[MAGGIO 2019] Il paese che abbiamo abbandonato, poesie di Alessandro Santarelli, Roma, Edizioni Cofine, ISBN 978-88-98370-47-4, pp. 56, euro 18,00.
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Nelle poesie di Alessandro Santarelli il dramma dei paesi colpiti dal terremoto 2016 nell’Italia Centrale, i ricordi dell’infanzia, la gioia vissuta nei viaggi in Marocco.
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ALESSANDRO SANTARELLI è nato nel 1944 a Macchia, una piccola frazione del comune di Accumoli (RI) e vive a Roma. Ha pubblicato nel 1995 la raccolta di poesie in lingua intitolata Senza tempo. Nel 2009 ha ottenuto il primo premio al concorso nazionale Mario dell’Arco – sezione pubblicazione – con il libro Un dramma umano alla corte di Cesare Augusto. Nell’aprile 2011 lo stesso è stato pubblicato per Edizioni Cofine con il titolo L’errore di Ovidio. Nel 2013 ha pubblicato la raccolta di poesie in dialetto romanesco Vento antico (Ed. Cofine).
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Il paese che abbiamo abbandonato
Il paese che abbiamo abbandonato
più non esiste e spazi deserti
sono le nostre case, fantasmi vuoti
che più non nutrono
la nostra voglia di tornare.
Come ciechi ci aggiriamo nel buio
della notte; muti vaghiamo
tra le vuote stanze delle nostre
identità perdute, tra l’amarezza
delle nostre radici spezzate.
Viviamo dispersi senza più la speranza
di un futuro e come uccelli smarriti
voliamo in un cielo
non più caldo e accogliente.
Ma i nostri canti, oggi di dolore,
muteremo in inni di gioia
quando tra le case risorte
torneranno a volare le rondini
e sui muri dei giardini
a fiorire di nuovo le rose
e i gelsomini.
Signora
Signora, è lei la fanciulla
con gli occhi chiari
e i capelli neri che un tempo
in questa casa abitava?
La ricordo quando
sul balcone s’affacciava
e con indifferenza mi guardava.
Lo ricorda signora?
Quella fanciulla ha oggi
i capelli bianchi, le rughe in viso
e spento il suo sorriso.
Anche il ragazzo che sotto
il suo balcone l’ammirava
ha oggi i capelli bianchi,
gli occhi stanchi e la pelle inaridita
dal vento della vita.
Ma se torniamo al nostro passato,
ancora intatti sono nella memoria
i bei ricordi di ieri
quando guardavamo al futuro
con gli occhi lieti e i capelli neri.
Agadir – 2.
Agadir solatia e aperta ai venti
profumata di alghe e di stelle marine!
Quanti fiori e quanti colori
sui muri dei terrazzi e dei giardini!
Quante passeggiate sulle tue spiagge dorate,
quante corse nelle ore mattutine
a respirare il vento, l’aria, il mare
senza pensare di dover partire!
A sera poi seduto dentro a un bar,
inebriato da rinati ardori,
fatti di sguardi e di fugaci amori,
ascoltare una nenia senza età
che come un monotono lamento
disperde il vento nell’oscurità
e tu non sai se è un canto triste
o di felicità.