E dirti ancora di Maria Lanciotti

I tanti volti di una poesia che non finisce mai

 E dirti ancora (Ibiskos Editrice Risolo, pp. 100, 10€ ISBN: 978-88-546-0926-6) di Maria Lanciotti è la sua ultima silloge, in italiano, apparsa nel novembre del 2012, cui ha fatto seguito, pubblicata a marzo del 2013 da Edizioni Cofine, Giracéo (Capogiro), la sua prima in dialetto di Subiaco.

“I tanti volti della poesia” è il titolo di una breve nota di Alberto Pucciarelli posta in apertura di E dirti ancora il quale dice di Maria Lanciotti che:”è uno strumento nobile. Classico e popolare, introvabile ma presente in tutti, come l’Isola di Bennato. Diciamo un mandolino con tantissime corde. Ed è particolare perché le corde sono capaci di suonare spesso tutte insieme. Attraversano lirica pura e giornalismo, narrativa e teatro, o tracce d’opera, con le stesse dita: ricerca e passione, poesia e lucidità. Eppure le note sono sempre nuove. Ad ogni prova uno spartito e registri appena nati, anche se la gestazione dura tutta una vita. Il segreto è nella necessità di esprimere il canto. Che crea melodia sempre fresca come serenata ad una innamorata: alla sua innamorata dai tanti volti, la poesia.”

Una poesia che non si esaurisce, nemmeno al termine della silloge con il significativo testo “E dirti ancora” che, più che concludere, riavvia il canto: E dirti ancora / Di quel cielo violetto / Che scolora // E di noi // Dorati fra le stoppie.

“Questa raccolta della Lanciotti – annota Luca Leoni su www.castellinotizie.it – è tripartita: ‘Quinta stagione’, ‘Flash’, ‘Al tempo ti rubo’. Ciascuna sezione prende il nome dalla poesia più significativa. La prima è un inno agli affanni atavici e ai piaceri fuggevoli dell’esistenza, che non s’affida con leggerezza a una proposta evasiva ma che fornisce una soluzione inattesa, meritato / sudato premio di quattro stagioni vissute in modo irrisolto: una ‘quinta stagione’ della propria vita (“impensata / (dolcissima) / che vivo / come roccia infissa / nella roccia / e braccia d’acque / carezzevoli e mortali”). La sezione ‘Flash’ è una galleria essenziale d’istantanee fornite da incontri casuali in luoghi di passaggio come stazioni ferroviarie (“Stazione Termini”), dove “Ti siedi e vedi passare/ il mondo. // Ti alzi e segui la scia/ delle formiche”. Nel pullulare di viaggiatori che è il mondo, sono sufficienti dei flash a innescare il meccanismo compositivo: un cieco guidato dalla donna che lo ama e che s’illumina di gioia; un fisarmonicista di strada sorpreso dalla pioggia; la madre che esce dal supermercato coi figli attaccati alle gonne che fingono di piangere; una ladra di cosmetici; un figlio dimenticato in auto in estate che muore tra lamiere infuocate; un sudanese che odora di acqua stagnante, foresta bruciata e belva affamata… è un vasto affresco dell’umanità sofferente ma bramosa di riscatto. Infine, M. Lanciotti parla in prima persona, rubando al tempo “che su di noi ricama sentieri” e sbirciando dalla porta accostata il suo ragazzo “con gli occhi di velluto/ e i capelli di seta nera”. ‘Al tempo ti rubo’ è una lista di ventidue comandamenti – uno per ciascuna delle altrettante poesie – per l’affrancamento affettivo della poetessa, ma anche una via di scampo – suggerita al lettore – dall’aridità sentimentale della vita quotidiana. Ma è soprattutto un grido di liberazione, di avvenuto riscatto dalle spire dell’incomunicabilità: “Grazie per i tuoi silenzi / che mi hanno costretto a parlare”.

Inoltrandoci nel racconto o nel canto la Lanciotti ci regala (“Come un bacio”) suggestioni nel breve spazio di tre versi (Il tempo della vita: / Breve e lunghissimo / Come un bacio fra innamorati inesperti). Restiamo folgorati (“La pazienza del gatto”) da immagini che si imprimono indelebilmente in noi: “Avere la pazienza del gatto / Quando muore / Leccando l’ultima luce / Lo sguardo già opaco / Il muso nell’erba / Retratti gli artigli”; (“Incorrisposto amore”) Uggiolando i cani / Si accucciano ai piedi / Del padrone / E con gli occhi parlano / D’incorrisposto amore”. Altre volte a colpirci è un solo verso (“Istante”) come: “Cerco parole per un dire che non ha parole”. Sempre nel dire conciso, stavolta in due versi, in “Donna”, Lanciotti ammonisce perentoriamente: Donna non sei / Se per la vita non sei pronta a morire”. Sì, la donna, perché alla base della “storia degli uomini” c’è “sempre un ventre / che produce uomini”.

Infine ci piace concludere citando una poesia sorprendentemente lunga, molto ispirata, dedicata, come del resto l’intera raccolta, alla memoria di Stefania Iattarelli.

Rossa una rosa
(a Stefania – 31 ottobre 2011)

I tuoi capelli lunghi
Lo sguardo umido
Sotto le lunghe ciglia
Lo stupore
Il sorriso caldo
La mente accesa
La bellezza del fiore di collina
Di conchiglia marina
(lo sguardo umido
sotto le lunghe ciglia)
Il sogno d’una casa
Vicino al mare
(anche una catapecchia
un tetto, quattro mura)
E raccontare che non è vero
Che una rosa muore se la cogli
(le spine non finiscono di pungere)
Lo splendore
Impresso
Senza tempo
(lo sguardo umido
sotto le lunghe ciglia)
Labbra fresche
Come rose rosse
Schiuse nel pieno del fiammeggiante amore
(di te parlava il flauto
con le tue stesse parole)
E tu che volevi essere mare
Mare sei
(lo sguardo umido
sotto le lunghe ciglia)
La tua casa immensa
Fra onde e stelle
E tu scavalchi finestre
Imposte chiuse
Per spalancare vani e lasciare impronte
(Loba che dove passa
lascia il segno)
E ovunque sei
(I tuoi capelli lunghi…)
E il tuo nome come un petalo si posa
(lieve, di rosa rossa)
E lo rilancia la brezza vagabonda
Del mare che tu sei
Profondo azzurro
Illuminante fiaba
(il flauto accompagna la tua danza).

Maria Lanciotti, nata a Roma nel 1942, vive a Velletri (RM). Ha pubblicato numerosi libri in prosa e poesia. Alcuni suoi testi sono stati utilizzati per l’allestimento di eventi multimediali; sue composizioni poetiche sono state musicate dal Maestro Concertista neozelandese David Griffiths; recentemente è stata messa in scena la sua opera teatrale ‘Come andarono i fatti’, Ibiskos Editrice Risolo 2006. Presente su numerose antologie e riviste culturali, molto pubblica anche sul web. Per la sua produzione letteraria ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui: Premio C.A.PI.T., Emily Dickinson, Spazio Donna, Città di Salò, Lorenzo Montano, Vincenzo Scarpellino, Monti Lepini. Giornalista pubblicista, collabora stabilmente con alcune testate, trattando principalmente tematiche sociali e di attualità. Per comunicare con l’autrice: marialanciotti@alice.it