Alcune considerazioni nel ventennale del Premio Ischitella-Pietro Giannone

di Rino Caputo

 

Cosma Siani

Nel suo fondamentale riscontro della poesia dauna e garganica, anticipatore di tanti studi e pareri critico-ermeneutici successivi, giustamente Cosma Siani registrava in modo rispettoso l’affermazione pur discutibile di Pier Paolo Pasolini, datata nei primi pieni anni Cinquanta, che:

“Nel Gargano […] di poesia non c’è quasi nulla […]: c’è la rusticità assoluta di una gente ai margini anche delle basse correnti di cultura, ma che, pure, senza quelle correnti di cultura, non avrebbe canto e poesia” (Dialetto e poesia nel Gargano. Panorama storico-bibliografico, Roma, Cofine, 2002, p. 5)

È noto che, proprio a partire dall’indagine sul nesso cultura bassa/cultura alta e cultura e poesia in lingua italiana e poesia in dialetto, Pasolini recupererà poi la qualità creativa primigenia del dialetto contro la lingua ufficiale istituzionale, ormai deprivata di ogni vigore poietico e poetico.

Ma non c’è dubbio che, a metà del secolo scorso, l’affermazione di Pasolini fosse suffragata dall’inesistenza di testimoni espliciti ovvero almeno affioranti da una realtà sotterranea che, tuttavia, appariva ancora priva di consapevolezza.

La poesia neo-dialettale nasce sostanzialmente da queste fondative asserzioni pasoliniane. Come pure è stato rilevato (cfr. la sempre utile silloge di Franco Brevini, Poeti dialettali del Novecento, Torino, Einaudi, 1987), non è che non ci fossero esperienze di versificazione poetica nei dialetti d’Italia; non solo quelli conclamati e attestati dalle storie linguistico-letterarie della tradizione illustre nazionale italiana; ma anche, e soprattutto, quelle legate alla geminazione tumultuosa di poesie come di poeti ‘neo-dialettali’, spesso praticanti il bilinguismo tra italiano e dialetto sul piano sia artistico che semplicemente comunicativo.

Il fatto è che ciò che affiora, fin dagli Anni Sessanta del Novecento, è pricipalmente la somma di manifestazioni di ‘neodialettalismo’ presenti nelle aree sociolinguistiche e storico-linguistiche ‘forti’ della penisola italiana. E l’allusione è direttamente alla capacità ‘espressiva’ del dialetto: Il Piemonte e il Friuli, più che le altre regioni settentrionali; la Romagna e parte della Toscana; l’area napoletana e quella siciliana, con punte interessanti ma scarse in Basilicata, nel Salento e nella Daunia, foggiana e garganica, mentre un discorso a parte meritava e merita l’ambiente poetico del Lazio, data la rilevante presenza della realtà di Roma.

Nel caso del “Premio Ischitella”, per arrivare al termine di un processo specifico, pur sacrificando passaggi di rilievo più globale, è dal singolare specifico intreccio di tre tradizioni che viene estratta, come si vedrà tra breve, in modo naturalmente conseguente quanto consapevolmente lungimirante, l’idea della Cornice e del Tema, il Premio e la Poesia dialettale dello specifico territorio che si fa mallevadrice di tutte le insorgenze neodialettali qualificate della penisola italiana.

Ma è necessario focalizzare, preliminarmente, il luogo e il tempo di avvio della fase che culmina, proprio esattamente vent’anni fa, nella prima edizione del “Premio Ischitella-Pietro Giannone”.

