Il Bosco e i Varchi di Pier Franco Uliana

Recensione di Maria Lenti
Proiezione e simbologia sono già nel titolo dell’ultimo libro di Pier Franco Uliana (vincitore ex aequo del Premio Pascoli, 2015, per la poesia in dialetto). Poesia, questa de Il Bosco e i Varchi, rivissuta nella realtà, cólta per richiami di elementi e dati del reale e culturali. Chiede a se stessa la misura del “dettato” di cui rilascia l’oltre tutto da inseguire. Postata in un andirivieni sinuoso, teso a uscire oltre il bosco, ma partendo da radure e baluginii di luci ed ombre, dai sentieri concretamente percorsi nel Bosco del Cansiglio, nel passo avvertito nuovo ogni volta, quasi ogni volta alla ricerca di segreti e rientranze, di memoria (con tutto il suo carico di leggerezza, nella innocenza dell’infanzia, di gravità fuori di essa), di timore nel futuro, di un presente sfuggito-sfuggente a se stesso.
Il Cansiglio, nella cui parlata Uliana si esprime in poesia, si snoda in tale valenza. D’altronde già nel 2014 per lo stesso editore, in Ingens Sylva. Cansiglio dentro e dintorno, Uliana ha compiuto un singolare excursus, reale e metaforicodentro il suo bosco. E ancora nel 2005 aveva scritto nella rivista “46° Parallelo”: «Il Cansiglio sia filosoficamente il campo del silenzio che sovrasta il verbum omnipotens della città, poeticamente il correlativo oggettivo dell’ingens sylva che sta dentro di noi». (E, io lettrice, sento nell’ottativo del poeta veneto, il custodito retaggio di fiabe e di favole antiche, di fole, di canti e leggende, di letture – un solo nome: Adalbert Stifter –, di fantasia sciolta da legami, di nostalgia come futuro, di luce intravista nel nero impaurente. Ricordi e sentimenti dipanati dal testo al testo del vissuto).
Nato a Fregona e residente tra Mogliano Veneto e Fregona, il poeta ri-cammina un luogo-spazio suo ma, cito da Michel Onfray, ricatturandone «vitalità per nutrirsene».
Nel senso, in più, di intravedere varchi pur nell’intervento sottraente dell’uomo, perché il bosco è intrico-intrigo,  oscurità, smarrimento, strada non delineata, in cui desiderio e bisogno risultano pericolosamente indistinguibili: «Ciarèla đe la nòt tu me vèrđe / la viẑa đel dì, fémena postòca / sora le rive batuđe đal sol / de ti cognosse le tante rađis / de boceta e le poche vene đe àqua, / ncora no voe đesseđàrme se l’é / fat al đì đe àrboi ẑenẑa unbrìa, ntel spècio / scur àssete varđar, le stele toe / sò èsser i òci đe la me mancanẑa, / đe no saver đistìnguer al beṣògno / dal desiđèrio, mostreme la luṣe / đe tuti đoi, che mi pòsse cognósser / al to còrp ntel saràjo đel dì salvàrego» (p. 102).
Un solo esempio ma indicativo del tono (narrativo), del racconto (piano). La svolta pur rara, talora un inarcamento, avviene nel momento in cui la scoperta (del pregresso, oppure di ciò che sarà o che si prefigura o che potrebbe avvenire) fa sussultare. Perché un certo vivere (un altro vivere) può delinearsi, ma può anche vietare al pensiero di distendersi e farsi foglio, mentre la s’ciopetađa đe frođo l’é stata / na premoniẑion: di una conferma più che di un cambiamento, prevalendo continuità nell’agire del genere uomo.
Un lungo poema di 123 strofe, concluse da un solo verso, denso di immagini: nascita (al mistero del bosco) e crescita (dentro la sua inesplicabilità), età soggettiva e contesto, vita corale e solitudine, risalita e discesa, ripresa e reimmersione: una esistenza che si fa vita in cui cercare bandoli, inizi, avanzamenti, passaggi, scavi sul già fatto, timori sull’ignoto, soste consolatorie, ripartenza nell’ansia interrogante della ricerca.

Il varco è lì, si chiedeva Montale. I varchi sono lì e non mancherebbero di essere raggiunti e sorpassati: non tuttavia con un atto di semplice volontà, ma con un atto che sia nelle fibre profonde (soggettive, interiori) e razionali. Senza che il bosco venga impoverito, dimenticato, strapazzato nella sua essenza. Sfoltito sì, perché la luce entri e permetta che altra vita nasca e alimenti quella già in corso. 

Pier Franco Uliana, Il Bosco e i Varchi, Nota di Edoardo Zuccato nella bandella, Vittorio Veneto, De Bastiani, 2015, pp. 130, € 9.00

Maria Lenti

Pubblicato 10-08-2015