Nell’immaginario, il transatlantico è il luogo e il mezzo che meglio esprime romanticamente l’idea del viaggio, pur scotomizzando – ed è rassicurante per alcuni – le distinzioni tra quelle che un tempo si definivano classi sociali e oggi forse possibilità, o piuttosto stili di vita. Il viaggio, al di là di ogni cosa, è un tempo sospeso tra ciò che si lascia e quello che si trova; dal desiderio alla realizzazione, da una casa ad un’altra, per un cambiamento di vita. Ma è solo l’occasione di questa silloge, che Tosetti sviluppa con perizia e originalità, e non senza misurata ironia.
Il titolo della silloge che vuol dire? Sappiamo cos’è transatlantico; cos’è “teoria”? Viene in aiuto la definizione della “Treccani”: “Teoria è formulazione logicamente coerente…di un insieme di definizioni, principî e leggi generali che consente di descrivere, interpretare, classificare, spiegare, a varî livelli di generalità, aspetti della realtà naturale e sociale, e delle varie forme di attività umana.”
L’Autore descrive, interpreta, spiega, un mondo che resta a galla sul mare del tempo e del “progresso”, utilizzando il verso e la metrica “Armonico suona il grande concerto / di leve e motori, d’eliche il canto.” È il contrasto tra armonia e disarmonia che rende originale la raccolta: la prima si svolge nel ritmo delle eliche, assecondato dal moto ondoso –fusi la mente e lo scopo; la seconda paragona ricchi ed emigranti, lusso e puzza, la storia e il secolo che solo in figura affonda insieme al transatlantico Titanic.
Poco importa che “dietro a tanta grandigia c’è un coglione, / un equipaggio intero, il cui lavoro / abbozza falso un lusso che par vero.” Carlo Tosetto riconosce il lavoro dell’equipaggio, ma lo definisce “coglione” perché tanto lavoro invero si presta a sostenere una realtà che è solo apparenza. E questo concetto viene ribadito “Sulle città galleggianti, sfarzose, / vendiamo apparenza, reale finzione.”
La struttura dell’opera è descritta assai bene da Anna Maria Curci nella prefazione: “L’articolazione del poema ha una sua regolarità, con ripetizioni numeriche significative – sette libri: I. Il transatlantico Albizia, II. Il funzionario del magazzino, III. Il cuciniere, IV. L’addetta all’ufficio reclami, V. Il direttore della compagnia di navigazione, VI. Il passeggero, VII. La teoria del transatlantico, di sette componimenti ciascuno – e una cadenza metrica precisa: ogni componimento dei complessivi quarantanove è una sestina di endecasillabi, nella quale il terzo e il quarto verso sono in rima baciata”
La rima baciata al centro della sestina adombra il rollìo della nave e insieme fissa la strofa perché sia letta con attenzione, senza fretta. Sette libri, l’ultimo dà il nome alla silloge, in cui si rivela la grande nave, l’Albizzia, e le tante contraddizioni umane e sociali.
Nel transatlantico, allegoria della vita che evoca atmosfere di un Giudizio Universale, finzione e realtà si accompagnano, si mescolano, si confondono. La prima sembrerebbe il profumo, la musica, i manicaretti nei piatti, la grandiosità, l’ozio, il godimento…mentre la seconda parrebbe il lavoro, più o meno nascosto, i cuochi, i musicisti, i camerieri i meccanici… L’una non può esistere senza l’altra – ed è proprio questo il paradosso – come afferma il direttore della compagnia di navigazione: “Certo, s’intende che se spopolata / dall’equipaggio la nave sia ferma, / cellula singolare è il marinaio… /” che poi si chiede (o afferma?) “…la città d’acciaio / distolga potenza, cambi la rotta / per voci stonate, fuori dal coro?” . Allora credo che questa “teoria del transatlantico” sia il paradosso che le grandi rivoluzioni del passato hanno smascherato e tentato di superare; ma esso resiste ancora oggi grazie al denaro, materia prima e combustibile “Totipotenti, doni prometèi / – danno la forma i danari – plasmano / scafi, ne fanno induriti pensieri.” Denaro, oggi più che mai leva del mondo, anche quando è soltanto moneta virtuale.
IV (I Libro)
Nessuno – con lo sguardo verso l’alto –
vede solcato il cielo verso il nuovo
mondo d’apparecchi astrusi, distesi
su chaise longue, solo uccelli appesi
sopra la nostra nave, il tempo a nuvole
divieta ai continenti d’approdare.
III (II Libro)
Vi sono dei colleghi – folli – attenti
al numero di piatti, di forchette,
di cucchiai. A tagliare un profuso impegno.
Zelanti barrano l’ordine, segno
che odorano lo spreco, s’indignano
probi, muli aziendali risparmiano.
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IV (III Libro)
Un guasto grave nella traversata
ci pesa sulle spalle – si risana
giunti al porto, la macchina fa muffa
e accadde a quell’aggeggio che stantuffa,
che ronza per pelare le patate –
ci aggiunge del lavoro manovale.
III (V Libro)
E voi – gli eversivi, i grigi utopisti –
della dignità del duro lavoro,
voi, gli ottocenteschi ancora latrate
di nobiltà nel pelare patate.
Sulle città galleggianti, sfarzose,
vendiamo apparenza, reale finzione.
VII (VII Libro)
Abbiamo sovrumano un vero Dio
da noi creato, rivale di astrazioni:
è Grande Nave, unico suo fine
apparente è l’unire due banchine,
invero il suo disegno è defecare
più risorse di quante ne divori.
Carlo Tosetti, La teoria del transatlantico, Ed. Cofine, Roma, 2022
CARLO TOSETTI (Milano, 1969) vive a Sirtori (LC). Ha pubblicato le raccolte: Le stelle intorno ad Halley (LibroItaliano, 2000), Mus Norvegicus (Aletti, 2004), Wunderkammer (Pietre Vive, 2016), La crepa madre (Pietre Vive, 2020. Primo classificato al Premio Città di Chiaramonte Gulfi 2021; primo classificato al Premio Letterario Internazionale Città di Sarzana 2021; secondo classificato al Premio Nazionale di Poesia L’Arte in Versi 2020). Suoi scritti e recensioni sono presenti su varie riviste e lit-blog.