Come ammette lo stesso Vincenzo Luciani, ben altrimenti protagonista di lì a pochi anni, ancora appena reduce dal suo libro di esordio Il paese e Torino (Roma, Salemi, 1985): 

un’esperienza… la prima del genere nella zona. Si tratta di un ciclo di letture pubbliche di poesia dialettale garganica sviluppatosi per quattro estati in alcuni centri del Gargano, e intrecciatosi con la pubblicazione di tre volumetti antologici proposti quali «libretti» delle letture. Nate dalla collaborazione tra chi scrive e il circolo culturale “Porta del Rivellino” di Ischitella, le letture cominciarono nell’agosto 1994 sul bel sagrato della chiesa di S. Eustachio nello stesso paese garganico, patria dello storico e filosofo Pietro Giannone. Cominciarono con la lettura di testi di tre poeti ischitellani, Pietro e Alessandro Nobiletti e V. Luciani, proseguirono nel ’95 con la riproposizione degli stessi poeti allargata ad altri conterranei, in un recital di piazza intervallato da canti popolari.

Segno di partecipazione all’esperienza da parte dei locali e dei molti emigrati di ritorno (fenomeno tipico delle estati nei paesi del Sud), fu il discreto successo di vendite del libro relativo, Poesie e canzoni ischitellane. Nel 1996 l’ambito della ricerca e delle letture si è ulteriormente esteso, ed ha coinvolto altri poeti garganici, i testi dei quali sono stati letti, spesso dagli stessi autori, in manifestazioni che vedevano circa un migliaio di persone all’ascolto nella stessa piazza di Ischitella, e un afflusso discreto a Monte Sant’Angelo, San Marco in Lamis, Sannicandro, Vieste. (Periferie, Anno IV n. 10, aprile/giugno 1999)

E, continuando nella descrizione del dettaglio degli eventi, Luciani aggiunge:

L’itinerario si completava nel 1997, anno in cui la lettura si allargava a comprendere altri autori dialettali garganici nel frattempo ricercati e raccolti, e trovava luogo nella cornice di più articolate manifestazioni, quale la mostra del libro e dell’editoria pugliesi a San Giovanni Rotondo. (ibid.) 

Ma gli Anni Novanta costituiscono insieme un coagulo della fase storico-culturale precedente e, insieme, l’inizio effettivo dei processi operativi e dei contrassegni teorico-letterari che portano all’ideazione e alla realizzazione del “Premio Ischitella- Pietro Giannone di Poesia Dialettale Nazionale”.

In particolare, è a Roma che Vincenzo Luciani è giornalista e editore, oltre che poeta, ed è da Roma che ritrova e rielabora la disponibilità e il gusto socioculturale a occuparsi del progresso della comunità ischitellana e garganica con iniziative costanti e qualificate, ormai ineliminabili dalla realtà identitaria del ‘paese’ (che è anche quello di chi scrive).

Luciani nasce politico, giornalista e militante intellettuale nella Torino degli Anni Sessanta (non a caso è del notissimo e amatissimo Sindaco di quegli anni tumultuosi quanto fervidi, Diego Novelli, la prefazione al suo primo libro poetico Il paese e Torino, appunto, edito nel 1985).

Nel decennio successivo Luciani si trasferisce a Roma, sempre impegnato nella organizzazione e direzione di associazioni politico-sindacali di grande risalto sociale, come il SUNIA (Sindacato Unitario Inquilini e Affittuari), sicuro protagonista a livello nazionale ma importantissimo a Roma per il contributo dato alla (almeno parziale) riforma dell’edilizia urbana e popolare che aveva intanto trasformato, tra luci e ombre, la stessa immagine pasoliniana delle ‘periferie’ extraurbane  (e si veda, oggi, Vincenzo Luciani-Francesco Sirleto, Sunia, 50 anni di lotte per la casa, Roma, Cofine, novembre 2022).

Luciani affianca al lavoro di dirigente del SUNIA e di realtà associative culturali e sportive, quello di giornalista, che diverrà sempre più rilevante fino a costituire, anche sul piano della gestione editoriale, la sua attività predominante.

