di sabbia e d’arancio canterò

Poesie di Maurizio Rossi

[SETTEMBRE 2023] di sabbia e d’arancio canterò. Poesie di Maurizio Rossi, prefazione di Anna Maria Curci, Edizioni Cofine, pp. 52, ISBN 978-88-98370-96-2, euro 12,00.

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IL LIBRO

Dalla prefazione di Anna Maria Curci: «Di sabbia e di arancio canterò: il verbo all’indicativo proietta nel futuro, pegno e impegno, la canzone d’amore composta da Maurizio Rossi. Non è un’annotazione secondaria, se si tiene conto che l’opera porta il duplice segno di un amore profondo e di un altrettanto profondo dolore per l’assenza.

Il rischio di indulgere in un comprensibile struggimento, nel rimpianto del passato, è tuttavia ben distante da questa raccolta, progettata come una composizione musicale in tre movimenti – Rapsodia, Meditativo Adagio e Sinfonia d’amore – e ricchissima di toni, immagini e paesaggi, giacché lo stile di Maurizio Rossi si manifesta anche qui con le sue qualità di misura, equilibrio, sapienza, essenzialità. (…)

Il primo movimento, la prima sezione, Rapsodia, mette in successione testi che hanno ambientazioni e stagioni diverse, in una varietà che è tipica del genere musicale della rapsodia. C’è tuttavia un elemento costante, vale a dire il prevalere della prima persona plurale del presente indicativo, a indicare un ’noi’. I soggetti di questi verbi sono accomunati dall’aver vissuto momenti indimenticabili, di nascite, di abbracci, di affinità, di complicità (…)

Il secondo movimento, Meditativo, Adagio, si fa portavoce delle scoperte, dei sentimenti nel tempo dell’assenza, Nei giorni dell’abbandono, come recita il titolo di una delle poesie di questa sezione. L’io lirico sta apprendendo una percezione ignota rispetto a un ‘prima’ dell’evento che segna la cesura. L’immagine con la quale si manifesta poeticamente la nuova cognizione del dolore è «un viaggio d’amaro sapere» (Ricordando Cher).

Si tratta di un viaggio che trasforma i presentimenti di un tempo nella constatazione che l’assenza ha un peso che nessun misuratore rileva e che pure «grava sul cuore» (Accanto). I gesti, le domande, gli omaggi, sono rivolti a un tu che sorride «da una foto» (Garofani). Eppure, anche in mezzo ai ricordi di momenti che non ritorneranno, al trascorrere dei giorni in minute faccende quotidiane non più condivise, si fa strada lo stupore, l’attesa sicura di un prodigio, che farà del tu «meraviglia / di cielo acceso» (Meraviglia).

Il finale del secondo movimento diventa allora preludio al terzo, alla sezione conclusiva Sinfonia d’amore. È una sinfonia che risuona di una nuova consapevolezza, che vibra di suoni che mescolano, intrecciano, accordano sensazioni differenti, talvolta opposte. Come possono armonizzarsi? È un mistero al quale si accede per il tramite di una nuova fonte di conoscenza, quella acquisita nel passaggio doloroso di Meditativo, Adagio: «Inizia così, nel mistero / il dolce mutare / che mescola e scioglie piacere / e languore» (Preludio).

La mescolanza e la fusione coinvolge i tempi e oltrepassa la barriera del rimpianto. (…) Il canto allora può dispiegarsi, può spiccare il volo, con ali sicure, non più con quelle di Icaro, può intonare le note del futuro e dare voce alla partitura di un appassionato, avvincente, incantato ritorno: «Tornerà primavera […] / Tornerà la stagione / sospesa tra il gelo e il fuoco». (…) Questo tempo non è annullato, non è ignorato, è, con semplice e nitida accettazione della complessità, accolto e portato con sé, nel presente e nel futuro. Oltre tutti i confini.

(In copertina acquerello di Maria Teresa Pellegrini Raho)

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L’AUTORE

Maurizio Rossi, medico specialista attualmente in pensione, scrive in lingua e in dialetto romanesco.

Nel 2008 ha pubblicato la prima raccolta poetica Dal pozzo al cielo a cui sono seguite: Tempo di tulipani, 2009; Sono aratro le parole, 2011 (Lietocolle); Che resta da fare, 2014 (Lietocolle); Cercanno leggerezza, 2015, in dialetto romanesco; La veglia e il sogno, 2019 (Ed. Cofine, Collana Aperilibri). Nel 2022 ha pubblicato il romanzo La ruota di Duchamp (Ed. Cofine ), sua prima opera in prosa.

Per la poesia collabora con scritti e recensioni al sito web “Poeti del Parco” e fa parte della redazione della rivista “Periferie”. È tra i promotori dell’Associazione “Casa delle Poesie Centocelle” nel territorio del V Municipio.

È socio di “La Primula”, associazione tra volontari e famiglie di disabili, nella quale partecipa al laboratorio teatrale integrato e agli spettacoli messi in scena.

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NEL LIBRO

Peschici duemilatre

Sulla rena disteso mi avvolge
un lenzuolo di sole,
le parole ascolto del mare.
Parallelo al mio sguardo, il paese
come glassa su rupe
di un’antica difesa.
Fino al cuore l’odore di te,
delle labbra attendo il sapore.

I nostri confini

Componiamo un abbraccio
che dice i nostri confini, accostiamo
parole private di suono.
Inspiro e tu espiri senza rubarci
l’aria. Non so come accada,
ci scambiamo il pulsare del cuore.

Ricordando Cher

I pesci hanno perso le ali,
il vento di Cher è un sussurro
riarso dal sole
nel silenzio di giugno,
è scomparsa la curva
dell’arco d’amore.
Un viaggio mi resta,
d’amaro sapere.

Garofani

Ogni giorno
cambio l’acqua ai fiori,
spunto il gambo
per farli durare,
rossi e screziati e
bianchi, ti piacciono
i garofani
e mi ringrazi con il sorriso.
Il tuo sorriso
da una foto.

Accanto

Mi distendo accanto alla tua
ombra, la mano sotto il tuo cuscino,
l’impronta è lieve,
ma non il tuo profumo.
Se l’assenza è senza peso
perché grava sul cuore?

Recitativo

Canta, anima mia,
raccontami col suono
nudo di mente e cuore,
racconta la consuetudine
alle carezze, ai baci, alle suadenti
parole del dovere
nei giorni della cura parentale.

Quella radice antica
forse sarebbe stata
diversa pianta, frutti
d’altro sapore
forse soltanto fiori,
profumi e festa.

Canta, anima mia,
non ti confonda la saggezza
in controcanto, gli acuti
del disinganno
i timpani a cadenzare i giorni.