La rosa segreta di Paolo Ottaviani

Nota e scelta di testi di Anna Maria Curci

 

Con La rosa segreta (Manni Editore 2022) la poesia di Paolo Ottaviani torna a intrecciare presenze e «Velate assenze d’armoniche rime», come recita il sottotitolo della raccolta pubblicata dall’editore Manni in questo autunno 2022.

La prima sezione, Comete e comete, annovera i componimenti a me più cari, giacché alla sapiente arte della composizione Paolo Ottaviani unisce un sentimento dell’esistere nella natura intimamente sentito e interpretato con verosimiglianza e autenticità: «Nebbia che si dirada,/ sono indistinta goccia di rugiada,/ poesia, acqua, vita,/ luce che s’infinita» (Nel sole d’un mattino, p. 7); «un familiare aroma mi sorprende/ nella bluastra memoria del greve/ piovigginare tiepido che offende» (Sorella mia ginestra, p. 14).

I numerosi richiami letterari, provenienti dalla poesia italiana e dalla poesia straniera in traduzione, si estendono ad abbracciare tante epoche e si fondono armoniosamente con un periodare sicuro al quale sono ritmi, accenti, timbri propri e originali a donare la cadenza.

Nella seconda sezione sono contenuti 20 sonetti, nei quali gli omaggi a luoghi e ad artisti non contrastano, ma si accordano con le note più intime, come quelle che si leggono a p. 44, nella poesia “Ho freddo”: «[…] E tu padre consenti/ dalla morta città, da incenerite/ siepi il sorriso dei prati fioriti?».

La sezione Spigolature di un idioletto medioevale nursino è dominata, a buon diritto, dai dialoghi drammatici e sapidi Il figlio e la madreLa fanciulla e l’eremita.

Notevole nella sezione conclusiva, Altre poesie, la versione dialettale della celeberrima poesia di Goethe, Canto notturno del viandante (si tratta della seconda versione di Wandrers Nachtlied, del 1822) che diventa Cantu nuotturno de ru viannante. Contraccambio il dono della versione di Paolo Ottaviani con la mia traduzione dal tedesco del componimento di Goethe e le riporto qui, una di seguito all’altra, precedute dalla versione originale del poeta tedesco:

 

Wandrers Nachtlied

Über allen Gipfeln

Ist Ruh’,

In allen Wipfeln

Spürest du

Kaum einen Hauch;

Die Vögelein schweigen im Walde.

Warte nur, balde

Ruhest du auch.

 

(Johann Wolfgang Goethe)

 

Cantu nuotturno de ru viannante

 

Sovra ogni culmo

è requie;

in ogni fronna

a stento sienti

‘n suffiu;

stuò sitti ri cillitti ne ru bosco.

Aspietta, prièstu

Requie purànco pe’ te.

 

(Johann Wolfgang Goethe, versione in dialetto umbro di Paolo Ottaviani)

 

 

Canto notturno del viandante

 

Su tutte le cime

È pace,

Su tutte le vette

Tace,

Quasi non senti un fiato;

Tacciono gli uccellini nel bosco.

Basta che aspetti e presto

A te pure riposo sarà dato.

 

(Johann Wolfgang Goethe, traduzione di Anna Maria Curci)

 

Di questa silenziosa attenzione, dell’attesa e del passaggio testimonia anche l’acqua, in una delle poesie di Paolo Ottaviani che maggiormente si imprimono nella mente e nel cuore di chi legge, L’acqua senza suono: «L’acqua del Sordo come sempre scorre./ Ma non farti ingannare dalla pensile/ gioia silente del verde più intenso,/ dell’irreale zittirsi di tutti/ gli uccelli, del guizzare luminoso/ di una trota, riverbero di un Dio/ ormai fuggito dal mondo».

 

Anna Maria Curci