Nel 1986, infatti, fonda con sua moglie Rosa Valle l’Edizioni COFINE, tuttora la più qualificata editrice, sul piano nazionale, della poesia dialettale. Dal 1987 dirige il mensile ABITARE A, da lui fondato lo stesso anno, diffuso nei Municipi di Roma Est (e dal 2002, anticipando i tanti sviluppi della realtà multimediale odierna, il giornale cartaceo è affiancato dal sito e giornale on line ABITARE A ROMA, con aggiornamenti quotidiani: https://abitarearoma.it, diretto dal figlio Enzo Luciani).

Achille Serrao

È però nel 1996 che viene fondata insieme a Bruno Cimino la rivista trimestrale di poesia Periferie, che sarà diretta dal 1999 al 2012 da Achille Serrao e dal 2012 dallo stesso Luciani (e, dal luglio 2000, Periferie è on line nel sito www.poetidelparco.it). 

Intorno alla metà degli Anni Novanta, Luciani esplicita la sua vena poetica e la sua scelta stilistico-espressiva pubblicando testi (neo)dialettali, evidente archetipo di quelle ‘poesie in lingua’ (italiana) del Paese e Torino, con cui aveva esordito un decennio prima.

A riprova di tale essenziale passaggio, si pensi, almeno, solo esemplarmente, a una composizione come Se di te mi ricordo, compresa nella prima raccolta in italiano e quindi comparsa come Se de te m’arrecorde! già in Frutte cirve e ammature (Cofine 2001) e, poi, definitivamente, nel più recente Tor Tre Teste ed altre poesie (1968-2005), edito da Cofine nel 2005.

È, quindi, del 1994, il Vocabolario ischitellano, ineludibile premessa all’intensificarsi dell’ispirazione poetica dialettale e dimostrazione ulteriore, se ce ne fosse stato bisogno, che ogni operazione consapevole di poetare nella lingua ‘materna’, dantescamente ‘succhiata dalla nutrice’, sente la necessità prioritaria di ‘fabbricarsi’ una lingua ovvero le strutture grammaticali, sintattiche e quelle di accumulazione lessicale. E, funzionalmente complementare a questa tensione operativa è, altresi, nel 1995, Ischitella–guida storica, proverbi, detti, filastrocche, indovinelli e soprannomi. 

Del 1996 è invece il primo e più organico tentativo di lasciare l’apparentemente confortevole appiglio dell’italiano per far uscire, sempre per Edizioni Cofine, le poesie nel dialetto del paese natale: I frutte cirve. Poesie in dialetto di Ischitella, FG; Poesie e canzoni ischitellane, integrato, nel 2001, con altri componimenti in Frutte cirve e ammature. Raccolta di poesie dialettali.

Ischitella è il cuore della poesia di Luciani, il magma irrisolto, l’impasto di emozioni ed espressioni, da cui viene costantemente estratta l’energia artistica, anche quando essa si esplicita negli esiti più maturi, sia neodialettali, come si è già detto, sia, come si vedrà, in italiano.

in alto da sin. Marcello Marciani, Achille Serrao, Tolmino Baldassari. In basso Vincenzo Luciani, Franco Loi, Vincenzo Scarpellino

Torino, Roma, Ischitella, sono le tre sorgenti primigenie della poesia di Luciani ma, anche, della sua ininterrotta attività di organizzatore della poesia propria e degli altri, come della sollecitazione costante alla partecipazione attiva alla poesia e alla cultura, attraverso l’ideazione e la fondazione della realtà associativa “Amici del Parco” e, al suo interno, dei ‘Poeti del Parco’, a Tor Tre Teste, ‘periferia’ urbana non (ancora) degradata e quindi, anche perciò, in grado di accogliere i fermenti artistico-culturali individuali e collettivi. E non a caso a Tor Tre Teste sarà dedicato l’importante libro poetico del 2005: Tor Tre Teste ed altre poesie:1968-2005.

