Justin Vitiello

D’origine napoletana, Justin Vitiello è nato a New York nel 1941. Dal 1974 insegna letteratura alla “Temple University” di Philadelphia e di Roma.


Divide il suo tempo fra l’America, l’Italia e la Spagna. Ha pubblicato saggi e libri politici culturali e scientifici e il romanzo Confessions of a Joe Rock (1992).


I suoi volumi di poesia sono: Il carro del pesce di Vanzetti (Corpo 10, 1989) e subway home (Caramanica, 1998). Amapolas y cardos, pubblicato in Spagna.


Nel 2004 ha pubblicato con le edizioni Cofine il volume di poesie in italiano ed in inglese: Suicidio di un poeta etnico – Suicide of an ethnic poet

Le poesie di Justin Vitiello

Ikira

trees cast heavens
found here on earth
if you can see
beyond firmaments


birds sing skies
found here on earth
if you can hear
the undergrowth


lakes grow flowers
found here on earth
if you can drink
tributary roots


hills love rocks and springs
found here on high
where there now ripples
forest music

Ikira


alberi gettano cieli
trovati pure a terra
se sai vedere
oltre firmamenti
uccelli cantano cosmi
trovati pure a terra
se sai sentire
il sottobosco
laghi crescono fiori
trovati pure a terra
se sai imbevere
radici tributarie
colli amano rocce
e sorgenti scoperte quassù
dove ora ondeggia
musica di selve

nowhere again

 born(e) over crags dizzy


with tastes of springs rippling


slopes of evergreen moss


and rhododendra –


                                         resisting


black flies, gelid wind


and the dangers of lofting


toward some final fall,


aspiring to sprout


sure claws at the edge,


I clutch at utopias


of what to be(come)


 

col nulla ancora

 


 


riemerso sopra rupi


vertiginoso di sapori,


di sorgenti ondeggianti giù


per pendii di muschio


sempreverde e rododendri,


resisto ai mosconi,


ai venti gelidi,


ai pericoli di librarsi in volo


verso cadute mortali


e agogno a crescere


artigli forti al precipizio


afferrandomi ad utopie


di cosa divenire…


 

departing once again (1981)

if it were spring


your red hair


would be raspberries but


it’s fall, the embers


of a dawn I leave again –


 


the blush of what ferments –


 


the nuances, knot


of ash in throats –


 


a language barely stoked –


 


and while tongues


incandesce, smoke


signals insinuating


I  may return

ripartendo (1981)

 


 


se fosse primavera


i tuoi capelli rossi


sarebbero lamponi, ma


è autunno, le braci


d’un’alba


e io riparto…


                     il rossore


di ciò che fermenta,


le sfumature, nodi


di ceneri in gola –


 


un linguaggio appena


attizzato – e


mentre lingue vanno


incandescendo


                      fumo –


segnali che insinuano


può darsi che io torni…