Ai piedi del faro di Maria Lenti

Recensione e scelta di poesie di Anna Maria Curci

 Chi legge Ai piedi del faro, la più recente raccolta di Maria Lenti, vede innanzitutto confermato il titolo, vale a dire la prospettiva dal basso scelta – ai piedi del faro, appunto – e tuttavia illuminata da un’ampia fonte di luce. Con i piedi ben piantati sulla terra, lo sguardo si volge al passato, al presente e al «futuro radiosato» e, allo stesso tempo, la mano scrive partiture per «sinfoniette» e ballate, senza disdegnare, bensì, al contrario, conferendo loro dignità, filastrocche e cantilene che ravvivano il loro passo guardando in volto, pensose, ridenti, malinconiche, indignate, sempre coraggiose, anche la crudezza della realtà. La poesia ironica dà la mano, in una ronde trascinante e serissima, alla poesia giocosa, il campo della fiera – campo di calcio – e la sua erba calpestata si alterna al valzer dei fiori. Le età della vita guardano, sagge nell’accettazione non supina, alle illusioni mendaci. Impegno politico, vocazione pedagogica e sorriso aperto diventano parola poetica, che intreccia idiomi e fa volare alto l’etimologia. La poesia amata delle radici si mescola agli austeri inventari, che si trasformano a loro volta in divertissement dai significati molteplici. Maria Lenti conduce il lettore in aree geografiche molto distanti tra di loro, attraversa e fa attraversare molti spazi del pensiero e dell’azione, provocando incontri inaspettati. Non lo fa attraverso accostamenti che cozzano l’uno con l’altro, non pigia il pedale sull’acceleratore dello straniamento; fa ricorso, piuttosto, allo strumento raffinato della coniugazione della parola. Chi legge partecipa attivamente alla scoperta del legame, alla realizzazione di un vero e proprio connubio, e non è azzardato ritenere che questa partecipazione attiva sia ricercata, richiesta da colei che scrive. In virtù di questa particolare abilità si snoda quasi per moto spontaneo il filo  tra il ‘giro del mondo dei nomi, degli oggetti e della memoria’ di Paese che vai ricordi che trovi e le poesie dedicate alla città natale, Urbino – Urbino, Mia città. «Maria-Mary», come si presenta alle bambine di Samarcanda, assicura la tenacia di questo filo; la donna che osserva le bambine giocare a “campana” in un vicolo sterrato della città uzbeca ha lo stesso sguardo sagace di colei che coglie la commedie umane delle persone fotografate in Ottobre al parcoEredità, la poesia che riporta l’inventario, stilato da Domenico Lenti, antenato di Maria, degli oggetti rinvenuti nella casa di una donna processata per stregoneria nel 1647, tende così la mano a Cronaca: «In apertura la quindicenne rapita dal padre/ troppa modernità occidentale» e le Icone fiorite, un inno sapiente alle virtù dei fiori, assumono la veste di coraggioso controcanto – «respiro e riparo/ (da gazzette e da TG» di un brechtiano “discorso sugli alberi” in tempi oscuri. Dal gioco del calcio, confinata in porta, all’insegnamento, alla professione scelta e amata, esaltata nei lunedì successivi alle giornate di campionato, il filo si fa metafora della vita come partita non giocata e, insieme, giocata tutta e diventa, in un titolo che illumina tutta la raccolta, Due tempi… perfetti.

Maria Lenti, La via del faro. Poesie, La Vita Felice, 2016

© Anna Maria Curci

Sinfonietta

Torna a trovarmi

cuore fedele.
Da tempo manca alla mia mano

il tocco della tua lieve
la “fine del mondo” degli occhi

il corpo che lo ricopre

per farlo poi leggero

le dita che lo cercano

a leggerne contorni

la bocca che lo reclama

al gusto dello scambio

l’orecchio che lo risente

e ne ridice l’eco

lo sguardo che lo profila

in un disegno lieve
il seno che l’accoglie

l’anca che lo rivive

il fianco che lo serra

la voce che lo fa canto

la parola che lo nomina

nei suoi colori tenui.
Torna a scaldarmi

aspra dulcedo.
*
Per voce (ed eco)
Un battito d’ala solo

un battito soltanto nel trepestio

di sconti riscontri rendiconti

un respiro alito-vicinanza

gettare-tirare a riva qualche rete

un girotondo capriccio di bambini

un nero contingente da giocare

sentirsi nel gioco

del desiderare e fare

sul pieno di un insieme

insieme che eravamo.
*
Visita a domicilio
Sentita più che vista

una sera d’ottobre

un giro d’aria sulle braccia

un cono puntato sotto lo sterno

una frusta alle ginocchia

nella strada del Monte Pallotta.
Il sole che se ne va

la luna che sta salendo

la giornata

nostra che finisce

io ancora

a pigiare tasti che qualcosa

qualche cosa

tentano di suonare

tu sorella-madre

adocchiata dalla visitatrice.
*
Carta d’identità

(sottratta e rinnovata)
Nome, cognome, luogo e data di nascita?

