Il passo dell’inerzia di Valentina Casadei

Recensione e scelta di poesie di Maurizio Rossi

 

Inerzia, parola dai molti significati, relativamente alla disciplina in cui è usata, ma sostanzialmente indice di mantenimento della propria condizione, di stato o di movimento; nel titolo della raccolta è accostata a “passo”, dunque significa un andare di necessità, se non di dovere. Trattandosi di poesia, il verseggiare è necessario, legato al trascorre quotidiano della propria vita “A volte penso:/ ho già ventisei anni.//Altri giorni:/ ho solo ventisei anni.// E dipende dai giorni/ E dipende dai sogni.” insieme alla “vitale spinta” (come in “Tormento fragile”) che altro non è che desideri, sogni, progetti.

“Il mattino per le stelle,/ la fame per le fauci,/ il passo dell’inerzia” Questi determinano ciò che siamo, o che facciamo. E il sentirsi vivi, più che esaltazione dell’io, in realtà è la coscienza di essere parte del Tutto “Sono un fiume nel mare/ il fluttuare dell’onda” Sta qui forse il senso delle molte poesie rivolte a un Tu, non solo artificio letterario, ma reale dialogo esistenziale; altre volte il Tu diviene memoria  e malinconia per qualcosa o qualcuno che fa parte del passato.

Confessa l’Autrice il dolore della ricerca, che brucia il pensiero e squarcia il mondo della propria esistenza: ferite, squarci, fessure, tormenti, incidono queste poesie. Al fondo degli squarci – “la fessura dell’alba”, annuncio del nuovo, di un’altra esperienza e opportunità –  ecco fuochi di festa: stupore, rapimento degli occhi; ecco il sole, luce, calore e mito, che può lenire il dolore.

La vita, immaginata da donna, come fosse una donna, che sia fata o strega, non cessa mai di scrutare  con lo sguardo che interroga; anche quando il volto è assente e la persona è “due occhi senza volto” oppure “quando la palpebra/ gioca con l’iride/ e chiede all’occhio/ la pazienza del mistero.//” Anche l’Autrice sa che molto non si conosce e molto non si prevede.

La forma simmetrica delle poesie, quasi ruotante intorno al suo asse, non solo “mette in ordine” il flusso delle immagini e pensieri, ma dà movimento visivo allo scritto, altrimenti suono muto e fisso per una lettura con gli occhi, e solo un’onda nell’aria per lettura ad alta voce.

E’ come infine, se le parole e i versi fossero mobili, a figurare la vitalità e l’ubiquità della Poesia, ma anche la sua fragilità “Sei così pura,/ vulnerabile// Sei una parola che scrivo su carta,/ tremando.”

 

  

“M’assento

e vago

nei meandri

della mia dimora

come squarcio profondo”

 

 

 

 

 

“Immaginai la vita

come donna

le diedi un corpo piccino-

di fata –

un naso grande-

di strega –

e due grandi occhi

 

Una domanda”

 

 

 

 

 

“Smisi di parlare

quando diedi la parola

alla mia ombra

che rubò anche il pensiero,

e lo trasformò in carbone”

“Ti domanderanno dov’è nascosta

la fessura dell’alba

nella quale s’intravedono i fuochi di capodanno

 

Il sole si moltiplica

e guarisce il dolore che ti copre”

 

 

 

Valentina Casadei, Il passo dell’inerzia, SaMa edizioni, Roma, 2020

 

Valentina Casadei, nata a Ravenna nel 1993, è una sceneggiatrice, regista e autrice italiana, ed abita fra Parigi, Bologna e Ravenna. Diplomata in storia del cinema al DAMS di Bologna, con una tesi sul confronto fra Twin Peaks e Fuoco Cammina con me, ha finalizzato un master anglofono in regia e sceneggiatura, all’EICAR di Parigi. Nel 2016 e 2017, ha girato due cortometraggi, nell’ambito del suo master, “Tutto su Emilia” e “I Nostri Giorni Benedetti”, selezionati da molti film- festival internazionali. Ha scritto vari cortometraggi che sono a diversi stadi di produzione e sta sviluppando il suo primo lungometraggio.  Ha collaborato con numerosi film-festival internazionali nell’organizzazione e nella giuria (Future Film Festival, Locarno Film Festival, Silhouette Festival…). Attualmente è selezionatrice di cortometraggi per rassegne e premi italiani e stranieri.

Nel 2018  ha editato “Tormento fragile” sua prima raccolta poetica.

 

 

  

Maurizio Rossi