Ecco qui di seguito le traduzioni in inglese di Giuseppe Massara di tre poesie di Anna Elisa De Gregorio, di Francesco Indrigo e di Paolo Steffan, vincitori del Premio Ischitella-Pietro Giannone 2020.
ANNA ELISA DE GREGORIO
1° classificato Premio Ischitella- Pietro Giannone 2020 con Na giungla de cartó (dialetto di Ancona)
Two Sails
Remembering Jan Palach
In the square a flame rises
Bending on a side,
A sail face-down, on a marble
Step. That was in Prague,
The television says:
Memory of a boy,
Freedom-burnt. The hero dies
Alone. The smoke yearns for
The sky – how many hours
Of agony does a dream
Of light last? And in the
Pitch dark, the flare of a
Sail cutting across the sea,
New under a breath of wind.
Dó vele
ricordo di Jan Palach
Alta na fiama n piaza
se ripiéga su n fianco,
come na vela cólca
sopr’a n gradì de marmo.
È capitato a Praga,
dic’in televisió:
memoria de n ragazo
de libertà brugiato.
L’eroe mòre da solo,
l fumo va n cerca del cèlo:
quant’ore d’agunia
dura n zogno de luce?
E drent’al buio pésto
nasce n chiaro de vela
che taja n mare nòvo
sott’a na bava de vento.
DUE VELE – Si alza una fiamma in piazza / e si piega su un lato: / una vela riversa / su un gradino di marmo. // È successo a Praga, / dice la televisione: / memoria di un ragazzo / bruciato di libertà. // L’eroe muore da solo, / il fumo cerca il cielo: // quante ore d’agonia / dura un sogno di luce? // E dal buio pesto / esce un chiarore di vela / nuovo, che taglia il mare / sotto un filo di vento.
FRANCESCO INDRIGO
2° classificato Premio Ischitella- Pietro Giannone 2020 con Forsi il vint (Forse il vento), dialetto friulano
The Wind, Perhaps
As clouds surmount the sky above,
Like thoughts that knot, you come
Here dressed for a party
Beside a twilight sea
With all that’s left of the rain.
They say women come with the wind. Could
I translate the world,
I would start from your dancing
Gait, which moves me still more
Than this wavering light in the ambushéd
Gull’s obstinate eye.
Forsi il vint
Coma li’ nulis, che sorpassant il sièl
a intorgolein i pinsièrs, cussì ’i ti rivis
duta in gringula, ta la mieza ombrena
dal mȃr, cun se ch’a vanza da la ploia.
A disin che li’ feminis a rivedin cul vint.
A podȇ voltȃ il mont, ’i tacaresi
da la to anda balarina, ch’a riva adora
a incoràmi enciamò, pì di chista ora di lȗs
clopadissa, tal vuli ciavestri dal cocal in vuaita.
FORSE IL VENTO – Come le nubi, che sorpassando il cielo / annodano i pensieri, così arrivi / agghindata a festa, nella penumbra / del mare, con ciò che resta della pioggia. / Dicono che le donne arrivino con il vento. / Potendo tradurre il mondo, comincerei / dal tuo incedere danzante, che riesce / a commuovermi ancora, più di quest’ora di luce / tentennante, nell’occhio ostinato del gabbiano in agguato.
PAOLO STEFFAN
3° classificato Premio Ischitella- Pietro Giannone 2020 con Sganga de ciel (Brama di cielo), dialetto veneto
To gather such a spring I went out,
Watching still inside my looking eyes,
The wind swell breaks with noise against the smoke
And this untrue of seasons quivers and bends.
Or it’s the heart, the liar resigned to never see
Travelling by night and yearning for more sky,
When the sign is a willow alternating in
The telling of what’s twisting the dark and green
Together. A bank rises, it will be beneath the moon,
But now over me I have the sun, and the
Sprouting seeds of three oaks, saints praying for us
Now. In the worst facing me, questioning the day,
Which I baptize ‘the present’ and you ‘the past’,
The killer future leaves my dreams pending
20.
