Da Il ponte di Heidelberg (Pescara, Tracce, 1990)
Caro Friedrich, grandi mani spingono il vento
tra i vasi esposti sul balcone.
Lontani vanno gli occhi da questa balaustra,
alle città, alle foglie, agli uccelli
alle pietre remote del passato.
Lenti sono i colori nella nebbia
opache le amicizie che non tengono
dove sapere le rotte per una stagione più calda?
Caro Friedrich, la barca è paziente
mentre notti e tempeste coprono il pontile
e tu ancora ritorni dalle passeggiate pensose
nel parco, accompagnato dal cane.
Bisogna partire
seguire i percorsi che sono assegnati
giungere alla meta del viaggio.
Osservo con te l’acqua del fiume che non ha fretta
e si muta in ghiaccio l’inverno
nel cielo livido di Heidelberg.
Dovremo aspettare, caro Friedrich,
aspettare, mentre è già quasi sera.
(24 giugno 1984)