Da questo punto di vista Tor Tre Teste ed altre poesie (1968-2005) non è solo il bilancio organico di una fase, ma lo spartiacque consapevole e riuscito di una (lunga) carriera poetica, che trova in Roma, la città eletta a luogo di vita e di lavoro professionale, la nuova polarità correlata con l’irriducibile realtà di Ischitella (si veda, oggi, l’affettuoso quanto ben documentato omaggio in AA.VV., Vincenzo Luciani, poeta editore, testi di Loretta Peticca, Maurizio Rossi, Ombretta Ciurnelli, Rosangela Zoppi e Anna Maria Curci, Roma, Cofine, settembre 2020).

Nella seconda metà degli Anni Novanta si stringe, inoltre, il legame poetico-letterario con Achille Serrao, poeta, critico saggista e musicista che, in collegamento costante e centrale con il mondo culturale romano, praticato ai massimi livelli dell’interlocuzione poietica e interpersonale, avvicina Luciani al confronto integrato con la poesia (neo) dialettale nazionale, a partire dalla pratica poetica, da parte di Serrao, delle lingue dell’area casertana nativa, fino a quelle propriamente napoletane e, poi, romanesche e così via.

L’apporto di Serrao si intensificherà in termini di consorzio intellettuale e anche umano con Vincenzo Luciani, fino alla partecipazione alla fondazione della Rivista Periferie di cui diviene direttore, dopo qualche anno, come si è già detto, dal 1999 ininterrottamente fino al 2012, anno della sua scomparsa.

Ma sullo spartiacque del Terzo Millennio, la collaborazione tra Serrao e Luciani si intensifica, confortata dall’apporto collaborativo di intellettuali artisti e studiosi della poesia italiana e internazionale e, più in particolare, della poesia dialettale, come Cosma Siani, autentico mediatore tra centro e periferia e, tra gli altri, Rino Caputo, che ha condiviso sin dagli inizi gli sforzi di Luciani per vieppiù qualificare le iniziative intraprese e avvicinare l’impresa dialettale alle sedi accademiche e, in particolare, ai giovani docenti e agli studenti della vicina Università di Roma “Tor Vergata”.

A coronamento di tali azioni, occorre rammentare le bellissime pubblicazioni legate alle realizzazioni sceniche degli allievi del Laboratorio MILLA di “Scritture Letterarie per le Scene dello Spettacolo” dell’Università di Roma “Tor Vergata”, fondato e diretto dallo stesso Rino Caputo e coordinato da Florinda Nardi (attuale Direttrice) e Pamela Parenti (ora Docente in altra Università).

È di quest’ultima, peraltro, la collaborazione con Serrao per la messa in scena nel ‘Teatro del Parco’ dello spettacolo dedicato a Salvatore Di Giacomo, il 29 aprile del 2005, conseguente alla sceneggiatura composta dal poeta casertano, anche a partire dall’importante Il pane e la rosa. Antologia della poesia napoletana dal 1500 al 2000, uscita nello stesso anno 2005 per Cofine; ma, soprattutto attraverso la lettura scenica e gli interventi musicali degli studenti del Laboratorio MILLA dell’opera teatrale Era de Maggio. Riduzione in quattro atti dalla vita e dall’opera di Salvatore Di Giacomo (prefazione di Pamela Parenti, Roma, Cofine, 2006), effettuata il 19 aprile del 2006 presso l’Auditorium “Ennio Morricone” dell’Università di Roma “Tor Vergata”, all’interno della presentazione del volume da parte di docenti del DAMS di Tor Vergata, come Rino Caputo, Florinda Nardi, Pamela Parenti e l’etnomusicologo Giorgio Adamo, insieme all’Autore e a Vincenzo Luciani in veste di editore. Oltre, significativamente, al prof. Dante Della Terza, già ordinario nelle Università di Harvard, Arcavata di Cosenza e Federico II di Napoli, vicino a tutte le belle imprese di Luciani fin dai primi anni Duemila e, poi, Presidente della Giuria del Premio Ischitella fino al 2021, anno della sua scomparsa. Tutto ciò era stato, peraltro, preceduto dalla bella pubblicazione AA.VV., Poeti che leggono poeti, del 2005, Rassegna dell’OttoNovecento, scritta da poeti e critici, tra cui lo stesso Serrao). 