Son ndat fòra a cior su chel s-ciant de primavèra
son stat fis a vardar rento i me òci che i smira
al romor sgionf del vent sul fun che ’l fa frazhun
’nte ’l sgobarse stremì de na stajon poc vera
O l’é ’l còr – chel buśièr che ’l se ustinéa no véder
parché ’l viaja la nòt ma pa’ sganga de ciel
co ’n salezh l’é ’n segnal che ’l va e che ’l vien a dir
l’ingatiament che ’l tien ran de verdo e de scur
Al se lèva ’n rival al varà alta la luna
ma dès ò ’l sol pa’ sora al fa ghetar semenzhe
de tre róver dhà santi drio pregar pa’ noialtri
’Nte ’l pì pazh che ò davanti che ’l mete in forse ’l dì
– e mi ’l batìdhe incó ti te ghe dis pasà –
al doman pì sasin al me asa insògni in prest
Sono uscito a raccogliere quel po’ di primavera / sono stato fermo a guardare dentro i miei occhi che osservano / il rumore gonfio del vento sul fumo che si frantuma / nel chinarsi fremente di una stagione poco vera // O è il cuore – quel bugiardo che si ostina ancora a non vedere / perché viaggia la notte ma per brama di cielo / quando un salice è un segnale che si alterna nel dire / l’intreccio che tiene rami di verde e di oscuro // Si sopralza una sponda avrà alta la luna / ma ora ho il sole sopra fa germogliare semi / di tre querce già sante in preghiera per noi // Nel più immondo che ho dinanzi che mette in forse il giorno / – e io lo battezzo presente tu lo chiami passato – / il futuro più assassino mi lascia sogni in sospeso
BIOBIBLIOGRAFIE
GIUSEPPE MASSARA. Nato nel 1948 a Reggio Calabria, ha insegnato Letteratura Inglese presso il Dipartimento di Anglistica dell’Università di Roma La Sapienza ed è stato tra i primi ad occuparsi in Italia di letteratura di emigrazione nell’ambito delle relazioni tra Italia e Stati Uniti e dell’immagine italiana dell’America. Tra le sue pubblicazioni: Viaggiatori italiani in America (1976) e Americani (1984), Merica, forme della cultura italoamericana (2004), Il teatro della mente, John Donne: Anatomia del Mondo, T.S. Eliot: La terra desolata. Scrive poesie in italiano, in inglese, in dialetto calabrese e romanesco.
ANNA ELISA DE GREGORIO è nata a Siena da genitori campani e abita ad Ancona dal 1959. Ha pubblicato nel 2010 il suo primo libro di poesie Le Rondini di Manet (Firenze, Polistampa), prefazione di Alessandro Fo (Premio Pisa 2010 opera prima; Premio Contini Bonacossi 2011 opera prima). Nel 2012, grazie al concorso Inedito Colline di Torino, ha pubblicato il suo secondo libro Dopo tanto esilio (Rimini, Raffaelli), prefazione di Davide Rondoni (nella cinquina finalista del premio Gradiva, New York 2013, primo premio Borgo di Alberona 2014). Nel 2013 ha pubblicato, grazie al DARS di Udine, una plaquette di poesie dal titolo Corde de tempo, in dialetto anconetano. Nel 2016 ha pubblicato il volume Un punto di Biacca (Milano, La Vita Felice) con una nota di Francesco Scarabicchi (nella terna del premio Metauro 2016, finalista premio Guido Gozzano 2016). È del dicembre 2019 L’ombra e il davanzale (Macerata, Seri) con testi poetici e haiku, arricchiti da tredici illustrazioni di Francesco Pirro. Presente in numerose antologie, pubblica articoli su riviste letterarie e blog (Poesia, Caffè Michelangiolo, Le Voci della Luna, Clandestino, Atelier, L’Immaginazione, Periferie, Nostro Lunedì, Poesia 2.0, Versante Ripido, Fili di Aquilone). Ha organizzato stage presso scuole e circoli culturali sulla poesia haiku.
FRANCESCO INDRIGO è nato a San Michele al Tagliamento, VE, nel Friuli storico. Risiede a San Vito al Tagliamento, PN. Ha pubblicato in riviste, antologie, albi e fogli sparsi. Nel 2001 la raccolta Matetâs (Nuova Dimensione ed.), nel 2005 Foraman (Campanotto ed.), nel 2008 Foucs (New Print ed.), nel 2009 Revocs di tiara (Kappa vu ed.), nel 2013 La bancia da li’ peraulis piardudis (Kappa Vu ed.). È vincitore di premi di poesia nazionali ed internazionali. Fa parte del gruppo di poesia/laboratorio “Majakovskij”.
PAOLO STEFFAN è nato nel 1988 a Conegliano. Laureato in Filologia e letteratura italiana all’università di Venezia, da sempre vive a Castello Roganzuolo, ultimo lembo orientale dei colli di Conegliano. Ha pubblicato due monografie: Un «giardino di crode disperse». Uno studio di Addio a Ligonàs di Andrea Zanzotto (Aracne, 2012, con prefazione di Ricciarda Ricorda) e Luciano Cecchinel – Poesia. Ecologia. Resistenza (Arcipelago Itaca, 2016, prefazione di Alessandro Scarsella); e ha curato con Giuliano Galletti i volumi Sebastiano Barozzi e la sua Cronaca del popolo (Comune di San Fior, 2016) e «Germoglia il silenzio». Vita di Giocondo Pillonetto (in pubblicazione per De Bastiani, 2020). Ha firmato la prefazione a Versi vissuti. Poesie 1975-1990 di Edith Bruck (Edizioni Università di Macerata, 2018, a cura di Michela Meschini). Ha pubblicato le raccolte poetiche In deserto (Arcipelago Itaca 2018, con prefazione di Flavio Ermini) e Frantumi, introdotta da Umberto Fiori nel Quattordicesimo quaderno di poesia italiana contemporanea (Marcos y Marcos, 2019, a cura di Franco Buffoni). Nel 2019 ha vinto la decima edizione del premio “Raduga” con la prosa narrativa Fiaba.