Maria Lenti ci regala, con Beatrice e le altre: a Dante, un’altra rassegna di donne lette dal loro interno a beneficio di tutti noi e le porge come un guanto rivoltato a chi le aveva celebrate, Dante Alighieri.
Non cambia la lingua rispetto a Elena, Ecuba e le altre (2019), né si devia dal percorso segnato da un profondo studio e un’appartenenza affinata negli anni di frequentazioni al femminile, sempre confrontate con i lettori tutti. Nel libro precedente, di più ampia gittata, veniva sconfitta la figura eroica dell’uomo, che rinunciava al piacere, al beneficio del dubbio, per compiere la sua missione, imposta più da sé stesso che dalle circostanze esterne.
Nella lettura attuale, quaderno di Vivarte ideato dalla stessa Maria Lenti, contenente una stampa in tecnica mista di Susanna Galeotti tirata in 100 esemplari e una nota di lettura di Loredana Magazzeni, edita dall’Associazione culturale L’Arte in Arte per la rivista Vivarte nel giugno 2022, le cinque donne che Dante aveva elevato, messo a parte dalla moltitudine umana e quindi protette, assumono le personalità già manifestate in vita, ma ignorate dagli uomini: grazie all’autrice le personalità rivelano autonome nelle scelte, non di rimessa né di salvezza dal mondo circostante.
La figura di Piccarda Donati che sceglie il convento per vivere pienamente il suo corpo-spirito in un luogo-spazio di godimento, di fusione a “qualcosa” che liberamente vuole, mi ricorda la figura di Chiara, nell’omonimo film recente di Susanna Nicchiarelli, che supera Francesco in quella che negli anni Settanta del Novecento sia a sinistra che nel femminismo avremmo chiamato autodeterminazione. Altri i mezzi del cinema, incluso il rischio della dispersione. Puntuale senza dubbi la poesia di Maria Lenti.
In Cunizza da Romano si ritrova la scelta, non priva di sofferenze ma portatrice di serenità, dell’amore sensuale e aperto, che mette maggiormente in difficoltà chi non lo prova rispetto a chi, la donna, può essere messa all’indice.
L’atto compiuto da Cunizza, come da altre donne scritte e descritte (Francesca, per esempio) dall’autrice urbinate, ha un valore liberatorio che spesso non viene apprezzato per limite nell’ascoltare, nel recepire, da uomini e anche da donne. Non ha utilità, in chi riceve, sentirsi disarmato, rifiutare per orgoglio o peggio ancora perché solo chi dà possiede un ruolo di potere. Le dinamiche di cui parlo hanno un peso in numerose vicende del mondo di cui siamo parte, e sono leggibili sia nei recenti conflitti militari dell’Ucraina come nell’immobilità del mondo occidentale di fronte al sommovimento di ruoli ma anche di immaginazione del futuro che ci giunge dal Medio Oriente e dall’Iran.
La poesia non è mai stata esercitazione fine a se stessa, come possono pensare le menti pigre e ignave.
In donne come Maria Lenti essa raggiunge toni di gioia, freschezza, piacere, e, se c’è scherzo e burla (come nelle poesie di Arcorass Rincuorarsi, 2020), i primi beneficiari siamo noi lettori, e le prime figure che vengono prese sul serio e non sul serioso sono l'autrice e i suoi vicini.
Beatrice e le altre: a Dante è un prezioso regalo nel quale le donne, raffigurate da Susanna Galeotti, con visi enigmatici ma sereni, attorniano Dante senza metterlo al loro centro.
Maria Lenti, Beatrice e le altre: a Dante, con una nota di Loredana Magazzeni e una stampa di Susanna Galeotti, Vivarte, Urbino 2022.
Marcello Pesarini