In realtà la collaborazione tra Luciani e Serrao si era, appunto, già avviata negli anni precedenti e, con riflesso importante per il futuro, ma imminente, avvio del Premio Ischitella, proprio nel 2002, quando viene costituito a Tor Tre Teste il Centro di Documentazione della poesia dialettale “Vincenzo Scarpellino”, presso la biblioteca comunale “G. Rodari” di Roma, ora trasferito e reinsediato presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma . 

Come si può notare, Il Centro intitolato a Scarpellino precede di un biennio l’avvio della prima manifestazione del Premio Ischitella-Pietro Giannone”, avvenuta nel 2004.  

(Oggi i vincitori di tutte le annate sono visibili su https://poetidelparco.it/il-premio-ischitella-pietro-giannone/)

Ma non c’è dubbio che il Centro Scarpellino abbia agito da precursore e commutatore attivo di funzioni e obiettivi artistico-culturali e socioculturali.

Vanno ricordate, oltre a tutte quelle già menzionate, le iniziative editoriali messe in atto dalla coppia Serrao-Luciani, sia direttamente sia indirettamente, in quest’ultimo caso con l’apporto decisivo di Cosma Siani, al quale si deve, peraltro, un’impeccabile cura del volume che raccoglie contributi critici sull’attività artistica di Serrao (Achille Serrao poeta e narratore (con biobibliografia), a cura di Cosma Siani, sempre del 2004).  

Innanzitutto è da apprezzare la progressiva focalizzazione ‘ischitellana’ dell’iniziativa poietica e di promozione culturale di Luciani. Si veda la contemporanea uscita di Il grano, il pane, la cruedda, poesie in dialetto e testi sui 3 argomenti, a cura di Vincenzo Luciani del 2002. Ma già nell’ottobre dell’anno precedente, Luciani organizza

“Roma incontra Ischitella”, una manifestazione poetico-musicale svoltasi presso la biblioteca “G. Rodari” di Roma. Tale modalità di incontri relazionali diventerà costante, tanto che nel 2006 avrà luogo, in collaborazione con il Centro di documentazione della poesia dialettale “V. Scarpellino” e l’associazione Periferie la manifestazione “Torino-Roma: gemellaggio di periferie”. Nell’ambito di “Torino capitale mondiale del libro con Roma”, viene altresì realizzato il volume Torino & Roma: poeti e autori periferici, a cura di Achille Serrao (Ed. Cofine). 

Ma si badi all’autentico crogiuolo che risulta essere l’anno 2004, quando, cioè, viene avviato il Premio Ischitella.

Luciani avverte sempre più il bisogno di stringere in nodi moderni inestricabili le linee dell’espressione poetica dialettale locale, regionale, interregionale e nazionale. Ecco perciò le tante iniziative del fatidico 2004. In particolare, è da rammentare l’organizzazione della ‘tre giorni’ a Roma, in occasione degli 80 anni di Joseph Tusiani, poeta in quattro lingue, dal latino all’inglese, dall’italiano al dialetto del paese natale, San Marco in Lamis. Tusiani, emigrato ventenne a New York, scomparso nel 2020 ultranovantenne, dopo una esistenza operosa come professore, traduttore, saggista e scrittore, è premiato in Campidoglio per la sua attività ‘tra i due mondi’, con il patrocinio della Presidenza del Consiglio comunale di Roma, del Comune di San Marco in Lamis, della Regione Puglia, delle Università “Sapienza” e “Tor Vergata”, delle Biblioteche di Roma, con la partecipazione delle rappresentanze locali del Gargano e alla presenza del coetaneo e sodale protagonista della vita accademica e culturale, al di qua e al di là dell’Oceano, Dante Della Terza.

