La casa col tiglio di Graziella Tonon

Recensione e scelta di poesie di Maurizio Rossi

 

Percorrendo le quattro stagioni meteorologiche, metafora di altrettante stagioni dell’esistenza umana, l’Autrice disvela una parte del suo mondo, tratteggiato in componimenti brevi, come altrettanti  ritratti di persone, ambienti, sentimenti. La casa col tiglio è per l’Autrice un punto di riferimento per ritrovare ogni anno la dimora, il nido, dove “lei era lì al balcone”; ma accade talvolta di “tirare dritto”, confidando nel domani, con le sue opportunità. Allora, non solo si può tradire quell’ “esserci esistenziale” – molto più del carpe diem – che talvolta la Filosofia e la Poesia confondono con il qui ed ora; ma si rischia di interrompere i fili degli affetti e delle relazioni; l’energia che ci lega gli uni agli altri, nello scambiare la “sostanza” profonda che ciascuno possiede.

Infatti, l’albero del titolo, non è solo connotazione, segno di riconoscimento; nella pianta nominata è racchiusa l’energia che lo fa divenire in fretta grande albero, la musica di strumenti musicali costruiti con il suo legno, le sostanze benefiche racchiuse nel suo tessuto e nella sua corteccia, dalle tante proprietà medicamentose.

La ricchezza del titolo introduce alla ricchezza dei temi, declinati con chiarezza, con lirismo, anche con ironia, perché  occorre un colpo d’ala, per non perdere l’energia che sostiene in volo, o semplicemente per non smarrire la rotta, oltre e dentro di sé “anni di più non me li sento/…e poi non li dimostro./ Oggi sul tram mi hanno ceduto il posto”; oppure nella dedica d’amore alla madre “Tra tutti i suoni/i più armoniosi e delicati/ sceglierei soltanto un canto//il suo stonato”.

Talvolta dimenticare non è disperdersi o perdersi, ma sapersi perdonare e ritrovarsi anche nei propri limiti ed errori “Di sbagli con i figli/ se ne fanno tanti”; o riconoscersi, accogliendo sul proprio viso i segni del tempo “la mia nuova ruga”; poiché il tempo, da noi “inventato”, paradossalmente fa a meno di noi e va per la sua strada: “Col passare degli anni/ corrono le ore come acqua di torrente”. Così, dall’infanzia delle “voci assolate” e delle dolcissime merende all’ombra del gelso – ma anche quella del ceffone del padre “che lascia sul mento il segno della fede” – si passa all’amore sempre uguale, al desiderio che inganna, ai molti anni d’amore/ per meritare/ tanti titoli d’onore. (quanto è racchiuso in questi tre versi!). Poi scorrono i giorni del dolore, quelli dell’abitudine e degli impegni quotidiani; fino della riscoperta del mondo con gli occhi di un nipotino, che sogna di fare, da grande, “il ragazzo semplice”

Con veri e propri flashback di memoria, che sono altrettanti intarsi nel tempo presente, la poesia della Tonon offre una possibile narrazione – una delle tante, ma senz’altro originale – dell’intreccio operato dalla coscienza, che nomina e distingue, e dal sogno, che non sceglie – come potrebbe? – tra realtà e desiderio.

 

 

Nei momenti più impensati

davanti a un banco della spesa

al cinema durante l’intervallo

dal medico

mentre sfoglio una rivista nell’attesa

appaiono improvvisi

e subito scompaiono

i visi dei miei morti

 

come nel grano dal treno i fiordalisi.

 

 

Di sbagli con i figli

se ne fanno tanti

senza volere

spesso per amore

per questo mi perdono

e in una sera estiva

silenziosa

con la luna rosa

la chioma larga di un pino

riesco persino a dimenticare.

 

 

Ha lucidato le margherite

intagliate della credenza

a primavera

come a volerle far rifiorire

 

poco prima di morire.

 

 

 

Tornare

e scoprire intatte le cose

fa lo stesso tuffo sul cuore

dell’odore di nuovo

provato quel giorno lontano

entrando lassù al sesto piano

tra le pareti appena imbiancate

luminose

non ancora abitate.

 

 

 

Tutto infuocato

cambio cruscotto volante

il riflesso accecante

l’auto si muove incolonnata

passo passo da quasi un’ora

ma domani non ho da andare dal dentista

ho un figlio onesto

nessun esame in vista

con lui ho fatto pace

stasera esco

sabato ho uno sposalizio.

 

 

 

Graziella Tonon, La casa col tiglio, Ed. La vita Felice, Milano, 2021

 

 

 

Graziella Tonon è nata a Milano dove abita. Tra le sue pubblicazioni: La donna e l’organizzazione materiale dello spazio, in Donna lombarda 1860-1945, Angeli 1992; Piero Bottoni. Una nuova antichissima bellezza. Scritti editi e inediti 1927-1973, Laterza 1995; QT8: urbanistica e architettura per una nuova civiltà dell’abitare, in Le case nella Triennale. Dal parco al QT8, Electa 2005; Piero Bottoni: il valore costruttivo del colore, in La conservazione delle policromie nell’architettura del XX secolo, Nardini 2013. Con Giancarlo Consonni: Milano: classe e metropoli tra due economie di guerra, nell’Annale su La classe operaia durante il Fascismo della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, 1981; La terra degli ossimori. Caratteri del territorio e del paesaggio della Lombardia contemporanea nel volume Lombardia della Storia d’Italia Einaudi, 2001; Terragni inedito, Ronca 2006.

Ha pubblicato le raccolte di poesia: Irma, Scheiwiller 1996; Diva, Manni 2000; Traslochi, Manni 2008, Nino e gli altri, 2016. Sue poesie sono state pubblicate su antologie, riviste letterarie e plaquette.