Inalterati (Scriverei: beneamati)

Professione e Stato civile?

Omessi per la privacy (Scriverei: affetto)

Segni particolari?

n.n. (Scriverei: indignazione)

Altezza? Ancora quella.

(Scriverei: bassa e alta, per relatività)
«Colore di capelli?», continua l’impiegata d’anagrafe.

«Lei come li vede i miei capelli?»

«Brizzolati. Meglio: biondo scuro».

«Scriva così».

(Io li vedo ancora fulvi).
*
Allegro al tempo giusto
Piacere
– scarto i sinonimi

i verbi troppi e un po’ bugiardi –
lo gioco in rima sostantiva

carboniere

gabelliere

battelliere

candeliere

coppiere

giocoliere

romanziere

fontaniere

cocchiere

pasticciere

paroliere

barattiere

mitragliere



quanti -ere

(perfino bucaniere)

nel paniere.
*
Addì 20 marzo 2011
Sparano dalla tv

tutti quanti canali e giornalisti

un’altra guerra
non c’è voce contraria

contraddittorio

un “no” d’amico

una diversità politica

perché politica agisca

prima dei soldi
marginalità di vènti

di pensieri-avvertimenti
gridano, per di più,

le camarille

le canatterìe (chiedo scusa ai cani)
in coda, sottovoce, i morti arsi

bruciati a mille.
Primi resoconti dell’intervento in Libia.
*
Due tempi… perfetti
Mi destinavano, ahi loro!, a parare palloni,

duri di refe per le mie mani piccole,

nel campo della fiera, sportivo in altri giorni,

gli amici e compagni delle elementari.

Io, mia madre volata – per il prete e la maestra –

in cielo, ogni volta cercata,

io Mariolina, mai sola:

Corrado, Giampaolo, Ferruccio, Ireneo,

Riccardo, Lucio, Gilberto, Peppe, Gigina,

Tonia, Carla, Imelde, Franca, Anna,

a scuola di mattina, di pomeriggio lungo il fiume

– primavere calde e assolicchiate, sole d’estate –

a cercare sassi e anguille, a deviare acque,

a inventare vite a non finire.

… ma il calcio premeva nei maschi

e urgeva, uguale la forza,

l’amore per una sognatrice dal fiato corto.

«In porta. Tu, in porta.»

Seduta, li aspettavo in grembo, quei palloni,

non a destra o a sinistra delle mie gambe e braccia:

entravano oltre la riga come fiocchi di ovatta

o come dirigibili fischiavano alle orecchie.

Non giocavo mai la mia partita.
Il lunedì alla prima ora, scuole superiori,

io insegnante di italiano e storia (o latino)

li sentivo i miei studenti precipitarsi

nella serie A della domenica:

chi aveva vinto, chi perso,

chi si era lasciato sfuggire occasioni,

chi non aveva schemi, chi non aveva p…

Lezione improponibile.

… ma, studiando io, la mattina presto,

le gazzette sportive, preparavo l’anticipo su

Fabrizio, Daniele, Lorenzo,

Manuele, Giancarlo, Filippo, Toni, Fabio,

Rossano, Franco, Roberto, ecc.,

giocatori in proprio o in poltrona.

Spiattellavo squadre e il pallone ai piedi,

ridarella sui “no” sui “sì” sui “così così”,

facevo seria melina sulla classifica.

Le voci scomparivano alle mie sciocchezze.

Rimettevo in campo i miei pallini:

Catullo innamorato, le assenti nei libri storici, la poesia

Qualcuno s’assonnava, qualche altro si svegliava.

La mia partita la giocavo tutta.
*
Invito
Adesso, miei cari, il cielo s’è aperto

l’attesa pioggia di novità

inattese somiglianti a porte

prospettive di nessuna parte

parterre di nero-fumo

scolorito al ribasso

nell’alzo del tiro media voce

un sonoro-inquinamento-acustico

sgomento che attanaglia voci

e non solfeggia i timpani
è qui, miei cari, la disobbedienza

nel troppo-pieno di un corpo

paziente oltremisura

consunto concertato

sconfinato ancora adolescente

nel passo di ripresa e inseguimento
è il tempo, adesso, delle margherite

nel bicchiere perle d’acqua fresca.
Pubblicato il 1 marzo 2017