A Ischitella, pochi mesi dopo, il 25 e 26 giugno 2004, Luciani promuove la Rassegna di poesia nei dialetti d’Italia, confluita poi nella pubblicazione, sempre a cura di Edizioni Cofine, del volume Altre Lingue.

E, finalmente, la prima edizione del Premio Ischitella-Pietro Giannone vede la luce: una nascita, come si può notare, molto a lungo preparata con audace quanto determinata sperimentazione di occasioni teoriche e creative, sorretta da una visione energica e prospettica della realtà della poesia dialettale contemporanea nel più generale contesto culturale nazionale e, oggi, sempre più trasversalmente internazionale.

Si registravano, poco sopra, le tre fonti primigenie dell’ispirazione poetica ma, anche, socioculturale e politico culturale di Vincenzo Luciani, Torino, Roma e Ischitella.

Torino non significa soltanto il luogo delle esperienze forti, umane e collettive; è anche il ricordo, con valori ancipiti, di luce e di oscurità, legato a un grande ischitellano, Pietro Giannone, che proprio dal potere costituito in Piemonte trasse le conseguenze esiziali del suo percorso umano e intellettuale, incarcerato dal monarca sabaudo per compiacere l’implacabile inimicizia del potere temporale vaticano contro il fulgido assertore della separazione netta dei poteri tra la città terrena e quella celeste.

Si aggiunge, come inaspettato coagulo di un’autentica occasione spontaneamente intervenuta, l’adesione dell’Avv. Franzo Grande Stevens all’impresa del premio, anche a causa di una sua esplicitamente dichiarata parentela con le linee di discendenza familiare del grande giureconsulto. Ma occorre far risaltare, altresì, la sensibilità degli ischitellani emigrati e cresciuti in Piemonte e, in particolare, nei paesi della cintura operaia e produttiva e, soprattutto, a Settimo Torinese. Di qui l’abbinamento non posticcio ma motivato tra il Premio Ischitella e Pietro Giannone.

Il Premio s’innesta proficuamente nel tessuto socioculturale ischitellano e riceve attenzione, talora ancipite, dalle istituzioni che, tuttavia, si prodigano molto più direttamente attraverso singoli rappresentanti. E non possono che essere menzionati come benemeriti, in proposito, gli ‘assessori’ Pierino Comparelli e Anna Agricola.

Sicché è davvero emblematica l’immagine fotografica che riunisce il gruppo, formato dai Poeti, dalle Istituzioni e dalla Giuria, che celebra l’esordio del Premio.

È allora, forse, anche perché cosi fondato su tali robuste basi teoriche, storico-letterarie e socioculturali che il Premio ‘regge’ da vent’anni e estende il suo ambito di attenzione e di crescente interesse da parte dei Poeti di tutte le parti d’Italia.

Ischitella diventa in tal mondo, essa stessa, soggetto e oggetto di Poesia.

Si pensi alle sillogi progressive di ‘Poeti per Ischitella’: nel 2006, con testi di 15 autori che hanno visitato il centro garganico; 43 Poeti, poi, nella versione più organicamente assestata del 2016 che, tuttavia, è ora aggiornata da una ‘forma’ recentissima di questa sorta di ‘canzoniere’ ovvero dai 60 Poeti per Ischitella in via di pubblicazione nel 2023.

Ma la storia del Premio Ischitella è tutta ancora da scrivere, forse da chi verrà.

Chi scrive oggi si augura di viverla ancora, la storia del premio Ischitella, insieme a coloro che hanno a cuore, nel microcosmo e nel macrocosmo poietico e nelle realtà globali e locali ovvero ‘glocali’, le sorti della Poesia.

Che è poi il presente e il futuro della Civiltà dell’Uomo.