di necessità da una sponda all’altra dell’oceano. Ruoli, compiti, status dunque ceto, censo ben esibiti al piano nobile del palazzo galleggiante, gli ozi, gli affari dei già molto ricchi, dei benestanti, degli aristocratici (- in prima classe immersi, in grande agio -) celebranti il rituale dell’opulenza da esibire comprando apparenza, reale finzione; dunque, la classe media, i borghesi, gli impiegati, i commercianti, gli uomini d’affari: e intanto va il grande concerto/di leve e motori, d’eliche il canto. Ignorano ogni questione mortale. E sotto, la misconosciuta comunità di chi si occupa della cucina o d’altre mansioni efficienti, funzionali alla soddisfazione e al benessere dei viaggiatori: Cela la lingua d’aristocrazia, / – dietro ai modi affettati nella sala, /dietro alle piccole opere impiattate -/ fatiche più di quanto figurate degli invisibili cui spetta il disprezzo dei pochi che godono dell’inganno d’un lusso che consoli mentre il tempo, la vita nel guscio protettivo degli agi scorre tra sala/ da ballo, l’orchestra, piscina, campo da tennis (…) /Vi è un gruppo di emigranti confinato/sottocoperta o fuori in spazi stretti/ a poppa. Il puzzo lascia sulla rotta. A differenza di quella dei privilegiati, la lingua di chi cuoce e impiatta è, nelle parole dei primi, virulenta, /la lingua che infettò tutte le corti, pregiudizio e disprezzo insieme per definire tout court buoni/a nulla taluni di addetti, braccia/ della sventura, somari perfetti.
La scala sociale, la classe sono vivacemente ben descritti con pensieri, gesti, parole e azioni con cui la compagnia navale espone la propria teoria, quella d’una rispettata società del lucro, del profitto (dei ricchi soci l’ingente capitale); società capitalistica che promuove allettanti iniziative quali la vendita di biglietti popolari – anticipati dal padrone, detratti dalla paga. Che del ventre meccanico esalta il ritmo, la dinamica di spostamento, sistema perfetto/fende l’atlantico con un coltello/smussato. Che taglia l’acqua è la chiglia, la trave che corre per tutta la lunghezza della carena (parte immersa) formando quasi la spina dorsale della nave (il proletariato) mentre chi si siede al sommo scruta la rotta/sola; sottocoperta- infimo mondo di braccia, di forza-lavoro, manovalanza.
Nitido ed elegante, il flusso regolare delle strofe, la raffinata tenuta metrica di sestine (di cui la terza e la quarta in rima baciata) magnifica la possanza, l’onnipotenza che non tiene conto dell’accidente, dell’imprevisto sorgente in forma di iceberg, emersa isola neonata/ (…) /assente dalla mappa. Ciò che affonda/alfine un transatlantico è la storia. Lo scarto tra teoria e realtà sta nella incognita d’ogni destino, tra aspettative e desideri che possono spezzarsi da un momento all’altro, intanto che noi si affronti ostinati/le immense procelle, i rischi dei mari; intanto che la poetica narrazione rigorosa e sobria di Carlo Tosetti rende palese il pensiero di un equipaggio intero, il cui lavoro/abbozza falso un lusso che par vero); intanto che par di vedere le iterate omissioni dell’addetta all’ufficio reclami, ligia, obbediente a un sistema che deve apparire perfetto: (alle doglianze ricevute/ – talune irragionevoli, penose – /dai clienti che lamentano disagi, / lo sostengo, (…)/l’oblio le attende del cestino); e ancora, la cieca fiducia del direttore della compagnia riposta in un capitalismo pragmatico, se non propriamente cinico: Sospinge il denaro all’ovest le navi/ e ne è carburante (…)/(….)/Totipotenti, doni prometèi/ -danno la forma i danari – plasmano/scafi, ne fanno induriti pensieri.
NOTA BIOBIBLIOGRAFICA
Carlo Tosetti (Milano, 1969) vive a Sirtori (LC). Ha pubblicato le raccolte: Le stelle intorno ad Halley (LibroItaliano, 2000), Mus Norvegicus (Aletti, 2004), Wunderkammer (Pietre Vive, 2016), La crepa madre (Pietre Vive, 2020). Suoi scritti e recensioni sono presenti su varie riviste e litblog, come: Nazione Indiana, Poetarum Silva, Larosainpiu, Versante Ripido, elvioceci.net, Lankenauta, Interno Poesia, giovannicecchinato.it, Poesiaultracontemporanea, Atelierpoesia, Unpostodivacanza, Centro Cultural Tina Modotti, Menti Sommerse, Tragicoalverman, YAWP (giornale di letterature e filosofie), l’EstroVerso, Pangea, Laboratori Poesia, Poetry Sound Library, Inverso – Giornale di poesia, Perigeion, La tigre di carta, Il Giornalaccio, Poesia del nostro tempo, Cartesensibili, Limina Mundi, Menabò.