I poeti difendono il paesaggio

Succede a Roma nei quartieri Alessandrino e Tor Tre Teste

Impedire che 137.500 metri cubi di cemento si abbattano sul parco Alessandrino-Tor Tre Teste, nella zona est della Capitale, è la missione impossibile in cui sono impegnati i poeti dell’associazione Periferie.

Alla chetichella e senza interpellare la popolazione dei quartieri, il Consiglio comunale di Roma il 13 dicembre del 2005 ha approvato un megainsediamento di quattro palazzoni di sei piani lunghi 70 metri, una torre di otto piani, l’ennesimo centro commerciale. La nuova colata di cemento (a soli 150 metri dai resti dell’Acquedotto Alessandrino): distruggerà il paesaggio, intaserà il traffico e provocherà inquinamento dell’aria ed acustico nel luogo più suggestivo del parco.

L’associazione Periferie, che partecipa alle iniziative di un Comitato sorto per preservare la vivibilità del parco e il paesaggio che spazia sui Castelli romani, sui Monti Prenestini e Lucrétili, ha invitato poeti, scrittori, artisti a contribuire alla lotta con gli strumenti della propria arte.

Pubblichiamo una poesia di Vincenzo Luciani letta in un’assemblea del Comitato il 19 gennaio 2007.

Il muro

È l’alba. E il Sindaco è con me.
Inerpicati sopra

gli archi dell’Acquedotto Alessandrino,

guardiamo il sole in lotta con le nebbie

vagabondanti sui monti Lucrétili

su Guadagnolo e i monti Prenestini

e sopra i Castelli. “Meraviglioso”

dice il Sindaco. “Peccato

– rispondo – tra non molto un muro orrendo

opprimerà i nostri occhi e il cuore:

mai più le albe sorelle di questa,

e, la notte, le luci di Frascati,

di Rocca di Papa chi più vedrà?…”

Ma non c’è nessun Sindaco con me.

Forse a quest’ora apre la finestra

beata e incancellabile sui Fori

e sui Colli e le chiese di Roma.

Roma, 19 gennaio 2007